Picchiato per l’orologio a Villongo, imprenditore dimesso dall’ospedale

LA RAPINA. Per l’imprenditore una prognosi di 25 giorni, i due autori di mezza età e probabilmente bergamaschi.

Ha lasciato l’ospedale di Iseo (Brescia), Danilo Calissi, l’imprenditore di 66 anni di Sarnico aggredito mercoledì mattina a Villongo da due malviventi che gli hanno strappato dal polso il Tudor Montecarlo, un orologio di valore. I medici lo hanno dimesso con 25 giorni di prognosi. Calissi ha 20 punti di sutura in testa e dovrà tornare in ospedale per sottoporsi a una Tac di controllo.

«Tutte le mattine faccio così»

«Una brutta esperienza», commenta ancora provato. Ieri è stato sentito dai carabinieri di Sarnico che indagano insieme ai colleghi del reparto operativo di Bergamo, coordinati dal pm Paolo Mandurino. È caccia ai due autori della rapina. Due uomini di mezza età, secondo le descrizioni raccolte. I banditi hanno aspettato Calissi alle 7, mentre rientrava nell’appartamento di via Roma, nel centro di Villongo S. Alessandro, che usa come abitazione d’appoggio. Il 66enne, che vive a Sarnico, aveva appena accompagnato una delle due figlie in piazza Matteotti a Sarnico, vicino al ristorante Tram, a prendere il pullman per andare a scuola. «Tutte le mattine faccio così», dice Calissi. E dunque per i malviventi non è stato difficile studiare le sue mosse con pedinamenti e sopralluoghi avvenuti in precedenza. «Avevano mascherine, cappellini e occhiali, impossibile riconoscerli in volto - racconta l’imprenditore -. Uno mi si è avvicinato dicendomi “Scusa”. Pensavo volesse chiedermi un’informazione. Invece mi ha sferrato un pugno. Era alto un metro e settanta, robusto, capelli neri e lunghi sotto il berrettino. Avrà avuto 45 anni. L’altro è quello che mi ha dato un calcio alle ginocchia e mi ha fatto cadere. Mi sembrava un po’ più anziano, sui 50 anni, perché ho intravisto sotto il cappellino che i capelli erano un po’ bianchi. Alto come il complice ma meno robusto». «Anche quando ero a terra - continua - continuavano a colpirmi: pugni, ma anche calci perché sentivo le scarpe».

Le indagini

La dinamica della rapina desta qualche sospetto tra gli inquirenti. Perché i malviventi hanno immediatamente aggredito l’imprenditore, picchiandolo. Mentre le varie «bande dei Rolex» sono abilissime a immobilizzare le vittime e solo in rari casi ricorrono alla violenza. Altro particolare piuttosto singolare: gli agguati in strada per razziare orologi di valore sono specialità di malviventi campani, che al Nord arrivano in trasferta per qualche giorno, colpiscono e poi tornano in Campania. I due che hanno agito mercoledì a Villongo sono stati invece sentiti parlare in bergamasco. Che fossero banditi locali gettatisi nel ramo inaugurando una tecnica tutta personale, basata sul tramortimento della vittima (per immobilizzarla serve infatti una perizia non indifferente e affinata nel tempo)? Oppure che non sia la rapina il vero movente del raid? Sono alcuni dei dubbi su cui stanno lavorando i carabinieri. «Non ho nemici, non ho mai pestato i piedi a nessuno», confessa Calissi. E il fatto che non avesse adottato precauzioni e fosse un abitudinario (comportamento che chi si sente in pericolo non adotta mai) testimonia la genuinità delle sue dichiarazioni.

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La fuga a piedi

I due banditi sono fuggiti a piedi, disfacendosi delle chiavi della Range Rover e di quelle di casa razziate poco prima a Calissi. In zona avevano senz’altro un mezzo. I carabinieri stanno vagliando le telecamere comunali. In quelle immagini potrebbe esserci, spera chi indaga, qualche particolare interessante.

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