Romano, madre e figlio blindati in casa
«Ha 92 anni, l’affetto è una cura»

Tutto è cominciato il mese scorso tra le mura domestiche, dai sintomi di una fortissima influenza per il 60enne, alla conseguente polmonite per la madre, curata per vari giorni con ossigeno e antibiotici.

«Mascherine e guanti, sanificante sempre a portata di mano e quella continua precauzionale distanza, sono ormai strumenti che l’emergenza coronavirus obbliga a utilizzare in casa, visto che per destino non siamo ricorsi alle cure di un pronto soccorso e quindi nemmeno siamo a conoscenza di una possibile positività o negatività attraverso l’esito del tampone». A raccontarlo è Roberto (nome di fantasia) che a Romano vive con la madre 92enne, entrambi blindati in casa con tanta apprensione.

Tutto è cominciato il mese scorso tra le mura domestiche, dai sintomi di una fortissima influenza per il 60enne, alla conseguente polmonite per la madre, curata per vari giorni con ossigeno e antibiotici. Quindi, il lento recupero, reso lungo e pesante dal forzato stile di vita. «Una convivenza caratterizzata da tanta distanza che si accorcia solo quando è il momento di servire il cibo a chi è allettato o di provvedere all’igiene della persona», spiega. Roberto ammette: «Ho la fortuna di essermi creato degli spazi nella taverna di casa, ma spesso penso al sacrificio di chi vive con altri familiari in spazi piccoli». La permanenza forzata in casa, legata alle precarie condizioni di salute e alla possibilità di essere stati contagiati dal coronavirus, ha insegnato una cosa a Roberto: «Fondamentale è l’ascolto, il legame e l’aiuto che familiari e amici sono in grado di darti: quindi un po’ di egoismo nel mio vivere quotidiano andrà messo da parte».

Un altro aspetto ricollegabile a questo periodo viene così raccontato: «Al tardo inverno e inizio di primavera 2020 non saranno legati cinguettii o profumi della natura – dice Roberto –, ma rumori dei quali avremmo fatto volentieri a meno: quello delle miscela artigianale a base di alcool e acqua creato per igienizzare superfici e l’inquietante gorgoglio provocato dal bombolone di ossigeno liquido, quotidiano e anche notturno. Quando ci è stato consegnato in casa abbiamo pensato che fosse l’inizio della fine». Per l’anziana madre è ora iniziata la fase del lento recupero, dove l’alimentazione è determinante: «Se fosse per le mie capacità di preparare il cibo – ammette Roberto – mia madre avrebbe avuto un deperimento, ma grazie all’aiuto di mia cognata con menù appropriati e consegnati a domicilio, l’appetito piano piano le sta tornando». C’è poi da fare i conti con l’aspetto emotivo: «Inutile nascondere la perdita di amici e vicini di casa – ha concluso Roberto –. Lo abbiamo fatto con tatto, così come lo faremo per spiegarle quanto sta accadendo. Avrà la fortuna di ascoltarlo perchè a differenza di tanti, ancora tra noi».

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