«Muro di fumo e fiamme sul pianerottolo»: è doloso l’incendio nel palazzo a Dalmine
Il rogo. Appiccato davanti alla porta di un appartamento: l’inquilino si è gettato dal balcone per salvarsi. Sono 13 le persone intossicate. Le indagini dei Carabinieri in corso.
«Ho aperto la porta di casa e mi sono trovata davanti un muro di fumo e fiamme: d’istinto l’ho richiusa e ho aspettato. Appena è stato possibile, ho preso in braccio il mio Stitch (un chihuahua marrone, ndr) e sono scesa in strada. È stato un inferno, anche se sono anni ormai che in questa palazzina siamo in balìa del degrado». La signora Angela vive da dieci anni sullo stesso pianerottolo al primo dei cinque piani di questa palazzina al 37 di via Verdi, dove mercoledì sera (28 settembre), attorno alle 23,30, è scoppiato un incendio che ha rapidamente saturato con il fumo la tromba delle scale: 13 inquilini sono rimasti intossicati per aver respirato il fumo, tutti in maniera lieve (giovedì erano già rientrati nelle loro case), tranne una donna di 78 anni che abita al quarto piano e che è stata trattenuta in ospedale.
L’ipotesi che l’incendio sia doloso
I carabinieri stanno indagando, ma l’ipotesi è che l’incendio – domato dai vigili del fuoco – sia doloso: le fiamme sono scaturite all’improvviso davanti a una delle quattro porte del primo piano. Qualcuno ha presumibilmente gettato del liquido infiammabile e poi appiccato il rogo – la cui origine non si potrebbe spiegare altrimenti in quel punto –, che si è rapidamente propagato, devastando la porta, sciogliendo letteralmente lampade e pulsanti del pianerottolo e causando il denso fumo nero che si è spinto soprattutto verso i piani superiori. Nell’appartamento dormiva l’inquilino: un senegalese trentenne che ci vive da alcuni mesi e che, svegliato dal fumo che entrava da sotto la porta, l’ha aperta, si è trovato di fronte le fiamme e, in preda al panico, è saltato giù dal balcone, atterrando sul marciapiede sottostante, per fortuna senza riportare ferite.
Anziani e un neonato di 7 mesi soccorsi
A quel punto l’allarme era già scattato e alla palazzina – costruita nel 2007 come edilizia popolare, di proprietà della Geseco e con graduatorie d’accesso gestite dal Comune – sono giunte sei ambulanze del 118 e due automediche, tre mezzi dei vigili del fuoco, i carabinieri della locale stazione e le pattuglie della vigilanza privata «Sorveglianza italiana». I soccorritori hanno invitato anche i residenti che erano ancora nelle loro case – tra cui anziani cardiopatici, disabili e bambini (il più piccolo di 7 mesi) – a scendere in strada, dove sono stati soccorsi. Il primo a intervenire con un estintore a schiuma è stato un residente della scala di fronte. Il caldo causato dall’incendio ha fatto scoppiare anche il vetro della finestra che dà sul retro del palazzo.
Gli inquilini che accusavano problemi di respirazione sono stati visitati dal personale sanitario e in 13 sono stati portati per controlli in ospedale. Nel giro di mezz’ora i vigili del fuoco hanno domato le fiamme e il fumo è uscito dalla palazzina, lasciandosi dietro una tromba delle scale completamente annerita dalla fuliggine. Fortunatamente gli appartamenti sono stati risparmiati dai danni e sono tutti agibili, anche quello davanti a cui è divampato il rogo, che è però inaccessibile per via della porta gravemente danneggiata. Attorno alle 2 della notte l’allarme era rientrato. Alla palazzina mercoledì sera è arrivato anche il sindaco Francesco Bramani.
«Siamo lasciati allo sbaraglio – aggiunge Angela, stesso pianerottolo –: tutti se ne lavano un po’ le mani. Tempo fa nei giardini qui dietro sono state trovate siringhe e preservativi. Chiediamo più controlli».
«Temevamo di fare la fine di quel palazzo di Milano – sottolinea Daniele, che è il caposcala e vive nel palazzo dalla sua costruzione –: invece la struttura in cartongesso ha evitato di alimentare le fiamme, perché qui un impianto antincendio non c’è. Purtroppo questo episodio non ci stupisce: sono ormai anni che questo palazzo è in balia del degrado, tra furti, rapine, droga, prostituzione e atti vandalici. Temiamo di diventare le nuove torri di Zingonia». Qui non ci sono telecamere né un impianto del gas, ma solo la corrente elettrica che fa funzionare riscaldamento e fornelli a induzione. Una scelta precisa, presa durante la costruzione, che risale al 2007.
«Siamo lasciati allo sbaraglio – aggiunge Angela, stesso pianerottolo –: tutti se ne lavano un po’ le mani. Tempo fa nei giardini qui dietro sono state trovate siringhe e preservativi. Chiediamo più controlli». L’incendio ha causato anche il blocco dell’ascensore: un problema per un inquilino ottantenne, cardiopatico, che abita al quarto piano. E che sbotta: «Spero lo riparino presto, perché non posso andare su e giù con le scale in continuazione».
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