Foppolo, 19 milioni di euro di debiti: «Si fa l’impossibile per proseguire»

Il caso. Centosessanta abitanti, il passivo accumulato fino al 2019 in gestione al commissario. Il sindaco Carletti: «L’unica soluzione è un intervento da Roma. Non abbiamo più proprietà».

Centosessanta abitanti e 19 milioni di euro di debiti. Un conto in «rosso» da cui difficilmente si riuscirà ad uscire se non con qualche intervento dall’alto. E dall’alto si chiama «Roma», lo Stato. È l’incredibile situazione debitoria del Comune di Foppolo, ereditata di fatto dall’Amministrazione comunale guidata da Gloria Carletti. Che il 17 luglio 2020 ha dichiarato il dissesto finanziario. Da allora, a gestire il debito accumulato fino al 31 dicembre 2019, è il commissario straordinario Giuseppe Zarcone. Che in questi due anni ha verificato proprio a quanto ammonta il debito del Comune fino a tale data: 16 milioni di euro. Ma a tale cifra, già esorbitante per un mini Comune come Foppolo, vanno aggiunti i circa tre milioni di euro dovuti a mutui in essere, e in gestione all’attuale Amministrazione comunale.

A spiegare la situazione del Comune è il sindaco Gloria Carletti: «La cosa più brutta quando vi

fu la dichiarazione di dissesto – spiega – è il dover rispondere alle ditte, alle imprese, anche della valle, che avevano lavorato. Le chiamavamo per altri cantieri, ma loro ci rispondevano che avevano già lavorato a Foppolo senza essere pagate». Il commissario straordinario ha ora raccolto le richieste dei creditori che dovranno però essere accertate. «In base alla massa passiva certificata e alle disponibilità attive del Comune – continua il sindaco – dovrebbe poi presentarsi dai creditori per la possibilità di transazione. Ma il Comune di Foppolo non ha attivi: le uniche proprietà rimaste sono il municipio, dei box, due baite e altri due locali. Ci troviamo veramente in una situazione di difficoltà: in pratica, per ogni residente, il debito accumulato è di 90mila euro». Eppure in questi tre anni il Comune è comunque riuscito a realizzare alcune opere, grazie a contributi a fondo perduto al 100%.

Si tratta sostanzialmente di opere legate al dissesto idrogeologico, alla manutenzione di paravalanghe, ma anche all’illuminazione a led, asfaltature, messa in sicurezza di cigli stradali, torrenti e frane, in località Larice, Stella Alpina, sulla strada per il passo Dordona. Opere per complessivi due milioni e 300mila euro. Non poco, comunque, per un Comune in dissesto finanziario.

«Tutti interventi – continua il primo cittadino – realizzati grazie a contributi a fondo perduto. Riusciamo a fare l’impossibile e a volte inimmaginabile. Non possiamo naturalmente accedere a nuovi mutui o contributi a restituzione. Già in passato sono stati accesi mutui oltre le capacità di indebitamento del Comune. Siamo stati anche a Roma per cercare di ottenere una rinegoziazione dei mutui. Ma, purtroppo, una dei motivi dell’impossibilità di rinegoziare i mutui era proprio il dissesto finanziario. Ci stiamo però lavorando, e forse riusciremo a ottenerli. I 16 milioni di euro di debiti sono in gestione al commissario straordinario, i tre milioni di euro dei mutui gravano, invece, sulla nostra amministrazione».

«Come è amministrare un Comune in questa situazione? – continua il sindaco Carletti – . Per noi, di fatto, è la normalità, perché veniamo tutti da una prima esperienza amministrativa. Facciamo l’ordinario ma anche i salti mortali per riuscire a garantire i servizi essenziali. Abbiamo una sola impiegata, un solo operaio e, spesso, dobbiamo sostituirci a loro, negli uffici e in strada».

Come uscire dal maxidebito? «L’unica strada è un intervento da Roma – dice il sindaco – come è stato fatto per grandi Comuni come la capitale o Catania. Ma noi siamo l’unico caso in Lombardia». Nel frattempo il Comune attende la fissazione della prossima seduta del Consiglio comunale, alla quale dovrebbe essere presente proprio il commissario straordinario. All’ordine del giorno ci sarà anche il futuro delle seggiovie Quarta Baita e Montebello, finora rimaste nella disponibilità del Comune, in virtù di una procedura di esproprio iniziata nel 2008 ma mai portata a termine. Ovvero gli impianti di risalita non sono mai stati pagati al proprietario (oggi la Devil Peak di Giacomo Martignon). Nella seduta del Consiglio si dovrebbe deciderne il destino: ovvero l’eventuale restituzione al proprietario privato o meno.

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