«Io, vivo grazie ai miei salvatori. Per loro un dono»

LA TESTIMONIANZA. Ad un mese dall’infarto che l’ha colpito dopo una partita di calcio a Cividate, Stefano Graziuso ricorda il pronto intervento con
il defibrillatore automatico.

«Ho parlato coi miei soccorritori in videochiamata. Quando potrò vederli farò loro un dono speciale: mi hanno salvato la vita». Sono queste le prime parole di Stefano Graziuso, il calciatore di 45 anni dell’Oratorio Cividate, residente a Martinengo con la moglie e i due figli, che un mese fa, al termine di una partita a Cividate, era stato colpito da un infarto venendo salvato grazie al pronto intervento con il Dae (defibrillatore automatico) utilizzato dal viceallenatore della squadra Stefano Vitali, e da William Lamera che quel giorno era l’addetto all’apparecchio.

Il ricordo

«Mi ricordo che quando ero in doccia – racconta – ho iniziato a sentire dolore al braccio e poi al petto. Dopodiché facevo fatica a parlare. Allora mi sono detto: “Qui sto avendo un infarto”. L’ho riferito a chi avevo vicino che ha così subito chiamato il 112. Io allora mi sono sdraiato su un lettino e a quel punto è iniziato il buio totale perché ho avuto il primo arresto cardiaco. Solo poco dopo ho sentito la voce di Stefano che chiedeva a William se il defibrillatore fosse carico». Dopo essere stato defibrillato il 45enne è stato trasportato in elisoccorso agli Spedali Civili di Brescia dove racconta di avere avuto un secondo arresto cardiaco: «Anche in quel caso ho ripreso conoscenza poco dopo e ho sentito i medici dire: “È tornato” e lì per lì mi sono chiesto: “È tornato da dove?”». Graziuso è stato quindi sottoposto a un intervento di angioplastica per liberargli l’arteria che si era ostruita causandogli così il malore. Dopodiché è rimasto tre settimane ricoverato fra ospedale (di cui una in terapia intensiva) e centro di riabilitazione.

Il tempestivo intervento

Ora si trova a casa, ma dovrà rimanere in malattia per altri 30 giorni. Il 45enne fa fatica a spiegarsi l’infarto che l’ha colpito, «anche perché a fine febbraio mi ero sottoposto alla visita medica sportiva con test di sforzo, era andata bene». Ora per lui è il momento di guardare avanti e può permettersi di farlo grazie ai suoi soccorritori: «All’ospedale mi hanno detto che se non fosse stato per il loro pronto intervento oggi non sarei vivo. Ma fortunatamente erano lì». Graziuso non sa ancora se potrà tornare a giocare a calcio: «Al momento ci non posso pensare perché, dopo quanto mi è accaduto, sono di fatto un cardiopatico. Vedremo con il futuro. Devo già ritenermi molto fortunato a poter essere qua a raccontare quanto mi è accaduto».

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