Lovere perde Alfredo, orologiaio con il canto e l’amicizia nel cuore

IL RICORDO. Clarari aveva 63 anni. «Era una persona solare, semplice, senza nemici». Faceva parte di ben tre cori.

I suoi orologi, la sua bicicletta, la sua voce. Il centro storico di Lovere è triste: questa mattina dirà addio all’orefice Alfredo Clarari, artigiano e artista in grado di risolvere piccoli e grandi problemi, appassionato di sport, infaticabile cantante e animatore di tante giornate spensierate e di festa per la comunità loverese.

È morto all’età di 63 anni lunedì mattina nella sua casa di Costa Volpino dopo aver scoperto, qualche mese fa, di essere stato colpito da un tumore; la camera ardente è stata allestita nella chiesetta di Maria Bambina, accanto alla chiesa di San Giorgio a Lovere, dove mercoledì mattina alle 9 saranno celebrati i suoi funerali. Lascia nel dolore la moglie Maria e i figli Alessandro e Stefano, la sorella Eleonora e il fratello Pier Paolo.

Ma a piangerlo, in queste ore, sono in tanti, tantissimi: nella camera ardente è un continuo andirivieni di persone che hanno avuto modo di conoscere negli anni la professionalità che sapeva mettere nel suo mestiere, ereditato dal padre Mario, per aggiustare un vecchio orologio, sostituire la maglia di una collana, riparare un anello prezioso per chi lo indossa.

Lavorava nella «bottega» ai piedi della torre civica in piazza Vittorio Emanuele II. Da lì passavano tutti, e per tutti aveva una parola gentile, o una battuta pungente nel caso la sua Inter avesse battuto l’Atalanta, il Milan o la Juve di turno. Sulla bara, c’è la sciarpa nerazzurra. Raggiungeva il suo negozio in bicicletta o in moto, con cui andava in giro insieme agli amici per lunghe escursioni.

Tanti amici

Attilio, Giancarlo, Elio, ma l’elenco sarebbe sterminato, sono i suoi amici del cuore, senza contare le persone che hanno condiviso con lui la passione per il canto: Alfredo Clarari faceva parte del coro La Pineta di Costa Volpino, del coro Andrea Gabrieli e delle Voci Del Lago di Lovere; quando raggiungeva San Giovanni era il primo che iniziava a cantare trascinando poi tutti gli altri per lunghi pomeriggi e serate di festa.

«Una persona solare, semplice, senza nemici, che non ha mai voluto male a nessuno, che non ha mai invidiato nessuno. Era amico di tutti, davvero» dicono di lui. Quando restava senza clienti, occupava stabilmente una delle panchine della piazza oppure, in estate, quando il sole picchiava più forte, si metteva vicino alla fontana: era a presidio del centro storico, che ha visto cambiare, mentre lui è sempre rimasto fedele a se stesso, al suo negozio, alla sua storia.

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