Lutto cittadino a Pumenengo per l’operaio morto nel cantiere

SICUREZZA SUL LAVORO. La decisione del sindaco per il giorno del funerale di Giuseppe Bolognini. I sindacati: si apra una vertenza-sicurezza.

Lutto cittadino a Pumenengo nel giorno in cui sarà celebrato il funerale di Giuseppe Bolognini, l’operaio edile di 58 anni morto giovedì 5 dicembre a Soncino (Cremona), nel cantiere per la costruzione di un nuovo asilo nido. Il sindaco Mauro Barelli lo ha deciso venerdì 6 dicembre, nel giorno in cui i sindacati provinciali dell’edilizia sono intervenuti chiedendo agli enti competenti la convocazione di un vertice-sicurezza per mettere fine alla lunga scia di morti sul lavoro che quest’anno ha funestato la Bergamasca: sono infatti state 16 le morti bianche registrate nel 2024 nella nostra provincia, comprese quelle avvenute in itinere, cioè sul tragitto casa-lavoro e lavoro-casa. E il dato sale a 23 se si contano anche i bergamaschi morti sul lavoro fuori dalla provincia. Fra questi ultimi c’è anche Bolognini, la cui salma si trova ancora composta nella camera mortuaria del cimitero di Cremona, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Sarà probabilmente sottoposta ad autopsia, ma ai suoi famigliari le autorità non hanno ancora dato alcuna informazione in merito. Al momento, quindi, non si sa quando potrà fare ritorno a Pumenengo e quando, quindi, potrà essere celebrato il funerale del cinquantottenne.

Chiederò che il paese si fermi almeno durante il tempo necessario allo svolgimento della cerimonia funebre

«Quanto accaduto – commenta il sindaco Barelli – ha duramente colpito la nostra piccola comunità. Il giorno del funerale, quindi, sarà lutto cittadino, in modo che tutta Pumenengo possa partecipare al dolore della famiglia di Giuseppe. Chiederò che il paese si fermi almeno durante il tempo necessario allo svolgimento della cerimonia funebre».

Il cordoglio e le richieste dei sindacati

Nel frattempo ieri sono state numerose le persone che, per telefono o di persona, hanno dimostrato vicinanza ai famigliari di Bolognini, che lascia una figlia di 26 anni, Chiara. Il cinquantottenne è morto dopo essere stato colpito dal braccio meccanico di una betonpompa. Essendo la ventitreesima morte sul lavoro che ha riguardato la Bergamasca, per i sindacati del settore edile non si può più parlare di fatalità: «Siamo dinnanzi – affermano Giuseppe Mancin di Feneal-Uil, Daniel Piatti di Filca-Cisl e Marco Bonetti di Fillea-Cgil di Bergamo – a un drammatico stillicidio quotidiano che ci porta, di continuo, a piangere per lavoratori che non fanno più ritorno a casa dal loro posto di lavoro».

C’è l’urgenza di intervenire aprendo una “vertenza-sicurezza” per rivendicare impegni concreti sul fronte della prevenzione

A loro dire, quindi, «c’è l’urgenza di intervenire aprendo una “vertenza-sicurezza” per rivendicare, da parte di tutti i soggetti coinvolti, impegni concreti sul fronte della prevenzione. Di fronte alle tantissime vite spezzate non possiamo più avere tentennamenti. La patente a punti va attuata in modo rigoroso, è un primo passo da cui si può iniziare a lavorare».

L’altro infortunio, un giovane ferito seriamente

La giornata di giovedì 5 dicembre ha visto un altro infortunio sul lavoro con un bergamasco coinvolto. Si tratta del boscaiolo di 33 anni di Rota d’Imagna ferito in modo serio in un bosco a Ca’ Mandora, a Mazzoleni di Sant’Omobono Terme. Il giovane si trova ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII, le sue condizioni permangono stabili, non sarebbe in pericolo di vita.

Il boscaiolo mentre stava tagliando una pianta con la motosega aveva riportato un profondo taglio alla coscia, che era poi rimasta schiacciata dal tronco.

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