«Silvana ossessionata dai Casati». Li accusava di scherzi al citofono

Omicidio di Treviglio Una vicina: «Era strana, non mi ha riconosciuto». A casa 42 cartucce calibro 38. La figlia: chiedo perdono.

«Silvana mi sembrava cambiata: in passato era sempre solare, sorridente, ben curata e brillante. Invece tre giorni fa l’avevo incontrata all’Eurospin, l’ho salutata, mi ha guardato in faccia ma non ha risposto. Come se non mi avesse riconosciuto. Era cambiata, era giù. Aveva qualcosa di strano». Milena Boccuni abita nella palazzina accanto a quella dove giovedì mattina Silvana Erzembergher ha sparato ai vicini di casa Luigi Casati e Monica Leoni, uccidendo lui, metalmeccanico di 61 anni in pensione, e ferendo gravemente lei, casalinga di 57, le cui condizioni ieri sono fortunatamente migliorate. E la vicina conferma che almeno da qualche giorno qualcosa non andava in Silvana, 71 anni, arrestata poco dopo l’omicidio e, da giovedì pomeriggio, piantonata in ospedale dopo aver accusato un malore in caserma a Treviglio.

Da qualche tempo andava in giro a dire che i coniugi Casati le facevano degli scherzi al citofono, suonandole senza poi palesarsi

Giovedì mattina si dev’essere dunque esasperata una situazione di screzi che andava avanti da tempo: screzi che, come hanno ricostruito gli inquirenti, si basavano su questioni di vicinato in realtà abbastanza banali e che, se non ci trovassimo di fronte al potenziale movente di un omicidio e di un tentato omicidio, sarebbero quasi da relegare nella categoria del farneticamento delirante. Silvana da qualche tempo andava infatti in giro a dire che i coniugi Casati le facevano degli scherzi al citofono, suonandole senza poi palesarsi. In realtà è poi emerso che, almeno in un caso, era stata invece proprio lei a comportarsi in maniera infantile, citofonando a un vicino.

Non solo. La donna si sarebbe spinta anche a sostenere con i conoscenti di aver subito addirittura delle molestie sessuali da parte dei coniugi: fatti per cui non ha mai sporto denuncia e, anzi, probabilmente dicerie per screditare Luigi Casati e Monica Leoni agli occhi degli altri inquilini, proprio come per gli scherzi citofonici. Del resto è ormai chiaro per chi indaga che la settantunenne – nata da una famiglia di giostrai, sposata con Fulvio Zanda, un commerciante di abbigliamento deceduto anni fa e con il quale ha gestito a lungo un negozio in via San Martino e una bancarella al mercato del sabato – ce l’avesse esclusivamente con i coniugi che abitano al secondo piano della palazzina di via Brasside, tra l’altro non direttamente sopra di lei, che vive a pianterreno sul lato destro, bensì a sinistra. La coppia era insomma diventata la sua ossessione.

Lunedì l’autopsia

Sabato pomeriggio, 30 aprile, è in programma l’interrogatorio di convalida dell’arresto, ma non è chiaro se Silvana Erzembergher (che è difesa dall’avvocato Pamela Nodari) potrà essere sentita, trovandosi in ospedale. Il sostituto procuratore Guido Schininà ha inoltre fissato per lunedì mattina l’autopsia sul corpo di Luigi Casati, composto all’obitorio del Papa Giovanni XXIII di Bergamo. L’esame chiarirà nei dettagli il numero di colpi calibro 38 che l’hanno ucciso. Stando ai primi rilievi, la settantunenne avrebbe scaricato la sua pistola – regolarmente detenuta – contro i due coniugi, sparando quattro colpi all’addome di Casati e tre alle gambe della moglie, accorsa nel piazzale davanti casa dopo aver sentito i primi spari.

Sequestrate 42 cartucce

E nell’appartamento dove la Erzembergher viveva da sola dopo la morte del marito il nucleo investigativo di Bergamo ha trovato e sequestrato 42 cartucce di calibro 38, marca Fiocchi. Il porto d’armi e la detenzione erano regolari: a giugno l’ex ambulante si sarebbe dovuta sottoporre alle visite per il rinnovo della licenza (che le sarebbe scaduta nel giugno 2021, ma che era stata rinnovata in automatico per via della pandemia), ma in questura non aveva ancora presentato la domanda. Eppure la settantunenne – i cui vicini ignoravano avesse in casa una calibro 38, benché ieri un barista della zona ha raccontato di averla vista due settimane fa girare con un coltello da cinquanta centimetri nella borsetta: «Mi serve per difendermi, si sa mai», si era giustificata – la pistola non la usava ufficialmente mai. Al poligono di tiro di Treviglio c’era stata una prima volta 22 anni fa, nel 2000, per iscriversi e fare qualche tiro con le pistole della struttura e ci era poi tornata solo nel 2015, quando ha poi preso la licenza per uso sportivo. Ieri i familiari dei coniugi Casati e quelli della Erzembergher si sono chiusi nel loro dolore.

La figlia: chiedo scusa

«Chiedo umilmente scusa alla famiglia», si è limitata a dire Monica Zanda, la figlia della settantunenne: «Non era lei, non era mia madre quando ha fatto quella cosa. Lei non fa male a nessuno, ama i cani, dà da mangiare agli uccellini». Insomma, anche per i parenti stretti qualcosa dev’essere scattato nella testa dell’ambulante in pensione, giovedì poco dopo le 7,30, quando ha visto Luigi Casati uscire dalla palazzina di via Brasside con al guinzaglio la sua Chanel, ora accudita dalla cognata Anna.

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