«Un incidente di gioco»: l’assurda morte di Ritaj. Mercoledì l’autopsia

VILLONGO. Prime ricostruzioni: è caduta dall’altalena inclusiva che altri bimbi spingevano. Colpita dal pesante manufatto che oscillava, è morta in ospedale. Mercoledì 4 l’autopsia sul corpo della bimba.

«Non si può morire giocando al parco sull’altalena». Se lo stanno ripetendo tutti in queste ore tra Villongo e Credaro, dove è il tempo del dolore e dello sgomento per la morte della piccola Ritaj Lahmar, che avrebbe dovuto compiere 7 anni a ottobre.

E intanto è stata disposta l’autopsia - che si svolgerà mercoledì 4 settembre- sul corpo della bimba. L’esame potrà probabilmente fornire ulteriori dettagli e informazioni sulal dinamica dell’incidente. Mentre è previsto per giovedì 5 settembre il conferimento dell’incarico a un ingegnere per capire se nel parco giochi tutto fosse a norma.

Cosa sappiamo su quello che è successo

Lunedì sera stava giocando su una delle altalene del parco pubblico «Don Agostinelli» a Villongo San Filastro, quando si è consumata la tragedia. Un’area gioco «inclusiva», recita così il cartello posizionato a uno degli ingressi del parco, luogo di ritrovo per molte famiglie, tante di origini straniere, durante queste calde sere d’estate. Ed è proprio durante la discesa o la caduta - questo dovranno definirlo le forze dell’ordine che stanno conducendo le indagini - dall’altalena pensata per far ondeggiare anche i bambini disabili sulle carrozzine, che la vita di Ritaj si è spezzata.

A poco più di 24 ore dalla tragedia che ha colpito le due comunità vicine della Val Calepio e ha coinvolto l’intera comunità islamica del basso Sebino e della Franciacorta confinante, dove vivono alcuni familiari della piccola, la morte di Ritaj è stata classificata dagli inquirenti come «incidente di gioco». Stando alle ricostruzioni dei carabinieri di Sarnico, che stanno effettuando tutti gli accertamenti del caso, la bimba stava giocando sull’altalena inclusiva. Attorno aveva un gruppo di bambini: alcuni coetanei stavano spingendo l’altalena, ma lei era l’unica sulla pedana. Poco distanti, sempre all’interno del parco giochi, la madre con due degli altri tre figli.

Leggi anche

La mamma stava parlando con alcune amiche, come faceva quasi tutte le sere in quell’area verde attrezzata con diversi giochi, dove poter lasciar divertire i figli. Invece lunedì sera in un attimo le grida spensierate dei bambini si sono tramutate in urla di terrore e richieste di aiuto.Sempre secondo le ricostruzioni - i video delle telecamere di sorveglianza comunali potrebbero aver immortalato la scena, del tutto o in parte - proprio mentre stava dondolando sull’altalena Ritaj sarebbe caduta dalla pedana. Forse voleva scendere, forse ha perso l’equilibrio, sta di fatto che mentre lei si è trovata a terra, le barre di metallo della pesante altalena, che stava ancora oscillando avanti e indietro, l’hanno colpita violentemente alla testa e poi al volto e al petto, facendola finire a terra esanime, con il viso coperto di sangue. La piccola non rispondeva più e tra i presenti si è diffuso il panico. Alcuni sono corsi verso l’oratorio e il vicino bar «Noemi» per chiedere aiuto, un ragazzino invece ha avuto la prontezza di contattare il 112, numero unico delle emergenze. È lui che, seguendo al telefono le indicazioni del 118, ha praticato un primo massaggio cardiaco alla piccola.

Leggi anche

Da Bergamo è decollato l’elisoccorso, mentre da Sarnico è partita a sirene spiegate l’ambulanza della Croce Blu. I soccorritori hanno tentato più volte di rianimare la bambina, intubata e caricata sull’elicottero atterrato nel vicino campo sportivo dell’oratorio, prontamente illuminato per far atterrare il pilota con meno difficoltà. E poi la corsa al «Papa Giovanni XXIII», dove i medici hanno fatto di tutto per salvare la piccola. Purtroppo, però, ogni tentativo si è rivelato vano. Troppo gravi le sue lesioni. Ritaj Lahmar è deceduta in ospedale, dove ieri sera, al momento di andare in stampa, si trovava ancora la sua salma, in attesa del nulla osta per la restituzione alla famiglia o dell’eventuale decisione, da parte del pubblico ministero Letizia Aloisio, titolare dell’indagine, di richiedere l’autopsia.

La Procura ha aperto un fascicolo

La Procura di Bergamo ha aperto - come da prassi - un fascicolo di indagine per omicidio colposo a carico di ignoti. Ciò che sembra chiaro, in questa drammatica e tristissima vicenda, è che non c’è dolo. Saranno però gli accertamenti delle forze dell’ordine e del perito incaricato dal magistrato a stabilire eventuali responsabilità, dato che l’incidente di gioco – come è stato classificato – si è verificato in un parco pubblico coinvolgendo un’altalena installata dal Comune, sulla quale, tra le altre cose, è stato posizionato un nastro nero annodato alle sbarre dello sportello da cui far salire le carrozzine.

L’altalena era in buone condizioni e funzionava a dovere? La potevano utilizzare sia disabili che bambini normodotati? Il cartello che forse lo diceva non era presente lì vicino. «Lo hanno strappato alcuni ragazzini» ha detto un residente che si trovava al parco martedì mattina, mentre osservava il luogo della tragedia cintato dai nastri rossi e bianchi dei carabinieri, prima che l’intera area giochi venisse chiusa «fino a data da definirsi» e in segno di «rispetto e cordoglio» da un’ordinanza a firma del sindaco Francesco Micheli (contattato, non ha rilasciato dichiarazioni).

È un altro cartello, invece, quello all’ingresso del parco, a lasciare spazio a ulteriori ipotesi, tutte da vagliare nell’ambito degli accertamenti da parte di chi indaga: «I minori sono sotto la responsabilità dei loro accompagnatori – recita il riquadro con il regolamento dell’area verde –. Il Comune declina ogni responsabilità per uso improprio dei giochi». Che questa tragica vicenda lasci più o meno spazio a nuovi risvolti, Villongo e Credaro sono sgomenti, «perché a sei anni non si può morire giocando al parco sull’altalena».

© RIPRODUZIONE RISERVATA