Fu il primo bergamasco sul tetto del mondo: addio a Virginio Epis

IL LUTTO. Il noto alpinista è morto sabato ad Aosta all’età di 93 anni. Partecipò alla spedizione del ’73 sull’Everest. Moro: «Un grande amico».

Lui, il primo bergamasco a scalare il Tetto del mondo, il cielo lo ha già toccato una volta. Erano le 13 del 7 maggio del 1973, data scolpita nella storia e nella memoria di tutti gli appassionati della montagna e non solo. La leggendaria spedizione militare italiana – l’Italian Everest Expedition – portò per la prima volta un gruppo di italiani sulla cima del Monte Everest. Tra i 63 membri, di cui 52 militari, della spedizione guidata da Guido Monzino c’era anche Virginio Epis, ex maresciallo della Scuola militare alpina ad Aosta e maestro di Sci. Un «mito» dell’alpinismo italiano e bergamasco, originario di Oltre il Colle, che ieri mattina è morto a 93 anni ad Aosta, a causa di una polmonite. Lunedì alle 15.45 i funerali nella Cattedrale di Aosta, prima di proseguire per il Tempio crematorio. Epis lascia le figlie Giulia e Debora e il fratello Erminio.

L’impresa di Epis quando aveva 40 anni

Ai tempi dell’impresa, Epis aveva quarant’anni. Faceva parte della seconda e ultima cordata della spedizione alpinistica, insieme al sergente maggiore Claudio Benedetti, al capitano Fabrizio Innamorati e allo sherpa Sonam Gyalchen. A quella spedizione parteciparono altri due bergamaschi: Piero Nava, vice capo spedizione, e l’alpinista Mario Curnis. In quell’occasione, Epis si distinse anche per coraggio e altruismo. Durante la discesa, appena sotto la vetta, infatti, una bufera sorprese lui e gli altri compagni di cordata. Erano rimasti a corto di ossigeno: Epis, con lucidità, riuscì a salvarli passando loro la sua bombola.

Oltre alla conquista degli 8.848 metri dell’Everest, Epis vantava anche innumerevoli ascese nel gruppo del Monte Bianco e delle Dolomiti. «Virginio ha partecipato alla spedizione che ha permesso di portare in vetta gli italiani – ricorda Paolo Valoti, ex presidente del Cai di Bergamo per cinque mandati –. Anche se abitava ad Aosta, ha sempre mantenuto uno stretto legame con Oltre il Colle e ha partecipato ad alcune serate organizzate in occasione di anniversari legati a quella spedizione. È stato un alpinista completo e ha sempre dimostrato un impegno concreto nel promuovere le attività prima del Cai di Oltre il Colle e poi di Val Serina».

Sabato, la notizia della sua morte ha colpito familiari, amici, conoscenti e semplici ammiratori. «Proprio oggi – racconta ancora Valoti – si è tenuta un’assemblea degli alpini dell’Alta Valle Brembana: arrivata la notizia, c’è stato un momento di ricordo per Virginio. Era una persona assolutamente appassionata, cordiale, disponibile, sempre pronta a dare una mano dove ci fosse necessità. Non è stato solo il primo bergamasco sull’Everest, ma una persona alla quale il mondo bergamasco della montagna ha guardato con riconoscenza, ammirazione e come esempio».

Epis ha aperto la strada ad altri alpinisti bergamaschi

Come sottolinea Valoti, Epis ha aperto la via dell’Everest ai diversi bergamaschi che, negli anni a seguire, hanno tentato (riuscendo) l’impresa. La provincia di Bergamo è infatti l’unica in Italia ad avere ben undici cittadini che hanno scalato il monte più alto del mondo. Oltre a Epis, gli altri sono Simone Moro, Mario Merelli, Mario Curnis, Roby Piantoni, Marco Astori, Nadia Tiraboschi, David Borlini, Pierangelo Maurizio, Nives Meroi e Stefano Biffi. Così lo ricorda Simone Moro, che ha scalato l’Everest ben quattro volte, nel 2000, nel 2002, nel 2006 e nel 2010: «Ci legava un’amicizia importante, ci siamo incontrati diverse volte per alcune ricorrenze. Io per lui nutrivo una vera e propria venerazione. Mi ha sempre sorpreso il rispetto che aveva nei miei confronti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA