Rizzi (Papa Giovanni): «Posti letto Covid, siamo quasi saturi»

Marco Rizzi, Malattie infettive del «Papa Giovanni»: la preoccupazione è che rallenti lo smaltimento delle prestazioni per altre patologie. «Per ora non c’è, ma la variante Omicron arriverà anche qui».

«Siamo quasi arrivati all’occupazione completa dei posti Covid previsti dalla Regione Lombardia per fronteggiare questa nuova ondata: non è il caso di fare allarmismi, perché a breve per tutta la provincia di Bergamo sarà a regime anche l’attivazione degli ulteriori posti previsti anche per i centri “spoke”, sia nell’Asst Bergamo Ovest, sia nell’Asst Bergamo Est. Ma è evidente che più si aumentano i posti Covid, e questo significa quindi destinare risorse e tempi di organizzazione ospedaliera, e più diventa difficile mantenere a pieno regime anche il programma di recupero delle prestazioni arretrate, con il conseguente smaltimento rallentato delle liste d’attesa. L’impegno è massimo da parte di tutti, ma bisogna essere chiari». Marco Rizzi, direttore di Malattie infettive dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo non esita nell’elencare i numeri dei posti disponibili per i malati Covid: la Regione una decina di giorni fa aveva disposto che nell’hub «Papa Giovanni» fossero destinati ai malati Covid 40 posti letto nei reparti di degenza, dei quali 8 di area subintensiva.

«Sono quasi tutti occupati, perché a oggi (ieri ndr), abbiamo in totale 42 pazienti Covid. Di questi, va specificato, 7 sono in Terapia intensiva, sugli 8 in totale resi disponibili secondo le indicazioni regionali. In pratica siamo quasi saturi, rispetto ai posti fissati dalla Regione. E si deve tenere conto del fatto che in Malattie infettive i 40 posti letto Covid equivalgono a quelli di norma disponibili per tutto il reparto: noi siamo riusciti a ricavare altri 8 posti per altre patologie infettive diverse dal Covid, e alcuni pazienti vengono spostati in altri reparti o in altri ospedali. Peraltro, essendo stata riattivata la centrale regionale per lo smistamento dei pazienti nei vari ospedali, nelle scorse settimane, avendo posti liberi abbiamo già accolto malati Covid anche da altre province. – rimarca Rizzi –. Il quadro è chiaro: è presumibile che i contagi continueranno ad aumentare, anche se in Bergamasca la crescita è molto più contenuta che altrove, e con la messa a disposizione di altri 40 posti in totale dalle Asst Bergamo Ovest e Bergamo Est avremo circa un centinaio di letti Covid in totale a disposizione per la Bergamasca. Una situazione che può restare gestibile ma che, è necessario rimarcarlo, può rischiare di rallentare inevitabilmente il programma di smaltimento delle prestazioni arretrate che la Regione chiede comunque di mantenere a regime. Se i contagi aumentano, saranno purtroppo le prestazioni per altre patologie a subire rallentamenti ulteriori. Ed è una grande preoccupazione». Intanto, aggiunge Rizzi, i posti letto ulteriori per la Bergamasca vengono attivati a stretto giro: «L’ospedale di Treviglio ha già messo a disposizione 10 posti letto, a brevissimo altri 10 saranno attivi a Romano, 10 saranno presto disponibili all’ospedale di Alzano per la Bergamo Est, che si sta mobilitando per altri 10 posti in altri presidi».

A rendere più complicato il quadro, con i contagi che aumentano , c’è anche la variante Omicron, isolata prima in Sudafrica e già diffusa in diversi Paesi, Italia compresa. Il primo caso Omicron in Italia, con il paziente risultato positivo (e poi anche il resto della famiglia) che ha toccato la Lombardia arrivando in aereo a Milano dal Mozambico, secondo quanto è stato reso noto dalle fonti dell’assessorato al Welfare della Regione, «non ha avuto contatti con altre persone né in ambito lavorativo né in ambito extralavorativo, sul territorio lombardo». Ma, rimarca Rizzi, è assai probabile che anche in Bergamasca in breve tempo ci si ritroverà a dover fare i conti con pazienti positivi al Covid con la variante Omicron. «Non sappiamo ancora nulla di dettagliato su questa variante. Né se sia più contagiosa di altre, né se causi una malattia più grave, né se possa “bucare” i vaccini. Bisogna assolutamente continuare nella campagna vaccinale, e non rinunciare per nessun motivo ad aumentare, con la terza dose per chi si è già immunizzato, la propria “protezione”contro l’avanzata del virus. Le varianti, finché continueranno a esserci ampie sacche nel mondo di persone non protette o senza richiami, continueranno a svilupparsi. Ma questo non deve far aumentare troppo la pur normale preoccupazione: a oggi non abbiamo notizia di casi Omicron, ma è nella natura delle cose che, in una pandemia globale, anche la Bergamasca si ritrovi a dover fare i conti con quest’ultima variante: però lo strumento per proteggersi c’è, e sono i vaccini a cui non si deve rinunciare mai: vaccinarsi è cruciale. Stiamo a vedere come evolve la diffusione della Omicron, pronti ad agire con le necessarie contromisure. Nel frattempo, vanno incentivati i vaccini: risultano essere l’unica vera arma contro il virus».

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