Omicidio di Pontirolo, la vittima sferrò una coltellata. Poi lo sparo da dietro il cancello

IL DELITTO DI FINE ANNO. Prima di essere ucciso, Guerrisi aveva ferito un giovane dell’altra famiglia. La moglie: «Era un papà protettivo». Sabato 4 gennaio i funerali.

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Per tre volte Roberto Guerrisi, operaio 42enne di Boltiere, ucciso con un colpo di arma da fuoco sabato 28 dicembre fuori dalla Db Car di Pontirolo, si è presentato in ditta, cercando il fidanzato di sua figlia e il padre Domenico Bonfiglio. Quanto accaduto quel giorno è sintetizzato nell’ordinanza del gip Stefano Storto, dopo l’interrogatorio di convalida di Rocco Modaffari (in carcere per l’omicidio di Guerrisi).

La ricostruzione

Da quanto ricostruito, la figlia di Guerrisi aveva denunciato per percosse il fidanzato e il 42enne pare volesse chiedere conto di quanto successo. Arrivato in ditta una prima volta, aveva trovato Rocco Modaffari (zio del fidanzato della figlia) con cui, secondo le dichiarazioni dello stesso davanti al gip, si erano persino stretti la mano. Poi, verso le 14, Guerrisi era entrato in auto nel piazzale della ditta (che è stata dissequestrata venerdì 3 gennaio) e qui aveva incontrato padre e figlio Bonfiglio, Rocco Modaffari e un giovane, fidanzato con una ragazza della famiglia Bonfiglio. La situazione non era tranquilla, ma era peggiorata dopo che Guerrisi aveva colpito al volto Domenico Bonfiglio. Ne era nata una zuffa, e, mentre si trovava accerchiato, Guerrisi aveva sferrato una coltellata, ferendo alla spalla il secondo giovane. Poi era riuscito a risalire in auto e si era allontanato.

Dopo il ferimento, è tornato con 7 parenti

Torna però, insieme a 7 parenti, circa mezz’ora più tardi. I cancelli della ditta sono chiusi, e lo resteranno per tutta la durata della successiva discussione, culminata con la morte di Guerrisi. Come ripreso nelle immagini, Modaffari ha fin da subito l’arma – con matricola abrasa – nella mano destra. Gli animi a un certo punto sembrano raffreddarsi (con una stretta di mano tra Bonfiglio junior e uno della famiglia Guerrisi) e il gruppo che si trova all’esterno inizia ad allontanarsi. Le immagini riprendono però Modaffari che alza la mano ad altezza d’uomo e spara due volte. Roberto Guerrisi muore poco dopo, il fratello viene ferito di striscio al braccio.

Il successivo fermo dell’indagato non è stato convalidato per la mancanza del pericolo di fuga. Il gip ha invece confermato la custodia cautelare in carcere per Modaffari, che ha agito protetto dal cancello chiuso. La personalità dell’uomo è stata definita «allarmante», tenuto conto che nonostante avesse incontrato più volte Guerrisi, «dichiaratamente alla ricerca di vendetta violenta» per quanto accaduto alla figlia, non si rivolgeva alle forze dell’ordine ma «si affidava alla propria arma», che era anche detenuta illegalmente. Arma ritrovata due giorni dopo.

Venerdì 3 gennaio, intanto, si è svolta l’autopsia. Dagli accertamenti è emerso che l’uomo è stato raggiunto da un solo colpo al viso, che è poi uscito dalla spalla sinistra. Questo ha causato l’emorragia che ha portato al decesso.

«A cosa è servito?»

«Non riusciamo a darci una spiegazione. Non c’era motivo. A cosa è servito? A distruggere una famiglia così, senza ragione», dice Roberto Crea, cognato di Guerrisi. I parenti dell’uomo chiedono giustizia. «Non so trovare le parole per descriverlo – spiega Emanuela, moglie di Roberto, che ora dovrà prendersi cura da sola delle tre figlie –. Era un uomo con un ottimismo incredibile e un papà molto protettivo» commenta la donna.

I funerali di Roberto Guerrisi saranno celebrati sabato 4 gennaio alle 14,30 nella chiesa di Boltiere.

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