Uccise il marito a Martinengo: indagata pure la psichiatra che la visitò
MARTINENGO. In preda a delirio la moglie sferrò ben 17 coltellate. La mattina era stata ricoverata e dimessa da Treviglio.
Uccise il marito in preda a un delirio, erroneamente convinta che l’uomo appartenesse a una setta di pedofili e che per questo la figlioletta fosse in pericolo. Caryl Menghetti, 45 anni, alle 23,30 del 25 gennaio 2024 sferrò 17 coltellate a Diego Rota , 55 anni, nella casa della coppia a Martinengo: in quei momenti era totalmente incapace di intendere e volere, ma è in grado di stare in giudizio, hanno stabilito gli psichiatri Sergio Monchieri e Francesca Bettini, periti del gup.
Il dubbio sui farmaci
La mattina dello stesso giorno la donna era finita in pronto soccorso, dopo che una vicina l’aveva sentita farneticare sul consorte (tre anni prima per gli stessi motivi era stata sottoposta a un Tso). All’ospedale di Treviglio era stata visitata da una psichiatra che l’aveva dimessa intorno alle 15,30 prescrivendole una cura farmacologica dopo essersi consultata con la psichiatra che aveva in cura la 45enne. I farmaci sono stati assunti? Ufficialmente non risulta, ma i genitori della donna hanno raccontato che quella sera le pasticche prescritte erano state grattugiate e in questo modo versate di nascosto nella pasta che aveva mangiato per cena.
Indagata la psichiatra
Ora, a un anno di distanza, Caryl Menghetti, difesa dall’avvocato Danilo Buongiorno, è davanti alla Corte d’assise per rispondere di omicidio volontario aggravato dal rapporto di coniugio, mentre la psichiatra che la ebbe in carico all’ospedale di Treviglio la mattina del 25 gennaio 2024, è indagata per omicidio colposo in un fascicolo autonomo. Il gup aveva infatti disposto il rinvio a giudizio di Caryl Menghetti e nel contempo aveva ordinato la trasmissione degli atti al pm perché valutasse l’eventuale sussistenza di responsabilità da parte dell’ospedale. Il pm Laura Cocucci ha così aperto un fascicolo iscrivendo la psichiatra che aveva firmato la dimissione della 45enne. Fascicolo che allo stato resta aperto in quanto sono tuttora in corso accertamenti sulla posizione della dottoressa.
Richiesta nuova perizia
Martedì mattina - 28 gennaio -, durante l’udienza di smistamento del processo, la Corte d’assise presieduta da Patrizia Ingrascì (a latere Elena Kildani) ha disposto una nuova perizia psichiatrica, affidata ancora a Monchieri e Bettini, per valutare la persistenza della pericolosità sociale dell’imputata, «l’unico elemento su cui in questo processo si dovrà pronunciare la Corte - ha chiosato l’avvocato Buongiorno - dal momento che fatti e vizio totale di mente sono assodati». L’incarico ai due periti verrà conferito nell’udienza del 14 febbraio. I giudici hanno ammesso anche l’esame dell’imputata, in programma una volta resi noti i risultati della nuova perizia.
L’abbraccio con i famigliari
Ieri Caryl, detenuta nella Rems di Castiglione delle Stiviere, era presente in aula. La Corte ha concesso ai familiari di poter scambiare qualche parola con la 45enne. Sono stati dieci minuti carichi di lacrime e commozione, quelli trascorsi in aula a fine udienza. Particolarmente toccante l’abbraccio del padre alla figlia. All’udienza hanno preso parte anche i familiari di Diego Rota. Tre le parti civili: il fratello con l’avvocato Domenico Aiello, la sorella con l’avvocato Chiara Calcagno e la figlia di vittima e imputata - ora affidata a una zia paterna - con l’avvocato Simona Prestipino.
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