Scarti di gomma sul fondo del lago: si parte con lo studio, poi la rimozione

IL PROGETTO. Una società di Ferrara è stata incaricata dall’Autorità di bacino per valutare la fattibilità. Sarà pronto entro tre mesi. I resti della lavorazione stanno rilasciando metalli e amianto.

È concreto l’impegno preso dall’assessorato all’Ambiente di Regione Lombardia e dall’Autorità di Bacino lacuale dei laghi d’Iseo, Endine e Moro per risolvere, una volta per tutte, la questione degli scarti di lavorazione della gomma, abbandonati da decenni sui fondali del Sebino, ai piedi del Corno tra Tavernola Bergamasca e Predore.

L’azienda, entro tre mesi, dovrà depositare agli uffici di Sarnico dell’Autorità di bacino lo studio di fattibilità tecnica-economica. Sarà necessario per capire con quali modalità intervenire e i costi da destinare al recupero del materiale e al suo smaltimento

Alcune settimane fa l’assessore regionale Giorgio Maione aveva promesso di impegnarsi in prima persona per far sì che venisse trovata la soluzione migliore tra quelle ipotizzate dallo studio commissionato ad Arpa e Cnr e lo stesso si era proposto di fare anche l’ente sovracomunale partecipato dai comuni del lago. Con una determina firmata nelle scorse ore da Gloria Rolfi, responsabile dei servizi tecnici di Autorità di bacino, e un investimento da circa 17mila euro (finora sono stati messi a disposizione dal Pirellone 85mila euro totali), è stato affidato l’incarico per redigere il documento di fattibilità delle alternative progettuali per gli interventi di rimozione dei rifiuti presenti nel tratto di fondale nella zona del Corno.

L’iter del progetto

Di studiare la problematica e poi stendere il documento necessario per avviare l’iter che porterà alla rimozione della gomma sommersa, si occuperà la «Thetis Costruzioni», società di Bondeno, in provincia di Ferrara, nata nel 2011 dall’esperienza maturata in oltre 40 anni di lavori idraulici del direttore tecnico Claudio Fornasari».

L’azienda, entro tre mesi, dovrà depositare agli uffici di Sarnico dell’Autorità di bacino lo studio di fattibilità tecnica-economica. Sarà necessario per capire con quali modalità intervenire e i costi da destinare al recupero del materiale e al suo smaltimento. I risultati degli studi e del lavoro condotto dal Cnr-Irsa e Ismar (a Venezia, Brugherio e Verbania), da Arpa Lombardia e dal Nucleo Carabinieri Sommozzatori di Genova avevano chiarito che il materiale presente in profondità in due aree di accumulo, una da circa 450 metri quadrati più superficiale tra i 10 e i 40 metri sotto il livello del lago, e un’altra più piccola da circa 150 metri quadrati a una batimetria di circa 50, non è inerte, come invece si era ipotizzato. Da qui la necessità di rimuoverlo per minimizzarne l’impatto ambientale: i campionamenti che annualmente Ats effettua sull’acqua del lago ne rivelano una qualità ottima a livello microbiologico e tutte le spiagge da anni risultano balneabili ed «eccellenti», ma gli scarti sommersi di fronte al Corno, composti da plastica mista a gomma e amiantite, stanno rilasciando metalli, micro e nano plastiche e amianto. A settembre, dati tecnici ed economici alla mano, Regione e Autorità di bacino daranno il via alla ricerca dei fondi per le operazioni, stimati in due milioni di euro.

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