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La Romanese perde il presidente: addio Danelli, cuore e sport nel dna
ROMANO. Imprenditore con la passione per il calcio, si è spento a quasi 90 anni: venerdì 14 febbraio i funerali.
Romano di Lombardia piange Antonio Danelli, la Calcistica Romanese perde il suo mitico presidente. Se n’è andato a quasi 90 anni quello che ne fu massimo dirigente, in quei formidabili Anni ’70 che videro il sodalizio arancioblù sfiorare la serie C ed ergersi con orgoglio a seconda realtà del calcio bergamasco. C’era l’Atalanta, poi subito dopo c’era la Romanese del presidente Danelli. Classe ’35, sorriso indelebile, profondamente religioso e portatore sano di valori sacri, in particolar modo l’amicizia.
Fu imprenditore nel settore dei combustibili e intanto sportivo convinto, con una prima passione giovanile riservata alle biciclette: ciclista dilettante, narra il mito che fu proprio durante una corsa che conobbe Albino Trepla, altro pedalatore poi convertito al pallone capace di scrivere con l’amico Antonio pagine celebrate per il calcio cittadino. All’alba degli Anni ‘60 decisero di rilevare una Romanese altrimenti destinata a sparire e ripartirono dalla Seconda categoria: Danelli presidente, Trepla allenatore, un binomio fatto di tanti successi e zero attriti, via via protratto a livello sportivo sino al 1983; ma soprattutto una solida amicizia, interrotta soltanto nel 2020 dalla scomparsa di Trepla, portato via dal Covid. «Era bellissimo – amava ricordare Danelli – quando i tifosi si riunivano in club e organizzavano i pullman per le trasferte; un po’ meno quando gli entusiasmi si raffreddavano e qualche sconfitta dava il via a tante critiche, rivolte a società e squadra. Ma il calcio è questo, e va preso così».
L’Atalanta e poi la Romanese
«Per me è stato come un fratello maggiore» ricorda oggi Adelio Moro, concittadino illustre giustamente commosso dalla scomparsa di quello che si rivelò il suo mentore. «Devo a lui la mia carriera di calciatore, ricordo ancora quando insieme a Trepla mi scoprì all’oratorio e mi portò alla Romanese prima e poi addirittura a fare un provino per la Juve. Al campo di Torino c’era anche un osservatore dell’Atalanta, mi vide e mi segnalò ai nerazzurri che mi presero subito». A proposito di Dea: dopo aver lasciato la «sua» Romanese, Danelli era rimasto nell’ambiente calcistico, prima a un certo livello (fu vicepresidente a Trento, lì trasferito per motivi di lavoro), poi sostenendo insieme a Marino Lazzarini e Carlo Valenti l’Atalanta Master, formazione composta da ex giocatori nerazzurri rimasti atleti a dispetto dell’età incalzante. Nel recente passato Danelli s’era poi fatto fautore della rinascita della Romanese, chiamata, dopo una fase di graduale declino, a una nuova ripartenza sotto la presidenza di Diego Finazzi.
«Un uomo tutto d’un pezzo – sottolinea Nado Bonaldi, il decano degli allenatori del calcio bergamasco – una persona magnifica come ormai se ne incontrano sempre meno. Nel suo paese è stato un personaggio, ma è certo che anche al di fuori chiunque lo abbia conosciuto non ha potuto che volergli bene». Antonio Danelli lascia nel dolore la moglie Franca e il figlio Luca. I funerali si celebrano venerdì alle 9.30 a Romano, nella parrocchiale di Santa Maria Assunta.
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