Il ragazzo della Nikon innamorato della natura, martedì l’addio a Cristian

Castelli Calepio Cristian Pasqua, 30 anni, è annegato sabato pomeriggio nel canale sotto casa. I funerali martedì 14 giugno alle 10, nella parrocchiale di Cividino. «Un ragazzo pieno di vita, che amava stare all’aria aperta e scattare fotografie». Lavorava alla Lactis di Albano Sant’Alessandro.

Una persona davvero straordinaria, un carattere molto riservato, ma con un gran cuore. Il ritratto che i compaesani forniscono di Cristian Pasqua, il 30enne annegato sabato nel canale vicino al santuario di Cividino, non si discosta da questa descrizione. Cristian era un’anima gentile, un giovane che aveva coltivato tutte le sue passioni con grande impegno e per questo era stimato e apprezzato da amici, familiari, conoscenti e vicini di casa. Già sabato sera la salma è stata riconsegnata alla famiglia, che ha deciso di allestire la camera mortuaria nella propria abitazione di via Santuario, a due passi dal luogo della tragedia che ha portato via per sempre il giovane. Da domenica mattina la casa, con i genitori e il fratello maggiore Alessandro, è stata aperta per consentire ad amici e conoscenti di portare un saluto alla famiglia, chiusa in un dolore inimmaginabile. Chi conosceva bene Cristian lo descrive come un ragazzo pieno di vita, che adorava stare all’aria aperta piuttosto che chiudersi in casa. Ogni giorno si recava al lavoro alla Lactis di Albano Sant’Alessandro, dove era dipendente come capoturno. Ma oltre alla sua professione, ciò che più lo animava erano i suoi tantissimi passatempi, molti dei quali seguiti con una straordinaria dedizione e competenza.

L’estremo saluto è in programma domani mattina alle 10, martedì 14 giugno, nella chiesa parrocchiale di Cividino, che proprio lo scorso fine settimana era in fase di celebrazioni per la festa dell’oratorio, un luogo in cui la notizia della morte di Pasqua è giunta come un macigno sui tanti che lo conoscevano. Il padre Adriano è infatti un volontario attivo nel centro parrocchiale ed è apprezzato da tutti i compaesani, così come la madre Giovanna. Proprio lui, insieme al fratello Giulio, aveva cercato con tutte le sue forze di rianimare il figlio dopo averlo estratto dalle acque del canale dell’Italcementi, un corso d’acqua largo e profondo circa cinque metri che corre parallelo al fiume Oglio, concentrando una forte corrente proveniente proprio dal corso principale, deviato un centinaio di anni fa per via della vicina centrale idroelettrica.

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Cristian, che aveva anche il brevetto per le immersioni, si era tuffato come suo solito. Non aveva paura perché lì era cresciuto e si sentiva a casa. Il padre, che si trovava tra l’abitazione e il canale, non l’aveva visto risalire e si era precipitato a soccorrerlo. Si era procurato un taglio in testa, ma era riuscito a portarlo fuori dall’acqua con l’aiuto del fratello e del custode del vicino santuario. Tutti i tentativi sono stati però vani, poiché anche dopo l’arrivo della Croce Rossa di Palazzolo, dei pompieri e dei sommozzatori, il medico giunto con l’eliambulanza non aveva potuto far altro che constatare il decesso.

Di Cristian rimangono i ricordi impressi in tutti coloro che hanno condiviso con lui un percorso di vita, specialmente quello scolastico. Di lui si parla un gran bene: la sua gentilezza, cortesia, disponibilità e determinazione erano le doti che più lo caratterizzavano. Rimangono però anche le sue fotografie, in particolare alcune istantanee davvero straordinarie che con la sua reflex Nikon aveva scattato a paesaggi un po’ in tutta la zona, soprattutto tra Castelli Calepio e Palazzolo. E poi ci sono gli uccelli, una passione che lo ha accompagnato per anni, tant’è che le foto dei volatili erano diventate la sua specialità. Amava pescare, ma rispettava profondamente l’ambiente in cui viveva; spesso segnalava rifiuti abbandonati e comportamenti incivili degli avventori del fiume. E infine era un appassionato di meteorologia, nella quale si dilettava a casa, studiando il tempo atmosferico e cercando talvolta di fare previsioni.

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