Sovere piange Carrara. Sindaco per 19 anni e «presidentissimo»

IL LUTTO. Mario si è spento all’età di 84 anni. Impegnato in parrocchia, fu alla guida di Banda, società sportiva e Acli. «Tutto gratis». Lunedì 10 febbraio i funerali.

«Qui a Sovere è sempre rimasto il sindaco per eccellenza». Sarà per i 19 anni consecutivi in cui ha portato la fascia tricolore al petto, sarà perché il suo amore per la comunità si è tradotto in un impegno praticamente in ogni ambito sociale e associativo del suo paese. Ha destato grande cordoglio a Sovere la scomparsa di Mario Carrara, deceduto nella serata di sabato all’età di 84 anni all’hospice di Pisogne, dove si trovava da poche ore, dopo che da qualche settimana le sue condizioni di salute erano peggiorate.

Quattro mandati da sindaco

Ha ricoperto il ruolo di sindaco per quattro mandati, dal 1980 al 1999, dopo essere stato in consiglio comunale già dal 1964 e per dieci anni vicesindaco. «Un politico di altri tempi – aggiunge la prima cittadina Federica Cadei –, ricordato da tutti con affetto e stima non solo per i tanti anni in cui ha guidato il Comune, ma anche per la sua straordinaria dedicazione».

«Ha sempre avuto il desiderio di fare qualcosa per il bene comune e ce ne parlava spesso – aggiunge Luca, uno dei suoi tre figli –. Erano anni in cui l’impegno per il paese veniva da un’autentica passione: apparteneva alla Democrazia cristiana, dove la parola che più lui aveva a cuore era sicuramente cristiana».

Gli studi e la passione per l’insegnamento

Originario del paese, si era formato come perito all’Esperia di Bergamo, vivendo al Patronato San Vincenzo, dove era stato allievo di don Bepo Vavassori. «La sua famiglia non era benestante, ma è riuscito a studiare lì perché grazie ai suoi eccellenti risultati ha sempre ottenuto borse di studio», aggiunge il figlio Alessandro.

Subito dopo il diploma ha iniziato a lavorare all’Italsider (oggi Lucchini), tra Lovere e Castro («insegnando ai ragazzi dell’apprendistato, poi come capo reparto delle manutenzioni»), dove è rimasto sino alla pensione. La passione per l’insegnamento l’ha portata avanti per una vita intera, sino a pochi anni fa: «Ha fatto lezioni di matematica a tantissimi ragazzi di Sovere, praticamente la metà dei ragazzi del paese veniva da lui a fare lezione, l’ha sempre fatto per passione, senza chiedere nulla», aggiunge Alessandro.

«Ha sempre fatto tutto gratuitamente»

Accanto all’impegno da sindaco, si era dato da fare in parrocchia (come catechista e presidente dell’Azione cattolica, ma anche come membro del Consiglio per gli Affari economici) e in una infinità di ambiti della vita associativa del paese: fu presidente della Banda, della società sportiva e delle Acli e nel consiglio direttivo della Casa di riposo. «Ha sempre fatto tutto gratuitamente, solo per il desiderio di fare del bene alla sua comunità», aggiunge il figlio. E in tutto ha sempre messo in gioco la sua profonda sensibilità per la cultura. «Diceva sempre che la sua paura più grande era l’analfabetismo di ritorno – riprendono i figli –. Abbiamo la casa sommersa dei libri che acquistava, ribadiva sempre a tutti l’importanza di leggere e studiare».

«Ricercatore quasi maniacale»

Come sembra quasi naturale per uno come lui, anche la passione per la cultura si è sempre tradotta in un impegno per la comunità: «Era un ricercatore quasi maniacale – aggiunge ancora la sindaca Cadei –. Ha raccolto una documentazione immensa, diventando quasi un archivio del paese, un’istituzione di riferimento. Gli piaceva conoscere, anche le cose più strane e datate».

Lascia la moglie Battistina (anche lei, da tanti anni, impegnata nel sociale, anche per la Caritas e il Patronato San Vincenzo di Bergamo), i figli Luca con Monica, Alessandro con Tiziana e Franz, oltre a diversi nipoti. La camera ardente è allestita nella sala Padre Pio, sotto il sagrato della chiesa parrocchiale di Sovere. Lunedì 10 alle 18 si terrà la veglia funebre, martedì 11 febbraio alle 14,30 le esequie.

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