Scienza e Tecnologia
Venerdì 29 Novembre 2024
L'indignazione è uno dei motori delle fake news sui social
L' indignazione è fra i principali motori che favoriscono la diffusione delle fake news sui social network : i post che veicolano disinformazione suscitano infatti più indignazione morale rispetto a quelli con informazioni attendibili e le persone tendono a condividerli senza neppure averli letti . Lo dimostra lo studio statunitense guidato dalla Princeton University e pubblicato sulla rivista Science.
I ricercatori hanno preso in esame oltre un milione di link condivisi su Facebook e più di 44.000 tweet di 24.000 utenti di Twitter (oggi X) per cercare di capire come la circolazione delle informazioni viene condizionata dal sentimento dell' indignazione , quel mix di rabbia e disgusto che viene innescato dalla percezione di trasgressioni morali . Inoltre, hanno condotto due esperimenti comportamentali che hanno coinvolto 1.475 partecipanti .
I dati raccolti dimostrano che le fonti di disinformazione suscitano più indignazione rispetto alle fonti affidabili e lo sdegno facilita la condivisione di bufale almeno tanto quanto quella di notizie attendibili. Gli utenti sono più propensi a condividere disinformazione che suscita indignazione senza neppure leggerla : per questo motivo è tutto sommato inutile raccomandare la verifica delle fonti per mitigare la diffusione della disinformazione . Le persone possono condividere fake news senza verificarne l'accuratezza perché la condivisione è un modo per segnalare la propria posizione morale o l' appartenenza a determinati gruppi.
A dare un'ulteriore spinta alla disinformazione sono poi gli algoritmi usati dalle piattaforme per classificare i contenuti da mostrare agli utenti. "Dato che l'indignazione è associata a un maggiore coinvolgimento online - osservano i ricercatori - la disinformazione che suscita indignazione potrebbe diffondersi di più in parte a causa dell' amplificazione algoritmica " che premia i contenuti più coinvolgenti. "Questo è importante perché gli algoritmi possono classificare meglio le notizie associate all'indignazione, anche se un utente intendeva esprimere sdegno nei confronti dell'articolo per il fatto che conteneva disinformazione".
© RIPRODUZIONE RISERVATA