Treviglio, rivoluzione superiori: per 4.600 studenti il 12 settembre parte la «settimana corta»

TREVIGLIO. Da quest’anno passano al sabato libero anche «Weil», «Oberdan», «Archimede» e «Zenale e Butinone». Resta a sei giorni solo il «Cantoni». I dirigenti: scelta condivisa con tanti genitori, da anni si chiedeva il cambiamento.

Nuovo anno scolastico, rivoluzione a Treviglio. Con la sola eccezione dell’istituto agrario «Cantoni», tutte le scuole secondarie di secondo grado della città aderiscono infatti alla settimana corta. Lezioni dal lunedì al venerdì, sabato a casa. Anche la secondaria di primo grado «Grossi» passa a lezioni su cinque giorni: era l’unica rimasta, tra quelle che una volta erano chiamate scuole medie, ad essere attiva con lezioni anche il sabato.

La settimana scolastica di cinque giorni per le superiori non è una prima assoluta a Treviglio. La applicano da anni l’istituto Salesiano, il Polo formativo studentesco (Pfs) Facchetti e Collegio degli Angeli, i professionali Abf ed Enfapi e la Scuola per lavorare nell’agroalimentare di Castel Cerreto.

Gli istituti coinvolti

Oltre 4.600 ragazzi e ragazze in più con il sabato mattina libero.

La grossa novità è che da settembre si aggiungono anche il «Weil» (liceo artistico, classico e scientifico), l’«Oberdan» (liceo economico sociale, liceo scienze umane e istituto tecnico economico), l’«Archimede» (istituto tecnico industriale) e lo «Zenale e Butinone» (istituto tecnico nel turismo, tecnico in grafica e comunicazione e professionale grafico). Per un totale di oltre 4.600 ragazzi e ragazze in più con il sabato mattina libero. Compensato da alcune giornate più lunghe rispetto allo scorso anno e lezioni rimodulate da 60 a 55 minuti per alcune scuole. Un’adesione così ampia rappresenta un cambiamento epocale che potrebbe incidere in senso ampio anche sulle abitudini del territorio trevigliese. Cambieranno con tutta probabilità gli orari del traffico delle auto davanti alle scuole, così come le consuetudini dei locali che gli studenti frequentano per il pranzo. Cambiano, e questo è certo, le corse degli autobus, che sono chiamate ad adattarsi ai nuovi orari.

«I genitori, in sede di open day, lo hanno chiesto sempre di più negli ultimi anni»

Il passaggio alla settimana corta è stato coordinato in modo unitario dai dirigenti scolastici dei quattro istituti coinvolti: Maria Chiara Pardi («Archimede»), Paola Pellegrini («Zenale e Butinone»), Sabrina Schiavone («Weil») e Alessandro Colombo («Oberdan»). Tengono a spiegare insieme la scelta: parte «da molti genitori che, in sede di open day, lo hanno chiesto sempre di più negli ultimi anni». A ciò si aggiunge «l’esperienza di molte scuole soprattutto in province vicine che ha confermato la validità di questo modello organizzativo, del resto largamente prevalente in Europa».

«Mai indietro»

Chi lo applica da oltre 20 anni continua a confermare la scelta. «Nelle nostre valutazioni il sabato libero significa garantire alle famiglie un tempo per loro – spiega Maria Paola Gusmini, coordinatrice didattico educativa del Pfs che ha la settimana corta dal 2000 su impulso della dirigente Angela Lattuada –. Inoltre, consente ai ragazzi e alle ragazze di dedicarsi a pratiche formative diverse da quelle scolastiche, ma altrettanto importanti in età adolescenziale», come lo sport, la musica, l’impegno sociale. Certo, aggiunge, «la settimana corta ci ha richiesto flessibilità didattica e il superamento della classica lezione frontale, insegnando agli studenti anche ad essere più autonomi. Ma non torneremmo mai indietro».

I vantaggi della settimana corta

In ottica ambientale, un giorno in meno a settimana significa riscaldamento spento e meno auto e autobus che inquinano sulle strade.

Diversi i vantaggi che, nell’analisi dei quattro dirigenti, porterà con sé il nuovo modello: prima di tutto «il benessere di studenti e famiglie che potranno godere di un giorno libero in più». Non manca anche uno stimolo ai docenti: «La ridefinizione del modello organizzativo – è l’auspicio dei dirigenti – può dare nuovo impulso a ripensare il modello didattico, aggiornandolo a modelli laboratoriali e non banalmente al ritmo di lezione frontale e studio domestico».

In ottica ambientale, infine, un giorno in meno a settimana significa riscaldamento spento e meno auto e autobus che inquinano sulle strade.L’annunciato passaggio alla settimana corta, alcuni mesi fa, aveva scatenato le polemiche di alcuni genitori, preoccupati di un’eventuale riduzione della qualità didattica. Problemi superati, a detta dei dirigenti, che però non nascondono alcune criticità che prevedono di dover affrontare: «Gli studenti dovranno ripensare le proprie giornate tenendo conto di un orario più consistente a scuola e andrà previsto un coordinamento tra studenti e docenti per giungere ad un rinnovato patto formativo che tenga conto sia dei benefici che delle criticità che dovessero emergere dal nuovo modello organizzativo».

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