Cronaca / Valle Brembana
Lunedì 03 Maggio 2021
Cantieri, boom di costi: «Contratti in bilico e rischio di ritardi»
Il ferro è passato da 145 a 310 euro in pochi mesi: «Ma vale per molti altri materiali da costruzione». Ance: «Margini troppo ridotti, necessario compensare».
Per dare un’idea si può fare l’esempio del ferro: dalle rilevazioni mensili dell’associazione dei costruttori edili di Brescia, il suo prezzo è passato dai 145 euro a tonnellata di novembre, ai 310 di questo mese di aprile. E non è un caso isolato: «Lo stesso accade per ghisa, pvc, isolanti – racconta Jonathan Lobati, sindaco di Lenna ma anche “addetto ai lavori” in qualità di geometra in un’impresa edile –. Aumenti francamente inspiegabili, che portano tra l’altro alla riduzione dello sconto che i Comuni possono ottenere in fase di assegnazione dei lavori». Una criticità, quella del rincaro delle materie prime, evidenziata anche da altri sindaci, e che rischia di comportare ricadute pesanti sui cantieri pubblici, oltre che su quelli privati, in un momento che invece vorrebbe essere di ripartenza grazie a fondi e bonus a sostegno dell’edilizia e delle opere pubbliche.
«Abbiamo a che fare non con ordinari aggiustamenti economici, bensì con scostamenti, in un arco temporale molto concentrato, di oltre il 30-40%», conferma Vanessa Pesenti, presidente di Ance, l’associazione dei costruttori di Bergamo.
«L’aumento dei costi delle materie prime è un ulteriore e ingiusto aggravio economico per le imprese edili già provate da una lunga crisi – dice Pesenti –. I primi segnali di aumento dei prezzi si erano avuti già a dicembre, ma è soprattutto negli ultimi mesi che sono schizzati in alto. Gli aumenti si registrano per l’acciaio, il legno e il rame, fino a materiali isolanti, malte, collanti e laterizi. Anche il prezzo dei ponteggi è in salita».
Gli effetti sono concreti e suscitano preoccupazione: «Questo sta comportando la riduzione (se non l’eliminazione) dei margini delle imprese, già spesso contenuti prima dello scoppio dei rincari. E c’è anche il rischio che le imprese non riescano a sostenere questi rincari imprevisti». Nel qual caso «sono costrette a rivedere i preventivi e a concludere i lavori con un aumento dei costi a consuntivo. E questo può provocare pesanti ripercussioni sulla realizzazione di lavori».
Ad allungarsi sono anche i tempi di consegna, «soggetti – spiega la presidente di Ance – a variazioni improvvise. Con conseguenti difficoltà (ed aumenti indiretti) per il rallentamento dei cantieri, come il costo per il noleggio ponteggi. L’attuale Codice degli Appalti (ma il problema riguarda anche i lavori privati e non solo quelli pubblici) non prevede, purtroppo, adeguati meccanismi di revisione prezzi, con la conseguenza che i contratti non risultano più economicamente sostenibili e quindi con il rischio di un progressivo rallentamento dei lavori in corso, nonostante gli sforzi messi in campo dalle imprese per far fronte agli impegni assunti». Di qui la richiesta di introdurre «adeguati meccanismi di compensazione degli aumenti eccezionali registratisi negli ultimi mesi. Occorre inoltre una revisione straordinaria dei listini di riferimento, che spesso già indicano quotazioni inadeguate».
Un’altra criticità evidenziata dai sindaci in questo periodo è quella di trovare imprese e professionisti pronti a effettuare i lavori nei tempi rapidi che spesso sono richiesti a fronte di bandi e finanziamenti: i super bonus ai privati e i fondi arrivati alle amministrazioni, ovviamente ben accolti da tutti, stanno portando anche a qualche «intasamento».
Su questo aspetto, Pesenti rileva che le aziende sono soprattutto «oberate dal carico burocratico. E questo vale sia per il super bonus, sia per il settore delle opere pubbliche.Per quanto riguarda gli appalti vale quello che Ance Bergamo ripete da sempre: serve la semplificazione delle procedure. Da subito occorre snellire alcuni passaggi del processo autorizzativo che bloccano la macchina pubblica e impediscono di spendere in tempi rapidi le risorse disponibili».
Anche il super bonus per i privati, tra l’altro, rischia di provocare un aggravio burocratico per i Comuni: «Siamo riusciti ad assumere una persona che seguirà l’edilizia privata – racconta la sindaca di Gromo, Sara Riva – ma con il bonus del 110% gli uffici sono presi d’assalto da cittadini che devono reperire tutta la documentazione per l’incentivo. Si fa veramente fatica».
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