Cronaca / Val Calepio e Sebino
Sabato 26 Ottobre 2019
Rogno, il fratello della vittima resta in cella
«Mi aveva rotto lo specchio, l’ho colpito»
Resta in carcere dopo l’interrogatorio davanti al gip Mohamed Mouhal, accusato di aver ucciso a botte il fratello Hicham. L’autopsia lo smentisce: non un solo pugno ma più colpi fatali.
«Gli ho detto: vedi, tu fai sempre casino. Mi ha rotto lo specchio dell’armadio in camera da letto, per quello l’ho colpito». Con un pugno sì, ma uno solo, ha spiegato Mohamed Mouhal al giudice Massimiliano Magliacani nell’interrogatorio di convalida del fermo come indiziato di omicidio volontario del fratello Hicham, trovato morto mercoledì mattina (ma il decesso risalirebbe alla sera prima, tra le 21 di martedì 22 ottobre e l’1 di notte di mercoledì 23 ottobre) dal padre Ibrahia, riverso sul divano di casa del fratello, a Rogno.
Nella giornata di venerdì 25 ottobre, assistito dall’avvocato Cristina Maccari (che non è stato possibile contattare), si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip non ha convalidato il fermo per una questione tecnica, ritenendo che non ci sia il pericolo di fuga (ha atteso in casa l’arrivo dei medici del 118,chiamati dal padre, e poi dei carabinieri), ma ha applicato la misura di custodia cautelare in carcere, dove Mohamed si trova dopo il fermo scattato alle 4 di mattina di giovedì su decreto del pm Antonio Pansa. Il gip ha ravvisato gravi indizi di colpevolezza a carico del marocchino che nelle dichiarazioni spontanee ha ribadito le parziali ammissioni già fornite agli inquirenti nell’interrogatorio di giovedì notte. E cioè: la lite furibonda col fratello, una delle tante, martedì sera dopo aver comprato (e bevute) tre litri di vino e alcune birre; la collutazione; il pugno al volto che avrebbe lasciato sanguinante Hicham sul divano.
Da lì in poi le ombre. Perché fin dalla prima versione fornita agli inquirenti Mohamed ha detto di non sapere cosa sia successo dopo, di essere andato a dormire col fratello riverso sul divano, di essere stato svegliato la mattina dal padre che stava cercando Hicham, ritrovato morto, forse soffocato nel vomito, solo a quel punto. Ma nell’ipotesi accusatoria Mohamed avrebbe cercato in realtà di ripulire la scena del crimine, lavando il pavimento, spostando sul balcone cocci di vetro dello specchio presumibilmente infranto dal corpo di Hicham, eliminando ogni traccia della rissa violenta. Nella versione di Mohamed lo specchio sarebbe stato rotto da Hicham per uno scatto di nervi durante una telefonata che gli avrebbe procurato un taglio sulla fronte. Ma dai riscontri investigativi non sarebbero emerse tracce di sangue sullo specchio e non risulterebbero telefonate di Hicham nell’orario indicato dal fratello.
La tesi, sostenuta da Mohamed, di aver colpito con un solo pugno sembra smentita dalle prime indicazioni emerse dall’autopsia sul corpo di Hicham effettuata ieri al Papa Giovanni dal medico legale Matteo Marchesi. Un primo esame avrebbe riscontrato segni di politraumi, compatibili con l’ipotesi che Hicham sia stato percosso con più colpi, al viso, completamente tumefatto, alla testa e al torace, dove ci sarebbero segni di costole incrinate e bruciature superficiali, probabilmente più remote nel tempo rispetto alla lite di martedì sera. Corroborando l’ipotesi che la morte sia dovuta ai colpi subiti, non al soffocamento. Un’aggressione furibonda, forse degenerata per lo stato di ebbrezza dei due fratelli, entrambi alle prese con una grave dipendenza da alcol e droga. Se la relazione finale del medico legale dovesse confermare che la causa della morte di Hicham sia da attribuire ai colpi subiti dal fratello, l’ipotesi di omicidio volontario a carico di Mohamed risulterebbe avvalorata, rendendo più debole l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale.
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