Testa: «Mai nulla in cambio». Contatti anche per la Bassa
L’INDAGINE. I gemelli dal giudice. Maurizio tace, Arturo risponde: «Solo campagna elettorale, mai chiesto soldi». Le telefonate intercettate.
Non ci sarebbero solo le elezioni in Liguria, ma anche quelle di Treviglio e in Piemonte, nel mirino di Arturo e Maurizio Testa, i fratelli gemelli di Boltiere indagati nell’inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria e portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti: martedì 14 maggio i due sono comparsi davanti al giudice di Genova Paola Faggioni. Arturo ha risposto alle domande e chiesto l’attenuazione della misura dell’obbligo di dimora cui è sottoposto con il fratello: «La nostra era solo campagna elettorale. Si dava una mano a raccogliere voti ma non si è mai chiesto in cambio nulla», ha spiegato Arturo Testa, difeso dall’avvocato Stefano Vivi.
Maurizio si è invece avvalso della facoltà di non rispondere ma, difeso dall’avvocato Maurizio Mascio, ha fatto depositare una lettera datata 15 marzo 2007 e firmata da Marta Vincenzi, allora candidato sindaco a Genova (e poi eletta) per il centrosinistra: la missiva era indirizzata alla comunità genovese di Riesi, la cittadina d’origine dei Testa e nella quale i fratelli sono accusati di aver cercato e trovato voti per Toti in cambio di benefici, il tutto con l’aggravante di aver agevolato Cosa nostra. Con la lettera Maurizio Testa ha voluto in pratica sostenere che i rapporti con i riesini li avevano tutti, pure la candidata del centrosinistra nel 2007. La Vincenzi si dice esterrefatta: «Mi fa pena se l’unica cosa che questa persona ha è quella lettera. Io o il mio comitato l’avremo scritta dopo le elezioni. Ma una cosa è ringraziare, un’altra è prendere soldi – spiega –. Ai tempi non c’erano inchieste su infiltrazioni mafiose nel quartiere e anzi quando, anni dopo, si è iniziato a sapere, ho denunciato ma in risposta ho ricevuto solo delle grandi pernacchie. Forse qualcuno avrebbe dovuto indagare meglio». Dalle carte dell’inchiesta emerge poi che i Testa, dopo Genova, si sarebbero interessati anche delle elezioni di Torino e Treviglio. «Già nelle prime fasi successive alle elezioni regionali della Liguria del 20 e 21 settembre 2020, i fratelli Testa si sono interessati a ulteriori tornate elettorali – scrivono gli investigatori –, in particolare a elezioni amministrative comunali a Treviglio, Torino e Genova».
Le elezioni comunali di Treviglio
È il deputato bergamasco Alessandro Sorte – allora nel movimento di Toti e oggi coordinatore regionale di Forza Italia – che, dopo il successo della cena elettorale a Genova, propone ad Arturo Testa di trovare «una sala per realizzare un evento similare in occasione delle elezioni comunali di Treviglio». In una telefonata del 6 ottobre 2020, Angelo Arturo Testa dice a Sorte di aver trovato una sala da 120 posti, mentre, se ha bisogno di una sala più grande, bisognerà rivolgersi alla «Muratella» di Cologno, dove hanno una capienza di circa 150 posti. Nel corso della conversazione Sorte chiede: «Arturo, ma tu c’hai riesini anche a Treviglio?». Testa, dopo aver risposto affermativamente, precisa: «Ma saranno una trentina». A febbraio è Luigi Stracuzzi – all’epoca esponente di «Rinascerò» e oggi in Forza Italia – a rivolgersi a Italo Maurizio Testa domandando: «Hai qualche amico nel treviglianese? Io farò questa lista civica che correrà assieme alla maggioranza». Per la cronaca, Stracuzzi sarebbe poi stato candidato ma non con la maggioranza trevigliese, bensì con la lista «Rinascerò» guidata dal candidato sindaco Augusto Corsi. Continuano le carte dell’inchiesta ligure: «In data 17 maggio 2021 l’onorevole Sorte chiama Arturo Angelo Testa per chiedergli: “la tua comunità come è messa a Torino?” e ottiene la seguente risposta: ”Come Genova, uguale.... Ti ho detto come a Genova, quindicimila sono a Genova e quindicimila sono a Torino”». Sorte prosegue: «Allora puoi cominciare a muoverti che c’è... che quando ti vedo ti spiego... mettici un attimo la testa». L’interlocutore risponde: «Vediamo cosa cerchi e cosa vuoi vediamo di fare sempre il massimo».
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