Nel libro di Leo 20 anni di vita che la malattia non ha cancellato

La raccolta di immagini e testi racconta la volontà del giovane di superare le barriere del corpo malato.

Leo aveva solo 18 anni quando scoprì di avere un male terribile che si era insinuato con perfidia nel suo corpo; e solo 20 anni quando, nel 2019, la sua lotta condotta con coraggio si concluse. Ma nulla di quella breve, sofferta, energica battaglia è andato perduto: la sua vicenda s’è fatta racconto e il racconto ora è divenuto libro. «Il mio libro» – presentato a Treviglio – ha come sottotitolo «Immagini, testi e poesie di Leonardo Ghilardi». Il giovane trevigliese, colpito da un sarcoma alle ossa contro cui non furono sufficienti due anni di dure terapie, maturò nel periodo delle cure l’idea di raccontare la propria esperienza e condividerla con gli altri: abbozzò dunque lo schema della sua opera, la immaginò riempita di contenuti, iniziò a scriverne i primi capitoli.

L’infausto evolversi della situazione stroncò di colpo il percorso letterario, ma non certo il suo spirito e i suoi contenuti: accanto ai primi, brevi capitoli già scritti sul pc, Leo accumulò diverso altro materiale: appunti, riflessioni, foto e disegni, filmati raccolti in un canale YouTube. Soprattutto un sacco di progetti, perché di progetti Leo aveva la mente sempre piena, anche e soprattutto nel momento in cui i suoi orizzonti parevano riservare ben poche prospettive. E la principale di tutte quelle ipotesi, ossia il libro, oggi è concreta realtà, grazie all’impegno della sua famiglia che ha voluto coronare un sogno: la mamma Cinzia, il papà Stefano, le sorelle Chiara e Maddalena hanno messo ordine nel prezioso capitale lasciato in eredità dal loro guerriero, ricavandone un volume di 112 pagine che trasuda emozioni, sentimenti, tanta voglia di vita. Sempre, comunque, nonostante tutto. Ha titolo «Il mio libro» perché è Leo che parla in prima persona: racconta quel che gli è accaduto senza risparmiare i dettagli, neppure i più crudi, fra riverberi di chemio e saliscendi di umori. Incastonate fra le pagine vi sono anche alcune delle grandi passioni coltivate dal ragazzo: lo skating, la cucina, l’arte; mentre le forme espressive trovano sfogo in una serie di poesie e schizzi, ponderazioni e immagini.

La famiglia Ghilardi ha voluto accogliere nel volume anche le testimonianze e il ricordo di tanti amici; e vi sono alcune pagine dedicate ai progetti dell’istituto Humanitas di Rozzano, il luogo che ha ospitato la dura lotta. Proprio a favore delle iniziative a carattere oncologico dell’Humanitas saranno destinati i proventi di quest’opera (Bolis Edizioni, collana Esperienze, 14 euro). E questa è la finalità benefica che si propone di conseguire l’iniziativa nel suo aspetto più concreto ed efficace. Ad altro livello si muovono invece le intenzioni astratte che ne sono alla base, secondo le stesse parole vergate da Leo: «Vorrei che questa testimonianza fosse recepita come un “Hey, tranquillo, non sei l’unico a essere intrappolato in un corpo che ti rema contro”. Ricordate che c’è sempre qualcuno che può capirvi e spesso leggere la storia di un estraneo può aiutare a sentirsi meno soli». Crudele. Struggente. Verissimo.

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