Cronaca / Val Calepio e Sebino
Lunedì 16 Dicembre 2024
Continua il lavoro dei soccorritori: «Tempi lunghi per liberarla, la salveremo. Ottavia sta bene»
L’INTERVENTO. Una caduta da un’altezza di circa sei metri mentre stava risalendo una forra in un tratto ancora inesplorato dell’Abisso Bueno Fonteno. Tuta «a piovra» per riscaldare la speleologa, ci si fa largo nei tratti più stretti con i martelli demolitori.
Ottavia Piana, la speleologa bresciana di 32 anni che a luglio 2023 era rimasta bloccata a causa di un’altra caduta, all’interno delle grotte dell’immenso complesso carsico che corre nel sottosuolo dell’alto Sebino, è di nuovo intrappolata in una grotta di quel sistema di gallerie e cunicoli chilometrici. L’incidente è avvenuto sabato intorno alle 18.
Due colleghi speleologi ci hanno messo quattro ore per raggiungere la superficie e chiedere aiuto. Imponente la macchina dei soccorsi, con un centinaio di tecnici del Cnsas arrivati a Fonteno da tutta Italia. Si tratta di una grotta esplorata per la prima volta in questo intervento, quindi completamente sconosciuta dal punto di vista della morfologia e delle necessità che prevede un intervento di soccorso.
Tempi lunghi
I tempi si prospettano lunghi, ma stanno lavorando non stop per salvarla , mentre le sue condizioni, monitorate da medici e infermieri che l’hanno raggiunta in grotta, sono stabili.
Nell’Abisso Bueno Fonteno Piana era entrata più volte, partecipando al progetto «100 chilometri di abissi», iniziativa lanciata dal gruppo Progetto Sebino nel 2018 e supportata da Uniacque. «Sabato mattina aveva cominciato a topografare i primi 600 metri di un nuovo tratto, mai esplorato, lungo un chilometro – spiega Maurizio Finazzi, presidente del gruppo Speleo Cai di Lovere –: quando sei in grotta non conti il tempo che passa, specie se stai facendo dei rilievi in un ramo nuovo. Purtroppo è successo quello che è successo, ma siamo fiduciosi e attendiamo che i tecnici del Soccorso alpino e speleologico la portino in salvo».
Nell’Abisso Bueno Fonteno Piana era entrata più volte, partecipando al progetto «100 chilometri di abissi», iniziativa lanciata dal gruppo Progetto Sebino nel 2018 e supportata da Uniacque
La caduta
Erano da poco passate le 22 di sabato quando al 112, numero unico delle emergenze, è arrivata la richiesta di aiuto da parte di due degli speleologi che erano partiti quella mattina con Ottavia Piana, istruttrice del gruppo Speleo Cai di Lovere e conoscitrice dell’Abisso Bueno Fonteno. Stando alle prime ricostruzioni, la 32enne stava risalendo una forra (una profonda gola a pareti verticali nella quale scorre un corso d’acqua) quando, intorno alle 18 di sabato, forse a causa di un chiodo che ha ceduto, forse a causa di un blocco di roccia più friabile degli altri, ha perso l’appiglio che la teneva ancorata alla parete ed è precipitata all’indietro, facendo un volo di circa sei metri di altezza. Atterrata di schiena, l’impatto le ha causato lesioni e sospette fratture al busto, agli arti inferiori e al volto. Impossibile riuscire a risalire da sola da quella grotta a 585 metri di profondità, all’interno di un ramo di gallerie da circa un chilometro non ancora mappato, situato dopo il tratto denominato «Nonostante», che segue quello de «Le Fate» e poi prosegue, superato un sifone, in una nuova area carsica che non ha ancora un nome definito proprio perché non è ancora stato topografato. Ecco che allora, grazie alla collaborazione degli altri otto speleologi che erano scesi in grotta, chi con lei e chi in un’altra zona, si è attivata imponente la macchina dei soccorsi.
A squadre di sei tecnici alla volta, il Soccorso alpino e speleologico ha fatto la spola nelle gallerie, monitorando le condizioni di Ottavia, preparando la via per riportarla alla luce del sole.
Le operazioni proseguono
Alle 8 di lunedì mattina 16 dicembre saranno già trascorse 48 ore da quando Ottavia Piana ha messo piede nella porticina di ingresso dell’immenso complesso di grotte e cunicoli che corrono sotto le montagne dell’alto Sebino. E 34 dall’inizio delle operazioni di soccorso, che proseguono non stop anche durante la notte. A squadre di sei tecnici alla volta, il Soccorso alpino e speleologico ha fatto la spola nelle gallerie, monitorando le condizioni di Ottavia, preparando la via per riportarla alla luce del sole.
Martelli demolitori nel tratto più stretto
Al momento l’infortunata è in un punto all’interno della grotta dove è stato allestito un campo base riscaldato. Alle 18 di domenica 15 dicembre sono iniziate le attività di disostruzione del tratto più stretto nel quale la barella, per mano dei soccorritori, ha iniziato a muoversi poco dopo. Dal termine del tratto più stretto all’uscita seguirà un lungo tragitto, sempre impervio ma più lineare. Gli esplosivi usati nel corso della nottata non sono riusciti però ad allargare il tratto di circa 100 metri più stretto: nella mattinata di lunedì 16 ci si fa strada usando i martelli demolitori.
All’interno della grotta sono presenti circa 20 soccorritori per il trasporto della barella e per le attività di disostruzione dei meandri più stretti. Tra i soccorritori anche personale sanitario che si occupa di monitorare le condizioni mediche della donna
Una tuta a piovra per riscaldarla
L’infortunata è vigile e collaborativa All’interno della grotta sono presenti circa 20 soccorritori per il trasporto della barella e per le attività di disostruzione dei meandri più stretti. Tra i soccorritori anche personale sanitario che si occupa di monitorare le condizioni mediche della donna. «Le tempistiche di uscita sono ancora incerte, ma sicuramente lunghe – si specifica in una nota di lunedì mattina –. Si sottolinea che le operazioni proseguiranno senza sosta. Sono previsti numerosi cambi alle squadre di soccorritori all’interno della grotta». Ottavia è riscaldata grazie a una particolare tuta detta «piovra», che grazie a una cella a carbone e a un ventilatore a batteria fa girare aria calda nei quattro «tentacoli» posizionati sugli arti.
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