Mohamed Nachat, ucciso a Fonteno dal braciere che usava per scaldarsi

LA TRAGEDIA. L’uomo aveva 60 anni, è stato avvelenato dal monossido insieme ai suoi animali domestici. Lo hanno trovato Vigili del fuoco, carabinieri e 118, chiamati dai vicini preoccupati. Sabato mattina i funerali.

È morto avvelenato dal monossido di carbonio , è morto insieme ai suoi animali, un cane e un gatto, gli ultimi ad avergli fatto compagnia. Mohamed Nachat, 60 anni compiuti lo scorso luglio, era originario del Marocco: la sua lunga permanenza in Italia è finita mercoledì sera a Fonteno, dove viveva da qualche anno. A trovarlo, i Vigili del fuoco, i carabinieri e il personale sanitario.

L’allarme lanciato dai vicini

L’allarme è stato lanciato da alcuni vicini che da diversi giorni non lo vedevano e che non riuscivano a contattarlo neanche al telefono. Attorno alle 20 di mercoledì 9 gennaio, i volontari del distaccamento di Lovere sono arrivati a Xino, frazione di Fonteno, in via Martiri della Libertà, e si sono posizionati con i loro mezzi all’esterno della sua abitazione. Hanno provato a chiamarlo e a bussare alle finestre, ma non avendo risposta hanno deciso di forzare l’entrata: hanno rotto una delle finestre del primo piano di una villetta dove l’uomo viveva, e all’interno lo hanno trovato ormai privo di vita.

La causa della morte le esalazioni di un braciere

La morte potrebbe risalire, in base agli accertamenti effettuati, a un paio di giorni prima; pochi dubbi invece sulla causa che ha provocato il decesso del 60enne e dei suoi due animali domestici. In mezzo alla stanza dove è stato ritrovato c’era anche un braciere con della cenere; attorno, il tavolo dove mangiava, qualche mobile con i suoi vestiti e le sue poche cose. Per scaldarsi, Mohamed Nachat accendeva un po’ della legna che riusciva a recuperare e poi si metteva sotto le coperte. Mercoledì sera gli strumenti dei Vigili del fuoco loverese hanno rilevato tracce di monossido di carbonio: il gas, inodore e incolore, lo ha prima addormentato e poi ucciso.

L’autorità giudiziaria, non avendo trovato altri elementi che facciano ipotizzare cause diverse per spiegare il decesso, ha subito dato il nulla osta per la restituzione della salma ai familiari, ma a farsi carico delle esequie saranno le comunità di Xino e Fonteno, dove giovedì mattina la notizia della morte di Nachat è rimbalzata di casa in casa. Fra la gente della frazione, però, poca voglia di parlare, soltanto tanta commozione e sgomento.

Chi era Mohamed Nachat

«Mohamed Nachat – racconta il sindaco Fabio Donda – era arrivato in Italia molti anni fa, probabilmente già tra gli anni ‘80 e ‘90, insieme alla prima ondata migratoria proveniente dal Marocco. Lo conoscevamo poco perché non aveva mai dato problemi a nessuno: sappiamo che aveva sempre vissuto tra Endine, Solto Collina e Fonteno; da un paio d’anni aveva trovato casa a Xino». Il sessantenne aveva sempre lavorato come imbianchino, per lo più collaborando con varie imprese grazie alla sua qualifica di artigiano, altre volte lavorando direttamente per i suoi clienti. In passato era stato anche un volontario della Croce rossa di Trescore. «Una persona molto onesta e molto corretta – aggiunge Donda – ci addolora che sia morto in solitudine».

Mohamed Nachat lascia nel dolore un figlio adolescente, avuto dalla sua ex moglie. Pur vivendo da solo, era ben integrato nel tessuto sociale dell’alto Sebino. In Italia aveva maturato anche la volontà di convertirsi al cristianesimo; aveva quindi ricevuto il battesimo e frequentava un gruppo di preghiera a Lovere. «Insieme ai suoi amici – conclude il sindaco Donda – stiamo organizzando i suoi funerali: l’ultimo saluto glielo daremo sabato mattina (11 gennaio) alle 10.30 nella chiesa di Fonteno».

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