
Cronaca / Val Calepio e Sebino
Martedì 01 Aprile 2025
«La mia Sara morta in modo assurdo»
IL DOLORE. Marilisa Gambarini ricorda la figlia 19enne uccisa da un coetaneo che fece irruzione in casa sua: «Era bravissima. Fino all’ultimo ho sperato fosse viva, poi hanno tirato il nastro bianco e rosso e ho capito».
Costa Volpino
La voce al telefono per un attimo trema. Un sospiro. Poi questa donna trova il coraggio e il filo di un racconto che può solo figurarsi nella mente, ma che ogni volta deve costarle fitte al cuore. «Mi immagino il terrore che ha provato mia figlia. Chissà che cosa avrà pensato in quegli attimi, e chissà quanto sono durati quegli attimi. È brutto da dire, ma se fosse morta in un incidente stradale sarebbe stato tutto più veloce. Invece, mia figlia ha visto la morte in faccia».
Il delitto a Costa Volpino
I momenti di cui parla Marilisa Gambarini, 40 anni, sono quelli in cui Sara Centelleghe, 19, ha cominciato a morire, la notte tra il 25 e il 26 ottobre scorsi in un appartamento al terzo piano di un palazzo di Costa Volpino, tra via Nazionale e via Wortley. Svegliata di soprassalto da Jashandeep Badhan, indiano, coetaneo e vicino di casa, entrato furtivamente per cercare la droga che l’amica di Sara, una 17enne, aveva nascosto nell’abitazione. Trenta grammi di marijuana, ecco il prezzo di una giovane vita. I carabinieri del nucleo operativo di Bergamo li hanno trovati dietro la porta d’ingresso.
«Ho intuito che mia figlia era morta quando i carabinieri hanno tirato il nastro bianco rosso alla porta dell’appartamento»
Badhan aveva attirato con messaggi telefonici la 17enne nel porticato del condominio per poter salire indisturbato. Era da poco passata l’una, Sara dormiva, dopo un pomeriggio passato sui libri. Lui deve aver rovistato rumorosamente, lei s’era svegliata trovandosi davanti, nel buio, quella figura indistinta. Aveva urlato spaventata e quello per farla tacere l’aveva colpita a pugni, poi con 67 colpi di una forbice rimediata in cucina; infine l’aveva strozzata.
«Ho intuito che mia figlia era morta quando i carabinieri hanno tirato il nastro bianco rosso alla porta dell’appartamento», racconta ora mamma Marilisa.
«Era bravissima»
La donna era uscita alle 16. «Sono andata al lavoro, poi mi sono fermata a dormire dal mio compagno a Provaglio d’Iseo. Ero d’accordo con Sara - racconta -. Sapevo che a casa nostra veniva l’amica. Mia figlia era bravissima, ubbidiente, saggia fin da piccola e molto studiosa. Frequentava l’istituto Ivan Piana e voleva andare all’università: era indecisa tra psicologia e medicina estetica. Quel giorno è arrivata da scuola alle 13,20, ha pranzato e s’è messa in pigiama per studiare. E in pigiama era quando è stata uccisa».
«Le ho detto: “Ciao amore, ci sentiamo dopo”. Lei mi ha richiamato alle 17 per informarmi sui lavori in corso nel nostro palazzo. È l’ultima volta che ho sentito la sua voce».
«Mi sono addormentata alle 20 - prosegue Marilisa -. All’1,38 mi ha chiamato la sua amica. Era sconvolta. “Non so cosa è successo”, mi ha detto. Visto che questa ragazza ha una moto, pensavo a un incidente. Sono corsa verso l’auto e intanto al telefono cercavo di capire. “C’è la casa in aria?”, ho chiesto. Lei mi ha risposto: “No, solo il letto ribaltato”. “Respira?”, le ho domandato. E lei: “Non credo”. “Chiama l’ambulanza”, l’ho supplicata. “L’ho già fatto”».
Marilisa chiama la madre che abita vicino e le chiede di andare a casa sua. La signora ci va col figlio. «Poco dopo mia mamma mi ha detto che era riuscita a entrare e a scorgere un braccio di Sara appoggiato a terra. Attorno c’erano i soccorritori che le hanno detto: “Signora, ci lasci lavorare”. Ho pensato che mia figlia fosse ancora viva. Ma non capivo cosa potesse essere successo. Quando sono arrivata sono corsa verso l’appartamento. Lungo le scale ho notato le orme insanguinate. Non mi hanno fatto entrare. Ero fuori sul pianerottolo, l’amica di mia figlia al telefono mi aveva già riferito che Sara non respirava, ma io continuavo a sperare. Poi i carabinieri hanno tirato il nastro biancorosso e in quel momento ho intuito. Poco dopo il magistrato è venuto verso di me: “Lei è la mamma? Condoglianze”».
«Morta in modo assurdo»
«Mia figlia non c’entrava nulla, dormiva. È morta in modo assurdo - è un altro sospiro di Marilisa -. Quel ragazzo abitava vicino ma lo conoscevamo solo di vista. Sara mi diceva che era violento, che picchiava la madre. L’amica 17enne se voleva fare certe cose, poteva farle a casa sua. E non ha raccontato subito tutto. Davanti alla sua amica senza vita ha avuto la lucidità di cancellare i messaggi telefonici. questo non mi va giù».
«Sono ancora devastata, sto cercando di riprendermi, ma non può più essere come prima»
Con la famiglia di Badhan finora nessun contatto. «Dopo che la casa è stata dissequestrata, ero sul balcone e la madre di lui si è affacciata alla finestra e mi ha chiesto: “Come stai?”. Non ho risposto. Non mi interessa avere contatti con loro. Sapevano di avere un figlio violento e non hanno fatto nulla. Lo vedrò in faccia al processo, ma non gli dirò nulla. Io spero che gli diano il massimo della pena anche se questo non potrà ridarmi mia figlia. Ogni tanto penso: “Se fossi rimasta a casa mia figlia ora sarebbe viva. Ma non me la sento di dare colpe a me o ad altri a me vicini».
«Sono ancora devastata - confida -. Sto cercando di riprendermi, ma non può più essere come prima. In casa io non ci rientrerò più, non posso vivere in un posto dove è stata uccisa mia figlia. Vuol sapere chi era davvero Sara? Settimane dopo sono riuscita a riattivare il suo tablet: mi sono comparsi gli appunti di diritto che aveva studiato quel pomeriggio. L’indomani aveva l’interrogazione. “Sai, mamma, la prof è esigente”».
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