Il crollo delle culle: mai così pochi nati negli ultimi 20 anni. E 6.184 morti in più

L’inverno demografico denunciato da Papa Francesco reso più drammatico dai decessi per Covid. In un anno in Bergamasca la popolazione è calata di 8.505 unità. Ma la tendenza dura ormai da oltre un decennio.

«Un inverno sempre più rigido». Così Papa Francesco agli stati generali della natalità meno di due giorni fa ha definito la progressiva tendenza al ribasso delle nascite negli ultimi anni in Italia. Così a livello nazionale e così anche a Bergamo.

Nella nostra provincia «l’inverno demografico» non è infatti arrivato con il 2020. È vero, nell’anno appena passato la Bergamasca ha toccato il  più alto numero di morti (16.368, ben 6.184 in più rispetto al 2019)  e contemporaneamente quello più basso di nati (7.670 contro gli 8.275 dell’anno precedente) degli ultimi vent’anni, con un saldo naturale mai visto prima a causa Covid-19 (-8.698 quando era -1.909 nel 2019). Ma è anche vero che il problema del calo delle nascite a Bergamo parte da più lontano. Dal 2010.

Secondo i dati Istat il numero di nati vivi nella Bergamasca negli ultimi vent’anni tocca il suo apice nel 2009 con 12.080 nuovi nati. Dall’anno successivo la curva vira ogni anno verso il basso:  le nascite diventano 11.805 nel 2010,  9.545 nel 2015, 8.275 nel 2019 e 7.670 nel 2020. Talmente in discesa che dal 2015 il saldo naturale ( la differenza tra nascite e morti) va in negativo e così rimarrà fino al 2020.  Va aggiunto, però, che se negli ultimi sei anni nella nostra provincia ci sono state più morti che nascite, la popolazione totale residente (con l’eccezione del 2020 e del 2015) è comunque cresciuta, merito, in questo caso, del saldo migratorio.

Per rendere ancora meglio le tendenze al ribasso già in atto per quanto riguarda la natalità, si consideri ancora il saldo naturale:  nel 2002 erano 173 i paesi bergamaschi che avevano un saldo naturale positivo (più nascite che morti), nel 2010 calano a 163, nel 2015 sono 100, nel 2019 arrivano a 80. Con il 2020 se ne contano solo 11, ma come sappiamo il crollo, in quest’ultimo caso, dipende dalla crescita esponenziale della mortalità, dovuta alla pandemia. Aumentano anche i comuni con crescita 0: nel 2002 erano solo 5, scesi addirittura a 3 nell’anno del boom delle nascite nel 2009, nel 2019 erano 8, oggi se ne contano 13. Così come di pari passo diminuiscono quelli che fanno registrare più di 100 nati all’anno, erano 15 nel 2002 (poi saliti fino a 25 nel 2009) per arrivare a  8 nel 2019 e 7 nel 2020.

Quali sono i paesi dove si sono registrati più nati in questi vent’anni? Ovviamente quelli più popolosi.  I primi 6 comuni per numeri di nati nel 2002  (Bergamo,Treviglio, Dalmine, Seriate, Albino e Romano di Lombardia) sono pressoché gli stessi del 2020 e per tutti si registra un calo. Si prenda Bergamo: nel 2002 i nati erano 1.074, l’anno scorso 761. L’eccezione è Bonate Sopra che nel 2020 è al sesto posto per numero di nascite (114) mentre nel 2002 era trentesima (86). Anche considerando il rapporto tra il numero di  nascite e la popolazione totale del comune si vede bene la tendenza alla denatalità.  Se nel 2002 il comune che aveva il più alto tasso di natalità era Moio de’ Calvi, con lo 0,029 (ossia circa 30 nuovi nati su mille abitanti) nel 2019 in testa troviamo Brumano (17 su mille abitanti), nel 2020 Valtorta (15 su mille).

L’ultimo anno, il 2020, è stato probabilmente tra i più difficili, se non il più difficile, che la nostra provincia abbia mai affrontato. La popolazione residente al  31 dicembre 2020 si attestava a 1.099.621, in un anno è calata di 8.505 unità (compreso anche il saldo migratorio). Per colpa del Covid si è perso un paese intero, grande come Zanica.  Se i bergamaschi hanno imparato sulla propria pelle quali sono state le conseguenze della pandemia a livello di mortalità, la domanda che ci si pone ora è invece se e come il Covid abbia influito sulla natalità. Se infatti è vero che rispetto al 2019 i nati, come abbiamo detto, sono calati di 605 unità (mai così tanto in vent’anni) è anche vero che tra il 2018 e il 2017 si è assistito ad un -579, tra il 2012 e il 2013 a un - 582. La differenza per il 2020 non è stata poi così marcata. Restando fermo il fatto che si dovranno poi ovviamente attendere i dati del 2021 per capire se la seconda e la terza ondata, tra l’autunno 2020 e il 2021, hanno avuto sulla natalità con conseguenze più importanti.

Per fare un esempio concreto che mostra come il 2020 abbia seguito un trend già tracciato, prendiamo la zona della provincia diventata il simbolo della bergamasca, quella colpita per prima e più duramente dal virus, ossia la bassa Val Seriana. Sempre dai dati Istat, Nembro registra per il 2020: 61 nuovi nati vivi, erano 70 nel 2019, ma 88 nel 2018. Albino addirittura una crescita nell’anno Covid: 114 nuovi nati nel 2020, erano 101 nel 2019 e 95 nel 2018. Alzano Lombardo è in lieve diminuzione da qualche anno: 92 nati nel 2020, 98 erano nel 2019, 100 nel 2018.

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