Riscrivere il Dna con l’IA generativa della biologia

Può generare sequenze di Dna su misura per malattie specifiche o riconoscere geni finora sconosciuti: è Evo 2 , il più potente modello di Intelligenza Artificiale nel campo della biologia , istruito su 128mila genomi e apre le porte alla cosiddetta biologia generativa , ossia alla possibilità di modificare o ideare nuove sequenze di Dna grazie alla IA. Pubblicato su GitHub, Evo 2 è accessibile liberamente ed è stato sviluppato dai ricercatori dell’Istituto Arc in California, in collaborazione con le Università di Stanford, Berkeley, San Francisco e l’azienda Nvidia.

Evo 2 è un modello per molti versi simile ai modelli linguistici come ChatGpt ma mentre questi ultimi erano stati addestrati a parlare dopo l’analisi di miliardi di testi scritti dagli umani, a Evo 2 sono stati mostrati i codici genetici. Ben 9mila miliardi di lettere genetiche , di 128mila genomi di una gran varietà di esseri viventi, che hanno permesso a Evo 2 di ricercare schemi interni e combinazioni all’interno delle sequenze genetiche fino ad arrivare alla capacità di scrivere nuove sequenze di Dna .

Uno strumento capace d i progettare trattamenti o farmaci su misura : “se ad esempio ti serve attivare una risposta genetica solo all’interno dei neuroni o solo nelle cellule del fegato potresti disegnare un elemento capace di accedere solo in quelle cellule specifiche”, da detto Hani Goodarzi, uno degli autori dell’Università della California. Evo 2, spiegano gli stessi autori, potrebbe diventare una sorta piattaforma comune su cui poter addestrare modelli di IA più piccoli e specifici . Uno strumento dalle grandi potenzialità ma per evitare che possa essere usato in modo malevolo è stato anche addestrato a non fornire informazioni relative a usi di possibili patogeni dell’uomo. “Mentre continuiamo a perfezionare il modello – ha detto il responsabile tecnologico di Arc, Dave Burke –  i ricercatori stanno iniziando a usarlo in modi creativi, ci aspettiamo di vedere usi benefici di Evo 2 che non avevamo ancora nemmeno immaginato”.

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