Ucciso a Martinengo, chiese lui ai medici: dimettete mia moglie
IL DELITTO. I funerali dell’imprenditore assassinato dalla moglie saranno celebrati a Brusaporto, paese d’origine.
Sarà celebrato venerdì 2 febbraio alle 10 a Brusaporto, nella chiesa parrocchiale di Santa Margherita Vergine e Martire, il funerale di Diego Rota, l’imprenditore di 55 anni originario del paese dell’hinterland ucciso la sera del 25 gennaio dalla moglie con oltre venti coltellate nella loro villetta di Martinengo. Il feretro è stato portato nella mattinata di ieri nella Casa funeraria delle onoranze funebri «La Pace» di San Paolo d’Argon, dove la camera ardente è aperta anche oggi dalle 8,30 alle 20: da qui domani sarà trasferito nella chiesa di Brusaporto per la cerimonia funebre.
Il primo esito dell’autopsia eseguita martedì all’ospedale Papa Giovanni XXIII dal medico legale Andrea Verzeletti è servita per stabilire che l’uomo è stato colpito da più di venti coltellate inferte dalla moglie Caryl Menghetti, di dieci anni più giovane, in preda ai più cupi deliri. Con un grosso coltello da cucina la donna ha colpito il marito mentre i due si trovavano nella camera da letto della loro casa di via Cascina Lombarda, mentre la figlia di cinque anni, ora affidata ai nonni materni, continuava a dormire nella cameretta confinante.
Le coltellate hanno colpito Diego Rota alla schiena, al collo e all’addome e sono diversi i tagli
individuati agli arti inferiori e alle mani, cosa che fa pensare a un estremo tentativo dell’uomo di difendersi dalla furia omicida della moglie. L’uomo era morto sul colpo ed era stata la stessa Caryl Menghetti a contattare in videochiamata la sorella, che, vedendola sporca di sangue, aveva lanciato l’allarme al 112. Dell’accaduto non si erano accorti nemmeno i genitori della donna, che abitano nel seminterrato della stessa villetta, avvisati poi del fatto dall’altra figlia. A scatenare l’azione della donna, i problemi psichiatrici che l’accompagnavano da alcuni anni.
Proprio la mattina di giovedì scorso, in uno stato delirante, era stata accompagnata da Diego Rota all’ospedale di Treviglio, per essere visitata al Pronto soccorso e quindi nel reparto di Psichiatria: la donna sosteneva che il marito fosse implicato in giri di pedofilia e qualora avesse avuto conferma dei suoi sospetti, lo avrebbe ucciso. La donna era stata poi dimessa con prescrizione di alcuni farmaci, tornando a casa con il marito, che ha ucciso poche ore dopo. Lo stesso Rota, è emerso, avrebbe spinto perché venisse dimessa: «Preferisco portarla a casa con me», avrebbe detto. Menghetti, per la quale è stato convalidato l’arresto, si trova in cura nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
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