Lovere, la piccola Aya ha fretta e nasce nel consultorio

La bimba è nata poco dopo le 11 di martedì 8 giugno al consultorio di Lovere. Le ostetriche hanno capito che la mamma non sarebbe arrivata in tempo in ospedale.

La vita, la vita. Dopo più di un anno a parlare di Covid, morte e dolore, ci pensa Aya Jyab a riportare la speranza. Ieri mattina poco dopo le 11 è nata in consultorio a Lovere, senza dare il tempo alla mamma di arrivare in ospedale. Ad assisterla, le ostetriche dell’Asst Bergamo Est, le prime a intuire che quei dolori non sarebbero stati passeggeri ma stavano anticipando il parto di un giorno rispetto al termine previsto. Così, in una sala attrezzata con materassi e cuscini del distretto sanitario di piazzale Bonomelli, la piccola ha potuto ricevere le prime carezze e i primi abbracci. Poi, con il cordone ombelicale che ancora la teneva legata alla mamma, è stata trasferita in ospedale a Esine; qui i medici non hanno potuto fare altro che congratularsi con la famiglia della piccola e ringraziare le colleghe di Lovere per l’assistenza data alla nascitura.

Che Aya Jyab sia nata nella cittadina dell’Alto Sebino lo si deve al rapporto di grande fiducia che la madre, Fadoua Sabih, ha instaurato nei mesi della gravidanza con l’ostetrica Cristina Franchi dell’azienda socio sanitaria territoriale Bergamo Est: è stata lei a ricevere ieri mattina la telefonata preoccupata dal marito Mohammed Jyab. «Era metà mattina – racconta l’ostetrica – e il marito mi ha chiamato dicendomi che la moglie sentiva qualche dolore, ma che non le sembravano quelli avuti con i parti dei primi due figli di 4 e 6 anni. Così gli ho detto di portarla in ospedale, ma la signora si sentiva più tranquilla a passare da noi per decidere insieme come comportarsi». In pochi minuti, il tempo necessario per partire da Rogno, dove la famiglia di origini marocchine vive da anni, e arrivare a Lovere, Fadoua era dalla «sua» ostetrica. «Ho visto che era sofferente e poi appena iniziata la visita ho capito che non avrebbe fatto in tempo a raggiungere l’ospedale, le ho spiegato che avrebbe corso il rischio di partorire in auto. Così ho cercato di rasserenarla, ho chiamato un’autoambulanza per un trasferimento più sicuro e poi ho avvisato il marito».

La dottoressa, ricorda Mohammed Jyab, «mi ha detto di andare a casa, preparare la borsa da portare in ospedale e sistemare gli altri due bambini. Non ho fatto in tempo ad arrivare a casa che mi hanno richiamato per dirmi che Aya era nata».

«È andata proprio così – spiega l’ostetrica che fino allo scorso novembre lavorava in sala parto e ora segue in consultorio le donne in gravidanza – in pochi minuti sono iniziate le contrazioni e l’abbiamo portata nella sala dove teniamo i corsi per l’allattamento. Ho chiamato la mia collega Palma Brullo, un’ostetrica del progetto Terre Alte (iniziativa dell’Asst Bergamo Est per stare vicino alle donne in gravidanza anche dopo la chiusura del punto nascite di Piario, ndr) e le ho chiesto di aiutarmi. Con noi c’era anche Ottavia Rossi, studentessa di Psicologia che sta facendo il tirocinio da noi». È stata questa équipe tutta al femminile a far nascere senza problemi la piccola Aya. «Vorrei ringraziarle di cuore – dice Fadoua – tutte le persone che mi hanno aiutata». Cristina Franchi ha poi accompagnato in ambulanza la neomamma e quando ha visto che in ospedale non c’era più bisogno di lei è tornata a Lovere. «Qui – conclude – c’era parecchia agitazione: un fatto del genere non era mai accaduto».

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