
Scienza e Tecnologia
Giovedì 17 Aprile 2025
Su un pianeta alieno gli indizi più promettenti della presenza di vita VIDEO
Presto K2-18b accese l'attenzione dei planetologi di tutto il mondo , ma nel 2024 però una doccia fredda spense l'entusiasmo dei ricercatori, dopo che la ricerca basata sulle osservazioni del telescopio Webb e pubblicata su The Astrophysical Journal Letters dal gruppo dell’Università California a Riverside coordinato da Shang-Min Tsai, indicava che le possibili firme della vita osservate fino ad allora allora non erano attendibili .
Adesso ìl gruppo guidato da Nikku Madhusudhan dell’Istituto di Astronomia di Cambridge, in collaborazione con Space Telescope Science Institute e le università britanniche di Cardiff e Birmingham, sempre grazie ai dati del telescopio Web ha trovato nell’atmosfera di K2-18b anche le impronte del solfuro di dimetile (Dms) e del disolfuro di dimetile (Dmds).
Le concentrazioni di questi composti sono comunque molto diverse da quelle presenti sulla Terra , circa migliaia di volte superiori .
È comunque la prima volta che vengono identificate molecole a base di carbonio nell'atmosfera di un esopianeta nella zona abitabile. Pianeti come questi sono chiamati dai ricercatori Iceani (dalle parole idrogeno e oceano ): mondi potenzialmente abitabili con oceani e con un'atmosfera ricca di idrogeno.
Non si tratta ancora di una vera e propria scoperta perché il margine di incertezza è ancora ampio e resta una piccola probabilità che i composti siano stati generati da processi diversi dalla vita . Attualmente il grado di incertezza è pari a 0,3% e per raggiungere la classificazione accettata per le scoperte scientifiche l’incertezza dovrebbe essere ridotta allo 0,00006% .
Secondo Madhusudhan, sebbene i risultati siano entusiasmanti, è fondamentale ottenere ulteriori dati prima di affermare che è stata trovata la vita su un altro mondo. “Il nostro lavoro è il punto di partenza per tutte le indagini che sono ora necessarie per confermare e comprendere le implicazioni di questi risultati entusiasmanti”, ha detto il coautore della ricerca Savvas Constantinou, dell'Istituto di Astronomia di Cambridge.
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