Uccise l’amico con un fucile, confermati 24 anni per l’ex idraulico di Covo: resta in carcere

IL PROCESSO. Il delitto dell’imprenditore di Romano Fausto Gozzini, lo scorso 14 settembre in provincia di Cremona: i giudici hanno accolto la richiesta del pm.

Ventiquattro anni di carcere per Domenico Gottardelli, il 79enne di Covo che il 14 settembre di un anno fa ha ucciso con un colpo di fucile, irregolarmente detenuto, l’amico 61enne Fausto Gozzini, nell’azienda di quest’ultimo, la Classe A Energy di Casale Cremasco, in provincia di Cremona. Nell’ultima udienza, del 19 settembre 2023, i periti medici avevano escluso che l’imputato fosse incapace di intendere e di volere all’atto del reato. Ma, contrariamente a quanto chiesto dal pm Francesco Messina, la Corte d’Assise del tribunale di Cremona, presieduta da Anna Di Martino, ha escluso che l’ex-idraulico avesse premeditato l’omicidio. Inoltre, la richiesta di scarcerazione dell’imputato presentata dagli avvocati Santo Maugeri e Pietro Mazza è stata rigettata con ordinanza separata: per il momento, dunque, Gottardelli resta in carcere. Non sono state riconosciute neanche le attenuanti generiche.

Rimane ancora avvolto nel mistero il movente che ha portato il pensionato di Covo a commettere l’omicidio. L’imputato aveva raccontato ai giudici di aver ucciso Gozzini dopo aver scoperto che, in combutta con la sua cameriera, gli aveva rubato circa 300mila euro. Contanti conservati in garage, che Gottardelli ha sostenuto essere frutto della vendita di una villa sul lago d’Iseo, in località Predore. Versione che il pm, nella scorsa udienza del 19 settembre 2023, aveva definito «non convincente». È pur vero che la cameriera, sentita dalla Polizia Giudiziaria, ha ammesso di avere avuto una relazione con il Gozzini, conclusasi però già nel 2016.

Infine, Gottardelli è stato condannato anche a risarcire i danni alle parti civili costituite, che tuttavia verranno liquidati in un separato giudizio civile: la Corte ha assegnato però una provvisionale immediatamente esecutiva di 40.000 in favore della vedova Renata Teresa Maria Galbiati e di 20.000 ciascuno ai figli della vittima Marco e Marcello, poco più che trentenni. Tra due mesi, tempo necessario per il deposito della sentenza, si sapranno le motivazioni dei giudici togati e popolari e i ragionamenti che li hanno portati alla decisione.

Approfondisci l'argomento sulla copia digitale de L'Eco di Bergamo

© RIPRODUZIONE RISERVATA