Cure sul territorio: via libera a ospedali e case di comunità

In Bergamasca individuate 10 strutture: passa il progetto per il presidio di San Giovanni Bianco e quello per il riutilizzo dell’ex Onp in Borgo Palazzo.

Potenziamento della medicina territoriale, attivazione dei «punti cardine» dell’assistenza per i cronici, come previsto anche dalla legge di riforma sanitaria lombarda, all’esame del Consiglio regionale, ma soprattutto un primo passo per l’avvio della «rivoluzione» del sistema sanitario secondo le «mission» del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza: la Giunta regionale ha approvato lunedì 11 ottobre la delibera che istituisce in Lombardia le prime case e ospedali di comunità. Si tratta della Fase 1 dell’ampio progetto che prevede in totale in Lombardia 203 case della comunità (una ogni 50 mila abitanti), 60 ospedali di comunità (uno ogni 150 mila abitanti) e 101 Cot, Centrali operative territoriali (una ogni 100 mila abitanti): nella delibera vengono individuate le prime 115 case e 53 ospedali di comunità in edifici del servizio sanitario regionale.

Hub e spoke

Per il territorio di competenza dell’Ats di Bergamo sono 10 le strutture previste: 6 case della comunità sia hub che spoke, 3 ospedali di comunità con altrettante case e un ospedale di comunità; per l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo sono previste una casa della comunità a Bergamo, una a Sant’Omobono e un ospedale di comunità a San Giovanni Bianco; per l’Asst Bergamo Est due case della comunità a Sarnico e a Grumello del Monte, e un ospedale della comunità con relativa casa a Calcinate, mentre per l’Asst Bergamo Ovest le case della comunità sono a Treviglio e Dalmine mentre a Ponte San Pietro due ospedali di comunità con relative case.

Queste prime sedi riguardano stabili di proprietà del sistema sanitario regionale e dovranno essere attivate a breve, alcune anche entro la fine dell’anno. Si è privilegiata quindi l’opzione per quelle sedi che non hanno bisogno di corposi interventi di recupero edilizio: non a caso, infatti, nelle prime strutture indicate in delibera ci sono gli ospedali di San Giovanni Bianco e di Calcinate, realtà già esistenti e funzionanti, e, per esempio, per la casa della comunità a Bergamo con ogni probabilità, secondo fonti attendibili, si fa riferimento al progetto già avanzato dall’Asst Papa Giovanni per l’utilizzo degli spazi all’ex ospedale psichiatrico in Borgo Palazzo (la nuova organizzazione invece progettata dall’Asst per il Matteo Rota, con un intervento sugli stabili, e dove è prevista una casa della comunità, è facile che venga presa in considerazione più avanti). «Siamo soddisfatti che progetti qualificanti in sedi di nostra proprietà siano stati inseriti in questa Fase 1 dalla delibera di Giunta – rimarca Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII – . La nostra Asst ha presentato diversi progetti che riguardano gli ambiti di Bergamo, della Valle Brembana e della Valle Imagna. Tenuto conto dei criteri di eleggibilità, la Regione ha avviato un percorso a partire da sedi già disponibili e potenziabili. È una importante tappa iniziale e credo non certo esaustiva per rafforzare il percorso ospedale-territorio e valorizzare le adeguate risposte alle necessità di salute dei cittadini attraverso un modello integrato e multidisciplinare con équipe territoriali. Rilevante per noi è anche l’approvazione del progetto di ospedale di comunità a San Giovanni Bianco a integrazione dei servizi già esistenti ed elemento qualificante del nostro ospedale vallare».

La «Fase 2»

Le nuove strutture per una nuova organizzazione sanitaria non si fermeranno quindi qui; infatti i progetti presentati dalle varie Asst, anche in collaborazione con istituzioni locali e associazioni, e da avviare con i fondi del Pnnr, sono decisamente molto più numerosi delle prime 10 strutture «autorizzate» con la delibera di Giunta: per l’individuazione di altre case e ospedali di comunità, ipotizzati in stabili di altre proprietà (per lo più comunali), si dovrà attendere la cosiddetta «Fase 2».

«Questa delibera – specifica Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats di Bergamo – , definisce le prime sedi delle case e degli ospedali di comunità che verranno attivati nella nostra provincia in sedi delle 3 Asst. Entro fine anno verranno individuate ulteriori nuove sedi anche attraverso la collaborazione delle amministrazioni comunali e degli operatori dei servizi. A quel punto avremo una mappatura completa dell’intera rete territoriale. I lavori stanno proseguendo alacremente».

Il nodo del personale

Cruciale, oltre alla definizione «fisica», sarà anche quella della forza lavoro, come rimarca Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo: «Siamo nella prima fase di una riorganizzazione e di un potenziamento della medicina territoriale. Le case e gli ospedali di comunità sono senza dubbio un’occasione per portare i servizi sanitari più vicini alla popolazione, e i medici di medicina generale avranno un ruolo. Ma non si può pensare che tutti i medici di base lavorino nelle case della comunità; peraltro, per il funzionamento di queste strutture non si è letta ancora una parola a proposito degli organici. Per potenziare la medicina del territorio servono le persone».

E sul fronte dei medici di medicina generale, la carenza si è fatta preoccupante, come rimarca Niccolò Carretta, consigliere regionale di Azione, che ha chiesto in una interrogazione quali siano gli interventi previsti dalla Regione: «In Bergamasca si parla di 77 posti vuoti, ovvero 100 mila cittadini senza medico di famiglia». Carretta interviene anche su case e ospedali di comunità: «Seppur questo sia l’elenco delle strutture in Fase 1 – sottolinea – non può non balzare all’occhio la carenza, spero provvisoria, di strutture in Bergamasca. Bergamo città al momento prevede una sola casa della comunità contro le tre di Brescia; in Valle Seriana zero così come in Valle Brembana. La politica e le istituzioni bergamasche dimostrino di fare squadra a Milano per non subire trattamenti di serie B. Dal confronto con le altre province lombarde Bergamo appare indietro».

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