Partecipa alla rissa, poi difende i carabinieri
Romano, in 3 giorni, due aggressioni

Periodo sfortunato per i carabinieri di Romano: nel giro di tre giorni 4 militari sono finiti all’ospedale dopo essere stati aggrediti in servizio.

Mercoledì notte un marocchino aveva scavalcato per introdursi nella caserma e aveva insultato e ferito, nel corso di una colluttazione, due carabinieri, tra cui il comandante Pasquale Farina.

Sabato altri due militari della stazione - una carabiniera e un appuntato - hanno riportato lesioni (sette giorni di prognosi per entrambi) nel tentativo di arrestare un tunisino, poi bloccato (non senza difficoltà) grazie anche al supporto di altri 4 militari e del connazionale con cui stava litigando. L’uomo H. M., 41 anni, con residenza e domicilio nel Bresciano (a Pisogne la prima e a Darfo il secondo) è finito in cella per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento. Il giudice Bianca Maria Bianchi lunedì ha convalidato l’arresto e ha disposto che resti in carcere nonostante fosse incensurato. Nei 18 anni di soggiorno in Italia non aveva infatti mai avuto a che fare con la giustizia, e però ha un’altra denuncia per resistenza, rimediata il 6 agosto scorso, un domicilio che non pare fisso e, soprattutto, durante l’aggressione ha mostrato un indole che lo potrebbe rendere incline alla reiterazione del reato.

Tutto comincia sabato a mezzogiorno, quando due nordafricani vengono notati mentre litigano in mezzo alla provinciale 101 che da Romano conduce a Cortenuova, in zona Galeazze. Traffico bloccato, automobilisti che chiamano i carabinieri. Arriva una prima pattuglia, composta dalla carabiniera e dall’appuntato. I due militari cercano di bloccare il 41enne, che per tutta risposta afferra due bottiglie raccolte accanto al guard rail e le scaglia - centrandolo al viso e al petto - contro l’appuntato. Tenta poi di fuggire nei campi, ma viene raggiunto e bloccato. Durante la colluttazione cerca di rubare la pistola alla carabiniera. Per l’accusa, avrebbe voluto fare fuoco contro il rivale. L’appuntato prova a spruzzargli dello spray urticante, ma quello niente, pare indemoniato. Tenta ancora di impossessarsi della pistola della militare, fortunatamente senza riuscirci. Finché, con l’apporto del tunisino rivale e di 4 carabinieri giunti a supporto, H. M. viene arrestato. Mentre si trovava nella cella di sicurezza col sangue ha scritto «Mai» su una parete. Lunedì, difeso dall’avvocato Maura Facoetti, ha spiegato che era in auto con l’altro, diretti a Milano, ma hanno litigato per la direzione da prendere. Processo per direttissima rinviato.

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