La solitudine? Diventa energia creatrice: così è nata l’associazione Chitina artistica

La famiglia Reina: l’incontro con la sindrome di Asperger ha spronato Vito, la moglie Moira e il figlio Niccolò.

C’è una grande forza e insieme una straordinaria delicatezza nella forma di una farfalla: nelle sue ali si trova una sostanza, la chitina, che secondo gli scienziati si dispone sulla corazza di molti insetti come le tegole di un tetto, rendendole forti, elastiche, e allo stesso tempo straordinariamente flessibili e - nel caso della farfalla - aggraziate. Proprio da questa materia prende il nome l’associazione culturale «Chitina artistica» nata a Comun Nuovo dall’impegno della famiglia Reina composta da Vito, sua moglie Moira e il figlio Niccolò, di vent’anni (www.chitinaartistica.it). L’obiettivo è creare un ambiente accogliente e inclusivo in cui sia possibile far germogliare nuovi progetti culturali valorizzando al massimo i talenti di tutte le persone coinvolte. Niccolò ha una grande passione per il disegno, che ha coltivato fin da piccolo. «Quando guardavamo i suoi lavori - racconta Vito - ogni volta restavamo stupiti e ammirati dalle sue capacità, manifestate in modo così precoce. Per lui il disegno è uno straordinario mezzo di espressione».

Seduto accanto a noi, Niccolò traccia sul suo taccuino una cavalletta, con un tratto nitido, espressivo e accurato, e intanto racconta: «Mi interessano molto gli insetti e l’entomologia. Per questo quando si è trattato di trovare un nome per l’associazione ho pensato proprio alla chitina, una sostanza che si trova nell’esoscheletro degli insetti, e ha una funzione simile a quella del sangue negli esseri umani. Penso che questo gruppo possa essere per le persone come la chitina per gli insetti, qualcosa che le tiene insieme e le rende più integre, più robuste».

Nel suo percorso di vita la famiglia Reina ha incontrato la sindrome di Asperger e ha toccato con mano la solitudine di tanti genitori con ragazzi che soffrono di disturbi legati allo spettro autistico. «Spesso - osserva Moira - mancano adeguati strumenti di supporto. Non ci sono corsi specifici o indicazioni univoche. Si ritrovano soli a reperire informazioni e poi a gestire con molta fatica mille situazioni diverse. La situazione generalmente peggiora dopo la fine della scuola dell’obbligo, quando vengono meno alcuni aiuti educativi e relazionali offerti dai servizi pubblici durante l’infanzia. Ci sono pochissime iniziative rivolte agli adolescenti e ai giovani, che finiscono per essere abbandonati a loro stessi. Spesso restano ai margini della vita sociale dei loro coetanei. Non vengono invitati alle feste e coinvolti nel tempo libero, perché considerati strani e imprevedibili».

L’ispirazione ad agire, per la famiglia Reina, è arrivata dopo aver partecipato a un Festival dedicato a Fabrizio De André a Cagliari. «Niccolò ha frequentato il liceo artistico Manzù di Bergamo, e proprio grazie a un progetto scolastico ha avuto occasione di prendere parte a un interessante viaggio di gruppo. Noi ci siamo offerti come accompagnatori, e così abbiamo scoperto una realtà molto vitale conoscendo tanti giovani - coetanei di nostro figlio - interessati all’arte, alla cultura, alla musica. Abbiamo pensato che sarebbe stato bello continuassero a lavorare insieme anche una volta tornati a casa, magari organizzando un evento analogo a Bergamo, ed è nata così l’idea di fondare un’associazione».

La data di nascita coincide con il compleanno di Niccolò: «Creare “Chitina artistica” è stato il regalo per il suo diciottesimo - sorride Vito -, un grande impegno collettivo per tutti noi. Fin dall’inizio abbiamo scelto l’inclusione come filo conduttore, con l’ambizione di creare un ambiente in cui ognuno possa portare il proprio contributo alla pari con gli altri». Fabrizio De André scrive: «Sono uno che sceglie la solitudine. E che come artista si fa carico di interpretare il disagio rendendolo qualcosa di utile e di bello». Non è dunque un caso che Chitina artistica abbia avviato le sue attività con un festival legato al grande cantautore. «Siamo già arrivati alla terza edizione - racconta Vito - quest’anno dedicata proprio al tema della solitudine e ispirato all’album “Anime salve”, che ci è sembrato in sintonia con ciò che abbiamo vissuto nel periodo della pandemia. Nelle prime due edizioni l’iniziativa si è svolta a gennaio, in coincidenza con l’anniversario della morte di De André, ma quest’anno la pandemia ci ha scombinato i programmi, recuperiamo alla fine dell’estate».

Il ricco programma si sviluppa dal 29 agosto al 26 settembre (per informazioni www.fabergamo.it) comprende serate musicali, la realizzazione di murales, incontri di approfondimento. Ci saranno anche manifestazioni sportive come una camminata non competitiva il 29 agosto per Aspiejob, con partenza da Valtesse e arrivo nella sede di Spazio Autismo in via Alcaini 1. E poi un incontro e prova pratica con «Baskin Bagnatica», per conoscere il basket inclusivo in cui si ritrovano fianco a fianco atleti normodotati e con disabilità, professionisti e dilettanti, e le difficoltà fisiche, ribaltando i comuni stereotipi, vengono trasformate in un «valore aggiunto» per la squadra.

L’associazione contribuisce a realizzare i sogni di chi ne fa parte, e così è stato anche per Vito, Moira e Niccolò: «Quando abbiamo iniziato - spiega Vito - non avevamo alcuna esperienza associativa. Abbiamo un carattere riservato, non abbiamo mai fatto scelte che comportassero un’esposizione pubblica. Man mano che le attività hanno iniziato a prendere forma, crescere e moltiplicarsi, ne siamo stati sorpresi e felici. Ci ha dato molta gioia veder nascere e consolidarsi tante collaborazioni, fino a formare una rete di relazioni con le istituzioni - come l’amministrazione comunale - e con altre realtà del territorio, come sta avvenendo per esempio con Spazio Autismo, partner nell’organizzazione del festival, oppure con la scuola professionale Engim (Ente nazionale Giuseppini del Murialdo) di Valbrembo e Brembate Sopra».

C’è stato anche il Concorso internazionale per corti cinematografici e video musicali «Uff Ullapeppa» al Polaresco, che ha messo alla prova i giovani partecipanti in nuove sfide di gestione e organizzazione. Ora Chitina è tra i fondatori di un’emittente radiofonica, Rdb, la «Radio della Bassa Bergamasca» (www.radiodellabassa.it), che trasmette online, e adotta lo stesso principio di inclusione delle altre attività di Chitina artistica: «Abbiamo raccolto - racconta Vito - l’appello diffuso sui social da un giovane di Comun Nuovo, Gaetano Fabozzi, che sognava di realizzare una radio. Abbiamo pensato che fosse uno strumento formidabile per connettere e creare relazioni tra le persone, perciò abbiamo deciso di unirci a lui. Il comune ci ha dato una stanza dalla quale trasmettere».

Niccolò, che intanto ha proseguito il suo cammino formativo frequentando i corsi d’inglese e d’incisione come partecipante esterno all’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo ed è stato poi assunto come impiegato disegnatore dalla cooperativa Atelier dell’Errore Big, grazie a un progetto attraverso il quale si sono creati nove posti di lavoro part time per la Collezione Maramotti di Reggio Emilia: «È un’attività che lo appassiona, e che ha portato avanti in smart working anche durante la pandemia. Accanto a questa ha continuato a coltivare passioni e hobby come la recitazione e ora le trasmissioni radiofoniche, sviluppando un filone che unisce il racconto di brani musicali e film».

Niccolò prepara cinque ore di trasmissione ogni settimana per «Music-film-comics», in onda ogni giorno dalle 13. «Mi piace creare nuovi racconti musicali - chiarisce - componendo colonne sonore con i brani di altri e costruendo a partire da essi, personaggi e intrecci diversi. Per ogni ora di trasmissione ne servono quattro o cinque di preparazione e lavoro». Questo progetto ha assunto un significato particolare nell’ultimo anno, segnato dai lockdown e da un rallentamento generale delle occasioni d’incontro: «La radio ha rappresentato per noi ma anche per gli ascoltatori un modo per rompere la solitudine. Siamo arrivati a trecento ore di trasmissione e trecentomila contatti da novembre, quando abbiamo iniziato». L’associazione è in continua evoluzione, oggi conta una quarantina di iscritti, una quindicina dei quali intorno ai vent’anni, e non pone limiti alle idee e ai nuovi traguardi da raggiungere. «Stiamo pensando - anticipa Vito - a un festival di filosofia dedicato a bambini e ragazzi fino ai 15 anni. Non è mai troppo presto per imparare a ragionare, riflettere, approfondire i fatti. Ci piace l’idea di incontrare sempre nuovi stimoli e nuovi sogni, e sollecitare ad agire anche chi resterebbe volentieri chiuso nella propria stanza. Anche con Nicolò è stato così: a volte ci sembrava un leone in gabbia, eravamo consapevoli che avesse bisogno di uno spazio dove potersi esprimere liberamente. Per stare bene con gli altri occorre allenamento, e se mancano le occasioni è importante saperle creare».

L’autismo è ancora, per molti, un pianeta sconosciuto. «Ci sono tante persone fra noi - conclude Vito - che hanno disturbi della relazione legati allo spettro autistico e sindrome di Asperger, più di quanto immaginiamo. A volte se ne parla ma molti sono ancora privi degli strumenti necessari per instaurare relazioni positive. Noi cerchiamo di cambiare la situazione partendo da gesti concreti e azioni culturali. La nostra esperienza ci ha spinto ad aprire gli occhi su una fetta di mondo, a capire quanto è importante lavorare insieme per dare a tutti la possibilità di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Non è giusto chiedere solo ai ragazzi in difficoltà lo sforzo di adeguarsi alla società, bisogna impegnarsi per accoglierli e dargli spazio. Chi si mette accanto a loro in modo sincero e senza pregiudizi resta sorpreso da ciò che hanno da offrire, bisogna avere però la forza di fare il primo passo».

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