Manenti, la Procura francese contro il no all’estradizione: ricorso in Cassazione

Il caso La Corte d’appello aveva rigettato la richiesta dell’Italia per dieci ex terroristi rossi. Il procuratore di Bergamo Chiappani: soddisfatti.

Parte il ricorso in Cassazione della Procura francese contro il rifiuto dell’estradizione in Italia dei 10 ex terroristi rossi - tra cui il bergamasco Narciso Manenti - pronunciato la settimana scorsa dalla Chambre de l’Instruction di Parigi. È un ricorso di cui non si conosce il contenuto e che sarà presentato in modo riservato entro un mese dalla Procura stessa. Si apre dunque una nuova partita per gli ex terroristi, stavolta con un inedito conflitto fra la Procura francese e la giustizia, rappresentata dalla Chambre de l’Instruction della Corte d’appello, competente per le richieste di estradizione.

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Nessuno può conoscere al momento il contenuto o i motivi del ricorso, visto che i ricorrenti hanno un mese per presentarlo. I tempi potrebbero essere lunghi per l’esame e la sentenza, fra i 3 e i 6 mesi. Era stato il presidente francese Macron, a 24 ore dalla decisione della Chambre, a ricordare di aver «sostenuto la richiesta del governo italiano per l’estradizione». Aggiungendo di «auspicare» di poter «verificare se sia possibile un ricorso in Cassazione» o «se ci siano ancora strade giuridiche che ci consentano di andare più lontano».

Arrestato ad aprile 2021

Manenti, 64 anni, originario di Telgate, all’epoca militante dei Nuclei armati per il contropotere territoriale, era stato condannato definitivamente all’ergastolo per aver ucciso, la sera del 13 marzo 1979 in Città Alta, l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, 50 anni. Il militare dell’Arma venne freddato davanti al figlio Mauro di nove anni. Manenti riparò in Francia nel 1981, dove grazie alla dottrina Mitterand ha potuto rifarsi una vita quasi tutta a piede libero. È stato arrestato nell’aprile del 2021 insieme agli altri 9 ex terroristi, nell’ambito dell’operazione «Ombre Rosse», ma dopo due giorni è stato rimesso in libertà vigilata. Manenti in Italia fu condannato in contumacia e la giustizia francese non prevede questa procedura: nel Paese transalpino se un latitante viene arrestato, anche se la sentenza è passata in giudicato, ha diritto a che il processo sia rifatto per potersi difendersi in presenza.

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Le reazioni

Contro il ricorso della Procura è insorta Irène Terrel, da anni legale di gran parte degli ex terroristi rossi: «Non ho parole - ha detto all’Ansa -, quello che succede è scandaloso. Tutte queste persone hanno chiesto asilo in Francia in nome di quella dottrina che li proteggeva. È incredibile che un presidente, che dovrebbe essere garante dell’indipendenza della magistratura, dei grandi principi costituzionali, dell’indipendenza dei poteri, faccia delle dichiarazioni a caldo su sentenze di cui non erano ancora state depositate le motivazioni».

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Soddisfazione per la mossa dei colleghi francesi si respira alla Procura di Bergamo dove in passato era partito più di un mandato di arresto europeo nei confronti di Manenti. «Sì - conferma il procuratore capo Antonio Chiappani - c’è una certa soddisfazione nel vedere che in Francia possano valutare come non sia vero il fatto che Manenti in Italia non è stato messo in condizioni di difendersi».

Lunedì l’eurodeputata della Lega Anna Cinzia Bonfrisco ha chiesto di dibattere la questione del no all’estradizione durante la sessione plenaria, ma - osserva l’eurodeputata - «inspiegabilmente la maggioranza del Parlamento europeo ha respinto la proposta. Siamo indignati ed esterrefatti: un altro schiaffo all’Italia e alla giustizia».

Il deputato leghista bergamasco Daniele Belotti, che mercoledì era a Parigi a manifestare, a proposito dei 10 ex terroristi ricorda che «a nessuno di loro è stato chiesto se erano pentiti degli omicidi che hanno commesso. Ora, fortunatamente, la Procura generale di Parigi ha fatto ricorso. Alla prossima udienza saremo ancora davanti alla Court d’Appel. Noi non molliamo. Lo dobbiamo ai familiari delle vittime e a tutti gli italiani».

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