La sirena non basta: multe all’ambulanza che passa col rosso

DALMINE . La protesta del presidente dell’associazione Atma. Ma i vigili: «Non sempre è provata l’emergenza dei trasporti».

Alessandro Marconi è il presidente dell’associazione Atma, con sede a Curno in via dell’Aeronautica. In passato, ha trascorso 15 anni lavorando per la Croce Rossa. Poi, un anno fa, la decisione di costituire una onlus. Dallo scorso ottobre ha preso in appalto il trasporto di sangue dal gruppo San Donato e ogni mese percorre centinaia di chilometri da Ponte San Pietro al Centro trasfusionale di Bergamo, e ugualmente da Zingonia. «Sta funzionando egregiamente. Ho dovuto aspettare che la motorizzazione mi scrivesse tutto sul libretto, compreso il trasporto organi, fare serigrafare i veicoli con i miei loghi, applicare i lampeggianti e le sirene, comprare un frigorifero industriale e le sacche termiche, affrontando una cospicua spesa», afferma Alessandro.

C’è un però. Nei suoi più di cento viaggi al mese, «quando passiamo per Dalmine al semaforo di quell’incrocio (sulla provinciale 525, all’incrocio con via Roma e via Vittorio Veneto, ndr), essendo in urgenza o in emergenza, accendiamo i lunotti e le sirene, rallentiamo se il semaforo è rosso, ma passiamo comunque. Siamo anche in possesso di una dichiarazione del direttore sanitario». A quel punto, le telecamere del semaforo fotografano il veicolo e successivamente la Polizia locale emette il verbale di 121 euro, decurtando anche 6 punti dalla patente di guida.

Le multe accumulate dalla sua associazione sarebbero arrivate a trentuno. Alessandro aggiunge che, per evitare di incorrere in nuove sanzioni, ha pensato di non accendere più le sirene. «Di questo passo – spiega – nessun membro dell’associazione potrà più guidare». Ma, se come dice il presidente di Atma, l’utilizzo delle sirene lampeggianti e il passaggio a semaforo rosso è stato dovuto a situazioni di emergenza, perché le multe? A quanto fanno sapere dalla polizia locale di Dalmine, la dichiarazione del direttore sanitario di cui l’associazione sarebbe in possesso è valida una volta sola, non per sempre. Ma, soprattutto, non sarebbe stato dimostrato che si trattasse davvero di situazioni di comprovata emergenza. A questo punto, l’associazione dovrà presentare ricorso al giudice di pace o al prefetto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA