«Guardia medica al telefono, bene ma non per le valli»

SANITÀ. Le reazioni alla nuova organizzazione che scatterà il 6 luglio. «Passo in avanti» per i presidenti delle 3 Conferenze dei sindaci, in montagna si temono lunghe trasferte.

Una novità che potrebbe aiutare a gestire meglio di quanto fatto fino a oggi le poche risorse umane a disposizione, ma che non risolverà definitivamente i noti problemi della Continuità assistenziale della Bergamasca e lascia più di un dubbio in chi vive nelle cosiddette «terre alte». Si potrebbe riassumere così il pensiero degli amministratori orobici riguardo la «Centrale Uni.Ca», il nuovo modello di gestione della vecchia guardia medica che prenderà il via sabato 6 luglio.

Al numero unico risponde il dottore

Un nuovo modello che prevede un numero telefonico unico, 116.117, a cui risponderà un medico (e non più un operatore «laico») che vaglierà le richieste e potrà eventualmente risolverle senza far spostare il paziente, avvalendosi anche della videochiamata, ed effettuare anche prescrizioni dematerializzate. Quindi da sabato non ci si potrà più presentare in autonomia alle sedi di Ca, ma l’assistito verrà indirizzato, solo in caso di necessità di visita in presenza, dalla Centrale Uni.Ca alla sede attiva più prossima. Centrale Uni.Ca che potrà anche decidere di attivare la visita domiciliare.

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«Sarà sicuramente un servizio che dovrà avere il suo rodaggio – dichiara Gianbattista Brioschi, presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asst Papa Giovanni XXIII – e quindi comprensibilmente una fase di approccio in modo da abituare la cittadinanza e i sindaci a utilizzare questo nuovo metodo. Dobbiamo capire quindi se funziona e se ha il gradimento della cittadinanza. Certo è che eravamo abituati a sedi fisiche aperte, mentre ora non si potrà accedere direttamente, ma solo utilizzando l’116.117 e solo se ce lo dice il medico. Vedremo se così come è funziona ed è una soluzione per alcuni problemi della Ca».

«La centrale Uni.Ca. – spiega Juri Imeri, presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Asst Bergamo Ovest – rappresenta una evoluzione positiva del servizio di Ca. I sindaci guardano sempre favorevolmente a tutto ciò che può permettere di ottimizzare le risorse umane e di risolvere i problemi delle persone e questo modello sembra andare proprio in questa direzione. L’auspicio, ovviamente, è che parallelamente i bandi indetti per nuovi medici di medicina generale vadano a buon fine riducendo il numero di pazienti orfani che purtroppo continua a essere troppo elevato».

Concorda Gabriele Cortesi, presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asst Bergamo Est: «Questo progetto – dice – va nella direzione di poter dare una risposta efficace a fronte di una emergenza di organico medico che è ancora oggi oggettiva. Siamo fiduciosi che questa soluzione possa essere migliorativa di una situazione complicata».

Guardia medica. Dal 6 luglio solo telefonica chiamando l'116.117. Video di www.bergamotv.it

Dimezzati gli ambulatori

Delle 27 sedi attive fino allo scorso anno, ora ne resteranno aperte 13 (6 nella zona dell’Asst Papa Giovanni XXIII, 3 in quella dell’Asst Bergamo Ovest e 4 nella zona dell’Asst Bergamo Est). «Per quanto riguarda le valli – dichiara Laura Arizzi, presidente dell’Assemblea dei sindaci distretto Val Brembana, Val Imagna e Villa d’Almè e sindaca di Piazzolo – le sedi di Ca risultano inferiori a quelle degli anni passati e anche se vi potrebbe essere una risposta telefonica migliore, resta il problema di chi abita nei punti più periferici. La chiusura da ottobre di alcune sedi, aperte solo nel periodo estivo, preoccupa. L’organizzazione tuttavia prevede che oltre a una certa ora serale i medici eseguano visite a domicilio e questo dovrebbe rispondere a chi si trova in situazioni di isolamento e non può spostarsi. Abbiamo chiesto comunque di fare tutti gli sforzi possibili per mantenere le aperture di queste sedi, anche oltre il periodo estivo, e di ripristinare quelle sospese».

Dalla turistica Castione della Prosolana il sindaco Angelo Migliorati aggiunge: «È un tentativo apprezzabile vista la disorganizzazione del passato. Nell’Ats Montagna ha funzionato e speriamo funzioni anche a Bergamo, salvo fatto che la carenza dei medici è evidente». Ed è proprio la carenza di medici a far temere agli amministratori dei territori vallari e più periferici della provincia che la nuova Centrale non basti a risolvere i problemi della Ca. «Questa novità è un palliativo, un tentativo, ma non risolve il problema di base della mancanza di medici – spiega Pietro Orrù, sindaco di Vilminore di Scalve –. Se una persona ha necessità dovrà comunque prendere l’auto e andare a diversi km di distanza: da Vilminore, se deve andare ad esempio ad Alzano, servirà un’ora e mezza. Non è cambiato nulla, anzi è peggiorata la situazione. Capisco che è un tentativo, ma che non va incontro in chi abita nelle terre alte».

«Da Cusio – chiede Vittorio Milesi, vicesindaco di San Pellegrino Terme – un cittadino deve andare a Bergamo? Invece di continuare ad annunciare servizi nuovi e modifiche di servi esistenti, dovrebbero far funzionare quello che c’è. Si fa sempre così e si peggiora ogni volta». Parla di «situazione drammatica» Flora Fiorina, sindaca di Gandellino ed ex medico: «Lo sapevamo da 10 anni che saremmo arrivati a questo livello ora, senza medici: non capiscono che la medicina di territorio fatta correttamente porta un risparmio notevole economico e minore ingressi agli ospedali e pronto soccorso».

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