Morto nel campo a Verdello, al vaglio le ultime ore dello scomparso

Verdello. In attesa del Dna, proseguono le indagini sul corpo mummificato. È esclusa la morte violenta. Sentiti il fratello e il proprietario del terreno.

Sono trascorse due settimane esatte dal casuale ritrovamento del corpo mummificato di un uomo in un campo della periferia nord di Verdello, vicino al tracciato della costruenda nuova tangenziale. Quindici giorni durante i quali, in attesa dei confronti del Dna, sono proseguite le indagini dei carabinieri di Treviglio per risalire all’identità del cadavere, trovato in avanzato stato di decomposizione, in parte mummificato e anche con delle fratture riconducibili allo schiacciamento, una decina di giorni prima del ritrovamento, da parte della mietitrebbia con cui era stato tagliato il granoturco nel campo. I primi riscontri dell’autopsia hanno escluso la morte per cause violente.

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Tutti gli elementi finora raccolti lasciano pensare che il corpo sia quello di un marocchino di 44 anni che era sparito dal quartiere di San Siro a Milano, dove abitava, il 5 agosto scorso. Motivo per cui si sta cercando, a fatica, di ricostruire le sue ultime ore di vita, per capire come da Milano il marocchino possa essere arrivato a Verdello e come mai sia finito in mezzo a un campo di pannocchie (ad agosto le piante erano ancora alte). Non è comunque escluso che qualcuno possa averlo portato lì per nasconderlo dopo una morte per malore, magari sopraggiunta altrove e in circostanze poco chiare o dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti. O che l’uomo sia morto nel campo magari mentre scappava da qualcuno (la zona, a sentire i residenti, la sera è talvolta frequentata da consumatori di droga). Si tratta comunque di ipotesi.

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È invece una certezza che il marocchino scomparso da Milano presentasse come caratteristica fisica una evidente cicatrice su una clavicola e sul braccio: altro dettaglio forse in parte evidente sul corpo mummificato. I carabinieri hanno sentito quali persone informate sui fatti il fratello del quarantaquattrenne, pure residente a Milano e che ne aveva denunciato la scomparsa, per ricostruire le ore precedenti la sparizione del fratello, e il proprietario del campo, che ha raccontato di non essersi assolutamente accorto del cadavere quando ha tagliato il mais.

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