«Per Claudia la moto era tutto. Teneva molto alla sicurezza»

LA TRAGEDIA. Parla la sorella della giovane di 32 anni morta in Valsabbia: un anno fa aveva segnalato che su quella strada qualcuno rovesciava olio.

«Cosa possiamo dire? Mia sorella non c’è più, per colpa di un incidente assurdo. Tanta gente sta venendo a trovarci, ma per me e mia mamma sarà dura, molto dura, riuscire a superare questo dolore». Daniela Cocchetti, la sorella più grande di Claudia, la ragazza deceduta sabato a Barghe in provincia di Brescia, non si dà pace.

I funerali martedì a Bossico

Domenica 4 novembre per tutto il giorno, ha accolto gli amici e i parenti che hanno fatto visita alla sala del commiato a Endine Gaiano dove è stata allestita la camera ardente (lunedì è aperta dalle 10 alle 12, e dalle 15 alle 19; alle 18 si tiene la veglia funebre; il funerale invece verrà celebrato martedì 5 novembre, alle 14 a Bossico).

A tutti, racconta di come Claudia fosse «felice» per la vita che si stava costruendo: dopo aver studiato all’Itis Paleocapa di Bergamo, da sei anni viveva con il suo compagno, Cata, a Sarezzo, vicino a Brescia, e stava arrivando il tempo di pensare al matrimonio. Sempre insieme, Claudia, che il 15 novembre avrebbe compiuto 33 anni, e Cata condividevano la smisurata passione per le moto e quel senso di libertà che solo le due ruote di possono regalare: anche sabato erano in sella, sulla stessa Bmw R1250: Cata guidava, Claudia era seduta dietro, abbracciata a lui.

La dinamica dell’incidente

Poco dopo le 15,30 Cata ha perso il controllo della moto a causa di una striscia di olio sull’asfalto e i due sono finiti a terra: la velocità era moderata, tanto che lui ha riportato solo qualche escoriazione, ma Claudia cadendo è finita addosso ai pali del guardrail laterale che non le hanno dato scampo, uccidendola sul colpo.

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«Per lei la moto era tutto»

«Mia sorella – racconta ancora Daniela Cocchetti – lavorava per un’azienda di Concesio, vicino a Brescia, che produce prodotti medicali. Frequentava un gruppo di bikers per organizzare gite, viaggi e vacanze. Per mia sorella la moto era tutto, ma non ha mai, mai, mai tralasciato la sicurezza».

La strada provinciale 237 era stata al centro, giusto un anno fa, di un intervento pubblico di Claudia e dei suoi amici

Proprio questo aspetto getta una nuova luce sull’incidente che le è costato la vita. Subito dopo lo schianto, gli agenti della Polizia locale della Valle Sabbia intervenuti sul posto avevano notato sull’asfalto una lunga striscia d’olio e domenica potrebbero aver individuato il veicolo da cui sarebbe uscito: secondo ricostruzioni giornalistiche, sarebbe stato proprio un altro motociclista che, vedendo la spia accesa dell’olio, si è fermato a bordo strada e ha chiesto il supporto di un furgone per rimuovere la propria moto. Sarebbe stato lo stesso motociclista a contattare i vigili. Tuttavia, la strada provinciale 237 era stata al centro, giusto un anno fa, di un intervento pubblico di Claudia e dei suoi amici.

Strada pericolosa

La strada è famosa tra i motociclisti per il tratto conosciuto come «coste di Sant’Eusebio», ma è anche molto pericolosa: a luglio qui è morto un altro motociclista, Albion Biogaj di appena 23 anni, di origine kosovare e residente a Chiari.

La segnalazione

Dopo questo incidente, il sindaco del comune di Caino aveva sollecitato la prefettura di Brescia a intervenire per rallentare le moto, ma Claudia Cocchetti, Cata e altri amici a ottobre dell’anno scorso avevano segnalato al Giornale di Brescia che lungo quella strada, secondo loro e i loro amici, c’era qualche sconsiderato che si divertiva a rovesciare olio esausto sull’asfalto per provocare la caduta dei motociclisti.

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