Il lago pleistocenico lungo il Borlezza incanta il Giappone

ALTO SEBINO. L’area tra Sovere, Castro e Pianico è stata studiata da un team nipponico: i risultati ora sono in mostra al «Varve museum» con altri campioni da tutto il mondo.

Le storia del lago pleistocenico che 800mila anni fa si estendeva fra Sovere, Pianico e Castro vola in Giappone grazie a un team di ricercatori che nei giorni scorsi hanno lavorato nel sito archeologico dell’alto Sebino: sfruttando una particolare tecnica, da loro sviluppata e basata su fogli in fibra di vetro e miscele di sostanze chimiche, hanno realizzato un calco della parete che oggi sovrasta il fiume Borlezza per portarlo all’interno del «Varve Museum» della prefettura di Fukui, a circa 200 chilometri da Tokyo. Tra le sale della più importante esposizione mondiale dedicata alle varve, le lamine formate dal materiale botanico che si sedimentava sul fondo dei laghi preistorici, l’unico sito italiano presente sarà quello bergamasco, accanto alle rappresentazioni provenienti, oltre che dal Giappone, da Finlandia, Germania, Egitto, Israele e altre parti del mondo.

Il convegno internazionale

«Un risultato straordinario – sottolinea la sindaca di Sovere Federica Cadei – che ci sprona a continuare nel percorso intrapreso qualche anno fa di valorizzazione del lago fossile, un’area capace di suscitare l’interesse di studiosi arrivati apposta dal Giappone e meritevole di maggiore attenzione da parte delle nostre comunità e dei turisti dell’alto Sebino».Tre ricercatori giapponesi avevano partecipato a Roma, fra il 14 e il 20 luglio scorsi, al ventunesimo congresso Inqua (International Union for Quaternary Research), il più importante appuntamento internazionale della comunità scientifica che si occupa dell’evoluzione geologica recente del Pianeta, insieme ad altri 3 mila delegati provenienti da tutto il mondo. Conclusi i lavori, sono saliti a Milano dove li hanno raggiunti due colleghi venuti in Italia per realizzare a Sovere un calco delle varve visibili sulla parete della valle scavata dal fiume Borlezza ma che 800mila anni fa era il fondo del lago pleistocenico.

Il frammento osseo

«Dobbiamo immaginare – spiega Clara Mangili, la ricercatrice dell’Università Bicocca che nel 2000 individuò il primo frammento osseo del cervo oggi esposto al Museo civico di scienze naturali Enrico Caffi di Bergamo – di trovarci in quello che 800mila anni fa era il fondo di un lago lungo 3 chilometri e largo 800 metri. L’evoluzione geologica ha portato il fiume Borlezza a scavare la propria valle e a portare così alla luce una sequenza di 20mila varve che ci consentono di ricostruire, anno per anno, il clima di un periodo interglaciale lungo appunto 20mila anni con caratteristiche del tutto simili al nostro». Analizzando i pollini e i semi conservati nelle varve, i ricercatori riescono infatti a ricostruire l’evoluzione climatica di quel periodo.

Il calco delle varve

Tuttavia al team giapponese non interessava analizzare il contenuto delle singole varve, bensì realizzare una raffigurazione delle stratificazioni soveresi: «Per questo – spiega Federica Badino, ricercatrice dell’Università di Firenze che insieme a Clara Mangili e a Federico Confortini del museo Caffi ha fornito assistenza ai colleghi giapponesi – hanno portato con sé dei fogli in fibra di vetro e dei composti chimici che, reagendo con la roccia, hanno permesso di fissare sui pannelli il calco delle varve e i loro diversi colori. I drappi non hanno più bisogno di ulteriori trattamenti e si conservano integri per un lungo periodo, rimanendo a disposizione del pubblico». Junko Kitagawa, curatrice del museo delle varve, ha sottolineato: «Il nostro obiettivo è spiegare un fenomeno geologico importante e complicato rendendolo accessibile ai visitatori del museo, dove le varve possono essere osservate da vicino come se si trovassero ancora nel loro ambiente naturale originario». Uno dei pannelli realizzati dai ricercatori giapponesi è stato donato al Comune di Sovere; la sindaca Federica Cadei, che ai ricercatori giapponesi ha garantito il sostentamento con pizze e focacce, brioches e prosecco, sta già studiando dove poterlo esporre. «Grazie a un finanziamento regionale ottenuto tramite il distretto del commercio – conclude la sindaca – stiamo lavorando per realizzare un punto di accoglienza destinato ai visitatori del lago pleistocenico, un sito che si conferma di grande interesse scientifico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA