Da 62 a 38, ma i ghiacciai orobici hanno più speranza delle Alpi

CLIMA. Dal 1860 il numero si è quasi dimezzato. Sul nostro versante ne sono rimasti solo sette, ma l’alta nevosità delle Prealpi potrebbe conservarli.

Lo scorso anno la scomparsa - dopo secoli - del ghiacciao di Trobio (del Gleno, territorio Valbondione) è stato il segnale del cambiamento climatico in corso. I ghiacciai orobici, come quelli alpini, stanno rapidamente ritirandosi. E alcuni scompaiono.

Secondo i dati forniti dal Servizio glaciologico lombardo, i ghiacciai sulle Orobie (valtellinesi e bergamasche) erano 62 nel lontano 1860 per circa 6,9 chilometri quadrati di estensione complessiva. Poi la discesa, con un’impennata negli ultimi anni: 3,2 chilometri quadrati nel 1954, quindi 1,8 chilometri quadrati nel 2007 e un solo chilometro quadrato nel 2022. Ora i nostri ghiacciai sono solo 38, quasi la metà di quelli che c’erano sulle Orobie 160 anni fa, ovvero meno 85% rispetto a un decremento sulle Alpi in media del 60%.

Sette quelli rimasti sul versante bergamasco, esposto a sud: uno sul Recastello, due sul pizzo Coca, due sul monte Omo, due sul pizzo del Diavolo di Tenda. A illustrare la situazione dei ghiacciai sulle nostre montagne è stato in una recente conferenza tenutasi in Valtellina, a cura del Parco delle Orobie, Riccardo Scotti, del Servizio glaciologico lombardo.

I ghiacciai vanno perdendo sempre più superficie per l’innalzamento delle temperature. Questo il dato di fatto portato da Scotti. «Il Pianeta si sta scaldando velocemente - ha detto - in particolare l’ultimo anno, il 2023, è stato caldissimo». Riscaldamento dovuto all’aumento dei gas nell’atmosfera «e tutti siamo sotto lo stesso cielo. Per fare un esempio: lo scorso ottobre, ero in montagna in Valtellina e la vista delle Alpi Retiche era, con mia sorpresa, impedita da una cappa di fuliggine. Ho scoperto dopo che il fumo causato dagli incendi in corso in Canada era arrivato fino a noi».

Dal 1864 al 2023 le Alpi si sono scaldate di due gradi: surriscaldamento che sta rapidamente provocando lo scioglimento dei ghiacciai. Oggi nel mondo sono censiti 198mila ghiacciai montani, di cui 4.000 sulle Alpi, 2023 in Lombardia e 38 sulle Orobie.

Solo un chilometro quadrato

Di fatto, la superficie dei ghiacciai orobici è di solo un chilometro quadrato (rispetto ai quasi sette del 1860) comunque molto poco rispetto, per esempio al più grande ghiacciaio lombardo, quello dell’Adamello, circa 14 chilometri quadrati.

Ma i nostri ghiacciai pare abbiamo forse più speranze di sopravvivere, per la loro particolare morfologia. «Abbiamo notato in questi anni - spiega ancora Scotti - che alcuni piccoli ghiacciai delle Orobie, in realtà, non hanno perso molta superficie. Questo è dovuto a diversi fattori: tra cui l’alta piovosità e nevosità che le caratterizza. Ci sono anni che accumulano anche 2.000 millimetri di acqua rispetto ai 700 millimetri di altre zone in pianura. Sono considerate tra le catene montuose più nevose al mondo. Sono stati calcolati, in alcuni anni ,anche 40 metri di neve. La particolare pendenza delle pareti fa in modo che abbiano anche un buon cono d’ombra. Cosa che consente di conservare il ghiaccio in estate».

Così è stato verificato dai monitoraggi del Servizio glaciologico lombardo che negli anni dal 1996 al 2017, per esempio, il ghiaccio del Dente di Coca o dell’Omo (versante est) è rimasto di fatto invariato, o comunque ha perso poca superficie. Alcuni piccoli ghiacciai orobici (quelli presi in considerazione sono soprattutto sul versante valtellinese) sono riusciti ad alternare annate di perdita ad alcune stagioni in cui hanno recuperato, grazie proprio all’alta nevosità delle Orobie. Ciò, però, non ha consentito di vedere fortemente diminuito il ghiacciaio più importante delle Orobie, il «Lupo», sotto il Coca (versante sempre valtellinese) che nel secolo ha perso il 62% di estensione riducendosi a circa 17 ettari e un solo crepaccio. Nel 2016 era alto 44 metri, nel 2021 ridotto a 31 metri. Nel 2023 la perdita maggiore: dieci metri di altezza.

Il recupero nel 2024

Il 2022 e il 2023, in particolare, sono stati anni disastrosi per i ghiacciai. L’anno scorso ha visto anche la scomparsa del ghiacciaio di Trobio (Gleno), in territorio di Valbondione. Un «annus horribilis» a cui è seguita, però, fortunatamente, una stagione ricchissima di precipitazioni, quelle dell’ultimo inverno. «La neve caduta - continua Scotti - non consentirà probabilmente di recuperare i due anni persi, ma ci aspettiamo, durante i monitoraggi, che qualche ghiacciao sia migliorato. La neve in quota è ancora molta». La conferma arriva dai dati delle centraline della Regione Lombardia. Ancora una settantina di centimetri di neve alla diga Fregabolgia di Carona, in alta Valle Brembana. «Sulle Orobie valtellinesi - conferma il nivologo della Provincia di Bergamo, Stefano Rota - ci sono zone ancora con tre metri di neve. Sicuramente tanta per essere a fine maggio. Ci sono stati anni con più valanghe, rispetto a all’ultimo, eppure con molta meno neve»

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