Omicidio di Pontirolo: «La sera prima la figlia picchiata e la denuncia»
LE TESTIMONIANZE. I familiari di Guerrisi, il 42enne ucciso: abbiamo visto spuntare da sotto i citofoni una mano con una pistola. Fermato un 58enne: è lo zio del fidanzato della ragazza.
A innescare la lite finita nell’omicidio di Roberto Guerrisi ci sarebbe un litigio avvenuto venerdì sera fra la figlia di 22 anni, e il fidanzato, 19 anni, nipote di Rocco Modaffari , l’uomo di 58 anni fermato e portato nel carcere di Bergamo con l’accusa di aver sparato a Guerrisi. A quanto si è potuto ricostruire grazie a diverse testimonianze dei famigliari di Guerrisi, i due giovani venerdì sera avrebbero avuto una lite violenta durante la quale il diciannovenne avrebbe messo le mani addosso alla fidanzata.
La denuncia della ragazza
Il litigio risulta essere avvenuto a Boltiere nell’abitazione in via XXV Aprile dove il diciannovenne vive con la famiglia. E sarebbe stato talmente violento da spingere i vicini, spaventati dalle urla che sentivano, a chiamare il 112. In seguito a questa chiamata sono intervenuti i carabinieri e un’ambulanza del 118 che ha poi trasportato la giovane di 22 anni al Policlinico San Marco. A conferma di ciò c’è una denuncia che la ventiduenne ha poi presentato nei confronti del fidanzato.
«Quando Roberto ha visto la figlia tornare a casa dall’ospedale con il volto tumefatto – racconta la cugina di Guerrisi – ha deciso di chiedere conto di quanto accaduto al fidanzato della figlia e ai suoi famigliari. Credo che qualunque padre si sarebbe comportato allo stesso modo»
«Quando Roberto ha visto la figlia tornare a casa dall’ospedale con il volto tumefatto – racconta la cugina di Guerrisi – ha deciso di chiedere conto di quanto accaduto al fidanzato della figlia e ai suoi famigliari. Credo che qualunque padre si sarebbe comportato allo stesso modo». Guerrisi conosceva il fidanzato della figlia. Sebbene i due giovani fossero insieme solo dallo scorso agosto, il diciannovenne frequentava regolarmente la casa della fidanzata e aveva così avuto modo di incontrare più volte tutta la famiglia. L’ultima volta era accaduto a Natale.
È tornato con fratello e zii
Per avere spiegazioni di quanto accaduto Guerrisi si è recato una prima volta alla concessionaria Db Car, intestata a Domenico Bonfiglio, padre del giovane, sabato mattina. Non avendo però trovato nessuno ha deciso di tornarci nel primo pomeriggio insieme al fratello Salvatore e due zii. A quel punto l’incontro è avvenuto e gli animi si sono presto scaldati. I residenti nelle abitazioni che si trovano sull’altro lato della strada della Db Car hanno infatti testimoniato di aver sentito delle urla molto forti provenire dalla concessionaria. Le due famiglie, però, non sono mai venute allo scontro perché fra di loro c’è sempre stato di mezzo il cancello della concessionaria che non è mai stato aperto.
«Noi – racconta uno degli zii – non siamo andati là per spalleggiare Roberto con l’intenzione di avere vendetta per quando accaduto. Abbiamo tutti famiglia e non vogliamo avere problemi. Volevamo solo accertarci che non si scaldassero troppo gli animi
«Noi – racconta uno degli zii – non siamo andati là per spalleggiare Roberto con l’intenzione di avere vendetta per quando accaduto. Abbiamo tutti famiglia e non vogliamo avere problemi. Volevamo solo accertarci che non si scaldassero troppo gli animi. Io stesso ho parlato con il giovane. Gli ho chiesto cosa fosse accaduto e lui mi ha risposto semplicemente che aveva litigato con la ragazza. Allora, per stemperare un po’ la tensione, gli ho dato la mano attraverso la recinzione della concessionaria e lui ha corrisposto. Nonostante quanto accaduto l’ho sempre ritenuto un bravo ragazzo».
«Una mano con la pistola»
Poco prima dell’omicidio la discussione di fronte alla concessionaria sembrava stesse volgendo al termine e nulla faceva presagire al fatto di sangue poi accaduto: «Salvatore, il fratello di Roberto – racconta un altro zio – ha iniziato a prenderlo per il braccio per trascinarlo via. A un certo punto però Roberto si è girato per rispondere a qualche altra parola proveniente dai famigliari del 19enne ed è a questo punto che dallo spazio della recinzione sotto i citofoni abbiamo visto comparire una mano con una pistola che ha fatto fuoco due volte. Un proiettile ha colpito Roberto in bocca, un altro ha preso di striscio sul braccio Salvatore. Dopodiché è scoppiato il finimondo».
Dopo essere stato colpito, il quarantaduenne ha camminato alcuni metri sostenuto da due famigliari fino a quando è stramazzato a terra: «Io a quel punto ho provato a fargli il massaggio cardiaco ma è stato tutto inutile – racconta ancora uno degli zii – siamo tutti sotto choc e non riusciamo a capire come tutto sia potuto finire in una tragedia simile».
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