L’addio a Luigi Casati, ucciso fuori di casa. Il parroco: «Da questa tragedia impariamo a essere più attenti agli altri»

L’addio In tantissimi a Treviglio hanno preso parte nella mattinata di mercoledì 4 maggio al funerale di Casati: la comunità stretta intorno al figlio Emanuele.

«La vita, nostra e degli altri, non è un oggetto a nostra disposizione. La vita non è nelle nostre mani, ma in quelle di Dio! Dobbiamo tutti re-imparare il rispetto per ciò che è più sacro. Non possiamo accontentarci di una forte ma passeggera commozione quest’oggi. Facciamo sì che questo momento possa farci crescere almeno un po’. Impariamo ad essere un po’ più attenti gli uni degli altri. Impariamo ad alzare lo sguardo su coloro che il Signore ci ha messo accanto. A guardare i nostri famigliari, i nostri amici e parenti, i nostri vicini di casa con più serietà, con più attenzione».

È uno dei passaggi della toccante omelia di monsignor Norberto Donghi, parroco di Treviglio, che la mattina di mercoledì 4 maggio ha celebrato nella chiesa di San Pietro, in Zona Nord, i funerali di Luigi Casati, il pensionato di 61 anni ucciso giovedì scorso davanti alla sua casa di via Brasside da Silvana Erzembergher, ex ambulante di 71 anni, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario e tentato omicidio della moglie di Casati, Monica Leoni, ancora in ospedale ma fuori pericolo.

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La chiesa era gremita: in tanti sono rimasti all’esterno. Grande l’affetto soprattutto nei confronti di Emanuele, il figlio di Luigi Casati. Tanti i fiori, tra cui un mazzo voluto dagli altri vicini del Condominio Quadrifoglio di via Brasside, teatro del delitto.

«Oggi, tornando a casa, dobbiamo decidere di togliere la spina a tutto ciò che cova arroganza, prepotenza e forse anche già violenza nelle nostre case – ha aggiunto il parroco nell’omelia –. Dobbiamo toglierlo, cambiarlo, prima che sia troppo tardi! Il Signore ce ne dia la forza e la perseveranza».

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