Kenya, il suo cane morde la manager di Briatore: avvocato finisce ai «domiciliari»
VERDELLO. Rita Duzioni bloccata in Kenya: passaporto ritirato. «Non posso uscire di casa, rischio l’arresto». E lei denuncia per estorsione.
La casa che ha affittato a Malindi è di fronte al resort di proprietà di Flavio Briatore «Lions in the Sun», l’equivalente kenyano del «Billionaire». Ed è qui, in questa strada polverosa che divide i due edifici, che è esplosa una vicenda piuttosto abnorme se rapportata all’ordinamento giudiziario italiano, capace di portare l’avvocato Rita Duzioni di Verdello a una specie di detenzione domiciliare per il morso di un cane.
È successo che uno degli animali di guardia all’abitazione della legale ha azzannato al polpaccio la bresciana C. G., resident manager del resort, e che in via cautelare il giudice ha disposto il ritiro del passaporto a Duzioni, la quale tra l’altro al momento del fatto si trovava in Italia. Ora invece è, suo malgrado, a Malindi: «E senza quel documento non posso uscire di casa, altrimenti rischio l’arresto - spiega al telefono con L’Eco di Bergamo -. Quando mi sono presentata alla polizia turistica il 28 dicembre scorso, su consiglio del consolato italiano, mi hanno messo le manette, preso le impronte digitali e portata in una stanzetta in attesa del processo».
Che ieri ha vissuto l’ottava udienza senza che, di rinvio in rinvio, si sia arrivati a una decisione. Omessa custodia di animali è il reato che avrebbe commesso Rita Duzioni il 16 aprile
2023. Quel giorno C. G. è a spasso col suo cane. «Una delle guardie addette al controllo della mia abitazione ha dimenticato il cancello aperto e alcuni dei 5 cani che ho tolto dalla strada tre anni fa è uscito e si è fatto incontro al cane di C. G. - racconta la legale -. Lei ha probabilmente temuto che lo aggredissero, così ha tirato la coda e ha dato calci a uno dei miei animali, che l’ha morsa. Tra altro, gli altri cani e il suo si sono messi a giocare e non era la prima volta che succedeva».
La manager si ritrova con una ferita al polpaccio suturata con 10 punti (10 giorni di prognosi). «Ci conosciamo e lei il giorno dopo mi ha contattato per raccontarmi quanto accaduto - ricostruisce Duzioni -. Il 23 aprile ho raggiunto il Kenya per risolvere la situazione. Abbiamo inizialmente concordato un risarcimento di 44mila scellini, pari a circa 400 euro. Ma poi non l’ho più sentita. E a novembre sono venuta a sapere che c’era una causa nei miei confronti. Così, ho aumentato l’offerta di risarcimento di altri 50mila scellini. Niente, lei s’era rivolta a una legale e ora pretende quasi 3 milioni di scellini, che equivalgono a circa 20mila euro. Una cifra spropositata, sfido a trovare qualsiasi tabella per arrivare a un tale risarcimento per una lesione al polpaccio da 10 giorni di prognosi. Per me è un’estorsione, tanto che, tramite l’avvocato Francesca Longhi, ho provveduto a depositare una denuncia-querela alla Procura di Bergamo».
Secondo Duzioni, la controparte avrebbe espresso parere contrario alla Corte, bloccando di fatto l’archiviazione del caso e la restituzione del passaporto («Non dà parere favorevole se non pago la somma richiesta di 20mila euro», scrive Duzioni nella sua denuncia), nonostante persino il pm kenyano si fosse detto d’accordo al dissequestro del documento. «Il bello è che la questione civile con C. G. non c’entra nulla con il processo penale, dove la parte offesa risulta lo Stato e non sono previste parti civili», chiosa Duzioni. Che nella querela accenna a statistiche di italiani arrestati solitamente il venerdì e indotti a pagare per evitare il carcere (statistiche delle quali il nostro giornale non è riuscito a trovare conferma).
La situazione precipita a dicembre. Duzioni il 20 torna a Malindi dove sta svernando il marito Gianfranco Vitali, 83 anni, noto commercialista bergamasco, consigliere nerazzurro ai tempi dell’Atalanta di Ivan Ruggeri e tra i pionieri italiani del turismo in Kenya, Paese nel quale fino a qualche tempo fa era titolare di alberghi e resort. Il 28 la legale viene a sapere dell’invito a presentarsi della polizia turistica. «Pensavo a un controllo di documenti e invece sono stata arrestata, schedata e trasferita su una camionetta in tribunale», ricorda. Duzioni scrive nella querela di aver contattato Briatore nel tentativo di far venire a miti consigli la dipendente. «Lei mi ha scritto una mail il 12 dicembre - rivela la bergamasca -: “Informare il sig. Briatore dell’incidente ha dato ancor più rilevanza all’incidente, e continuando a sottrarti alle tue responsabilità si va avanti finché non si arriva in Corte”», parole che, secondo quanto scrive nella querela l’avvocato di Verdello, contribuirebbero a dare un tono di minaccia alle richieste. Duzioni sostiene pure di essere stata aggredita, sulle scale del tribunale di Malindi, dalla legale della bresciana (quest’ultima, contattata da L’Eco, ha preferito non rilasciare dichiarazioni), «la quale mi disse - si legge nella denuncia - che adesso avrei dovuto “pagare fino all’ultimo scellino”. Ho avuto l’impressone che fosse una questione razziale contro noi bianche (questo è quello che mi ha tradotto l’interprete della Corte)».
Prossima udienza lunedì. «Spero che sia quella decisiva - sospira Rita Duzioni -, ma temo di no. In Italia sarei dovuta rientrare il 2 gennaio. Io sono 30 anni, e mio marito 60, che vengo in Kenya. Mai avuto problemi con i locali. C’è voluta un’italiana per finire in questa situazione kafkiana».
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