I 300mila euro per il tradimento: marito assolto

IL PROCESSO. Tutta colpa di una relazione extraconiugale tra una lei e un lui di due diverse famiglie rom.

Col marito tradito che per il dispiacere prima aveva tentato di farla finita ingurgitando farmaci e che poi avrebbe preteso soldi per lavare l’onta, finendo a giudizio per tentata estorsione insieme al cognato, accusato di averlo spalleggiato. Ieri però i due sono stati assolti da questa accusa, per la quale il pm Fabio Magnolo aveva chiesto una condanna di 4 anni a testa. Gli imputati sono stati ritenuti estranei a due dei tre episodi contestati, mentre per il terzo il reato è stato derubricato in minaccia. Sicché le pene sono divenute decisamente più lievi: 4 mesi per il marito tradito, 44 anni, e sei mesi per il cognato, 46 anni, entrambi residenti nel Milanese. A fronte di una richiesta di 30mila euro, i risarcimenti stabiliti sono arrivati a una somma di 3.500 euro a beneficio del partner della fedifraga, 35 anni, e dello zio 65enne di quest’ultimo, entrambi di Carobbio.

I fatti contestati vanno dal 30 luglio al 10 agosto 2019. In tre video postati su Facebook i due imputati – è l’accusa – avrebbero preteso più di 300mila euro come risarcimento morale per la famiglia. In uno dei filmati, postato il 30 luglio, il cognato minacciava le due parti offese: «Il disonore che avete portato per ciò che avete fatto lo pagate… se non pagate avrete a che fare con me...».

Il 4 agosto, stando alle contestazioni, il marito avrebbe minacciato di dar fuoco all’auto e all’abitazione dello zio se non avesse versato 300mila euro per risarcire il disonore provocato dal tradimento di cui si era macchiato il nipote. Il giorno successivo – è sempre l’accusa -, sulla provinciale della Valcalepio, a Chiuduno, il marito tradito avrebbe inseguito e speronato con l’auto la vettura condotta dallo zio. Il 10 agosto il marito, mentre assisteva il cognato ricoverato in pronto soccorso dopo aver tentato il suicidio, aveva postato su Fb un video in cui minacciava di morte lo zio: «Sparisci da Bergamo perché appena esco da questo ospedale vengo a casa tua». E poi, riferito anche all’amante: «Se succede qualcosa a mio cognato voi morite». Infine, allo zio «Volevi chiudere a 10-15mila euro che non ci hai...».

Quest’ultimo accenno al denaro è stato interpretato dall’accusa come un’ulteriore pretesa estorsiva. Non così invece per i legali dei due imputati. «Il cognato con quella frase vuole intendere: non hai neanche i soldi per pagare quanto concordato?», ha sostenuto l’avvocato Matteo Ceriani, che assiste il cognato.

Perché le difese hanno evocato la presenza di un tribunale popolare all’interno della comunità rom, una specie di consiglio dei saggi costituito per dirimere le controversie tra famiglie. E questo «gran giurì» avrebbe decretato in 10-15mila euro il prezzo per lavare l’onta del tradimento.

Ha fatto inoltre notare Ceriani, che i video non erano stati inviati direttamente alle parti offese, bensì pubblicati sulla propria pagina Fb in modalità live: «Tutti potevano vederli, ma non c’era certezza che arrivassero a chi era indirizzato il messaggio». A tal proposito Francesco Paolo Rondena, legale del marito tradito, ha posto una domanda retorica: «Ma uno che sta portando avanti una condotta estorsiva da 300mila euro è così fesso da pubblicare la richiesta di denaro su Fb, che è accessibile a tutti, anche alle forze dell’ordine?».

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