Nella pianura bergamasca è tornato l’allarme nutrie
IL FENOMENO. Gli agricoltori della zona segnalano i danni provocati da questi roditori: «Mangiano ettari di mais e scavano buche pericolose nei campi». Borella (Coldiretti): «Devono essere qualificati come specie cacciabile».
Torna in pianura l’allarme nutrie. Le abbondanti precipitazioni cadute quest’anno sul territorio sembrano aver creato delle condizioni ambientali particolarmente favorevoli per il proliferare di questo roditore, qualificato come un animale infestante e invasivo. E la loro diffusione sta mettendo in grave difficoltà gli agricoltori.
I motivi sono soprattutto che le nutrie si nutrono del mais (anche se non disdegnano anche altri tipi di coltivazione). Inoltre, lungo gli argini dei canali irrigui in cui vivono, per realizzare le loro tane scavano profonde buche che sono causa di problemi idrogeologici.
Il Piano regionale
Non sembra, quindi, che stia avendo l’effetto sperato il Piano regionale triennale 2024-2026 per l’eradicazione, il controllo e il contenimento delle nutrie che in Lombardia risultano essere presenti in circa due milioni di esemplari. Per questo Piano Palazzo Lombardia ha stanziato 1,2 milioni di euro. Queste risorse vengono distribuite fra le Province che, in collaborazione con i Comuni, seguendo le indicazioni regionali, mettono in campo le azioni necessarie per l’abbattimento del roditore
Lungo gli argini dei canali irrigui in cui vivono, per realizzare le loro tane le nutrie scavano profonde buche che sono causa di problemi idrogeologici
Queste azioni (le principali sono la cattura con gabbie, a cui segue la soppressione oppure l’uccisione con armi da sparo) vengono svolte dagli agenti della polizia provinciale o locale. E, soprattutto, da operatori faunistici autorizzati in possesso di porto d’armi (a uso venatorio oppure sportivo) che si sono sottoposti a un determinato corso di formazione.
Specie infestante
«Parliamo però di un numero davvero esiguo di persone – spiega il presidente di Coldiretti Bergamo, Gabriele Borella – che non può certo stare al passo della velocità produttiva della nutria. È quindi evidente che il problema deve essere affrontato in maniera più opportuna. La nutria deve essere qualificata come una specie cacciabile». Invece ora, come detto, è una specie infestante che può essere cacciata solo in modo selettivo. «E proprio a causa della sua qualificazione – continua il presidente Borella – noi agricoltori non abbiamo nemmeno diritto a risarcimenti per i danni che causano».
I danni agli agricoltori
Danni che sono pesanti, come quelli sostenuti quest’anno da Carlo Resmini, dell’azienda agricola «Resmini» di Caravaggio. «Non mi sono mai trovato in una situazione problematica come quella di quest’anno – evidenzia Resmini –: mi avranno mangiato fra i tre e i quattro ettari di mais. Ogni tanto viene qualche operatore faunistico a cacciare nutrie sulla mia proprietà ma più di tanto non si può fare anche perché d’estate, con l’acqua nei fossi e l’erba alta, non è facile individuarle».
La nutria prima rosicchia alla base la pianta di mais in modo che questa si piega al livello del terreno, dopodiché si ciba della pannocchia. Ma non si limitano solo al mais: «Sui miei campi mangiano anche erba medica e sorgo», sostiene Ermes Annovazzi, agricoltore di Fornovo. Quest’ultimo, più volte, ha anche rischiato di incorrere in un incidente a causa delle buche scavate dalle nutrie nelle sponde dei canali irrigui. «L’ultima volta è accaduto solo qualche giorno fa – ricorda l’agricoltore –. Sono passato sopra una buca e il terreno ha ceduto. Fortunatamente ero con un voltafieno che ha un pianale più grande di un trattore, altrimenti mi sarei ribaltato».
La nutria prima rosicchia alla base la pianta di mais in modo che questa si piega al livello del terreno, dopodiché si ciba della pannocchia. Ma non si limitano solo al mais: «Sui miei campi mangiano anche erba medica e sorgo» spiega un agricoltore
Affinché il Piano triennale di contenimento delle nutrie della Regione funzioni, secondo l’assessore all’Agricoltura Alessandro Beduschi serve che, come ha affermato in fase di presentazione del documento, «sia il più capillare e uniforme possibile, soprattutto in pianura dove il problema è più evidente». Perché sia capillare c’è, però, bisogno di operatori faunistici che vi si dedichino con un certo impegno (sebbene non siano pagati): «Ma non è facile», sostiene Giovanni Villa, 84 anni, uno dei quattro operatori faunistici attivi a Caravaggio.
Da giugno uccise oltre 100 nutrie
Giovanni Villa da giugno ad agosto ha ucciso più di 100 nutrie, tutte poi portate alla cella frigorifera della piazzola ecologica di Caravaggio, dove poi vengono ritirate per essere smaltite: «Si tratta però – spiega ancora Villa – di un’eccezione dovuta soltanto al fatto che avevo del tempo a disposizione. I numeri solitamente sono molto più bassi perché questa attività richiede molto impegno e molta fatica. Inoltre – conclude – coloro che la svolgono sono nella maggior parte dei casi vecchi cacciatori che, con il passare degli anni, ormai, stanno sempre più appendendo il fucile al chiodo».
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