«La piena ha eroso le fondamenta»: piloni sulla statale 42 osservati speciali in Val Borlezza

L’ALLARME. Legambiente Alto Sebino: rimosso il terreno che proteggeva la base di due degli otto pilastri sopra la piana di Poltragno. Anas: teniamo monitorato. Dubbi sui massi ciclopici.

Il maltempo del 10 ottobre scorso ha lasciato nella piana di Poltragno evidenti tracce dell’esondazione del Borlezza: dove prima c’era un grande prato, oggi sabbia e ghiaia si estendono per centinaia di metri, a ridosso del fiume L’Ufficio territoriale regionale è intervenuto d’urgenza per rifare l’argine, alzandolo di qualche metro rispetto a com’era prima e posizionando massi ciclopici per rinforzarlo. Ma la preoccupazione, sollevata da alcuni amministratori e rilanciata dal Legambiente Alto Sebino, riguarda attualmente i piloni della statale 42, l’unica via di collegamento diretta tra questo comprensorio e Bergamo.

Rischio chiusura della strada

Sopra la piana di Poltragno la strada passa su un ponte sostenuto da otto piloni: due di questi hanno ora le fondamenta esposte alle intemperie dell’inverno perché le eccezionali piogge di ottobre e l’innalzamento del livello del Borlezza hanno eroso tutto il terreno che prima le proteggeva.

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Il problema è «monitorato» dall’Anas, ma da più parti si mette in evidenza come le fondamenta andrebbero protette il prima possibile in modo da evitare che i piloni cedano o si fessurino, con inevitabile chiusura della strada e conseguente spostamento del traffico sulle vie interne di Pianico, Lovere e Costa Volpino. Un incubo che nessuno vorrebbe vivere.

A farsi portavoce di queste preoccupazioni è stata direttamente Regione Lombardia che ha scritto una lettera a Anas Lombardia, inviata anche agli enti locali interessati, per segnalare i danni provocati dal maltempo di ottobre e per invitare l’ente a mettere in atto «le eventuali azioni di competenza riguardo alla sicurezza dei manufatti stradali».

Camminata a Poltragno con Legambiente

Nei giorni scorsi Legambiente Alto Sebino ha organizzato una camminata nella piana di Poltragno per mostrare come questa piana alluvionale a ottobre abbia funzionato da «cassa di espansione» consentendo alle acque del fiume di trovare un’area dove sfogarsi senza creare danni a edifici o infrastrutture. «Abbiamo portato i partecipanti – racconta Massimo Rota, presidente del circolo Alto Sebino dell’associazione ambientalista – anche a ridosso dei piloni di cui si vedono le fondamenta: non sappiamo come le fondamenta siano ancorate al sottosuolo, ma col tempo potrebbero deteriorarsi provocando conseguenze che non vogliamo neanche immaginare». La risposta di Anas è che il problema «è attenzionato e monitorato; non ci sono finanziamenti in corso, ma l’intervento è previsto nel piano dei fabbisogni».

Per quanto riguarda invece i lavori effettuati sull’argine del Borlezza, Legambiente Alto Sebino e Dario Furlanetto, presidente del Circolo culturale Valle Cavallina, sollevano qualche perplessità: «Il fiume – ricorda Furlanetto – a ottobre non ha fatto vittime per una ragione molto semplice: ha trovato nella piana alluvionale una naturale valvola di sfogo. Oggi vediamo

Siamo convinti che i fiumi debbano essere lasciati stare ed essere modificati il meno possibile dall’uomo in modo che si crei autonomamente un loro equilibrio naturale

che la Regione ha alzato l’argine e lo ha rinforzato con massi ciclopici. Spero che la scelta non si riveli controproducente, perché siamo convinti che i fiumi debbano essere lasciati stare ed essere modificati il meno possibile dall’uomo in modo che si crei autonomamente un loro equilibrio naturale. La piana di Poltragno è un esempio perfetto: si è formata in milioni di anni grazie alle varie esondazioni del Borlezza, e qui l’uomo, giustamente, non ha mai costruito nulla. Al contrario, costringere il fiume dentro argini così possenti rischia di aumentare i rischi dei centri abitati di Castro e di Lovere situati più a valle».

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