Tragedia a Breno: strangolata in casa
Il figlio confessa: «Sono stato io»
La vittima aveva 53 anni: vivevano insieme in un alloggio popolare a Breno. Accusato di omicidio colposo il giovane di 25 anni.
Una famiglia disagiata, con un padre rimasto in carcere fino a pochi mesi fa per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, all’interno della quale le difficoltà economiche si sommano a problemi di carattere psichiatrico e cognitivo. È in un simile contesto che giovedì 10 settembre a Breno è morta Francesca Mesiano, 53 anni, ed è stato arrestato, con l’accusa di omicidio colposo, il figlio venticinquenne Vincenzo Capano: ha confessato di aver strangolato la madre con le proprie mani, ma prima di dichiarare chiuso il caso gli inquirenti preferiscono aspettare l’esito dell’autopsia. Sconvolta l’altra figlia della donna, una diciannovenne che appena ha potuto ha lasciato la sua famiglia d’origine per trasferirsi nell’alto Sebino, dove vive insieme alla propria bambina e al proprio compagno.
Vincenzo Capano e Francesca Mesiano, originari della Calabria, vivevano insieme in una casa popolare comunale a fianco del palazzo municipale brenese. Giovedì sera, dopo l’ora di cena, il giovane si è presentato in caserma raccontando di aver discusso animatamente con la mamma e chiedendo aiuto perché lei non gli rispondeva più, ma quando i militari della compagnia di Breno hanno raggiunto l’appartamento per verificare cosa fosse successo l’hanno trovata distesa su un divano ormai prima di vita. Il medico legale e i carabinieri della scientifica del Comando Provinciale di Brescia hanno quindi lavorato tutta notte per effettuare i necessari rilievi tecnici. Vincenzo Capano, dopo l’iniziale richiesta di aiuto, non ha più risposto a nessuna domanda, né a quella dei militari né a quella dei sanitari che nel frattempo erano stati chiamati in caserma. Ieri mattina è stato accompagnato in ospedale a Esine per una valutazione psichiatrica. Proprio in ospedale il giovane, assistito dal proprio avvocato di fiducia, ha iniziato a raccontare cosa ricordava di quanto fosse successo e di fronte al Pubblico Ministero della Procura di Brescia, Roberta Panico, ha raccontato di aver aggredito la madre senza un valido motivo e di averla soffocata stringendole le mani intorno al collo fino a provocarne la morte.
Sulla base di questa confessione, in attesa degli esiti dell’autopsia, il giovane è stato portato in carcere a Brescia: su di lui pende l’accusa di omicidio voolontario, aggravato dal rapporto di parentela con la vittima. Vincenzo Capano non lavorava; lui e la madre sbarcavano il lunario assistiti dai servizi sociali, vivendo di elemosina e di piccole offerte ricevute dai brenesi e dai commercianti del paese. La famiglia Capano, pur essendo arrivata in valle Camonica ormai molti anni fa, non si è mai del tutto integrata. Il capofamiglia Giuseppe Capano non si vede a Breno da molto tempo: a novembre dell’anno scorso è uscito dal carcere dopo aver scontato una detenzione per traffico internazionale di stupefacenti: importava cocaina dal Sudamerica. L’altra figlia era stata allontana dalla sua famiglia d’origine e per un certo tempo ha vissuto in una comunità protetta; in questo periodo è diventata madre di una bambina e, una volta raggiunta la maggiore età, ha preferito allontanarsi da Breno. Ora vive nell’alto Sebino con il fidanzato e la figlioletta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA