Incidente nel Milanese, «papà sarebbe diventato nonno per la quarta volta»
Pontirolo Lo strazio di Simone, che sabato era con il padre Graziano Chiari schiacciato dal braccio di una gru. I sindacati: «Tragedia inaccettabile».
Sarebbe diventato nonno per la quarta volta tra una settimana Graziano Chiari, spirato domenica mattina, a 59 anni, il giorno dopo l’infortunio sul lavoro nel quale è rimasto vittima in un cantiere edile di Milano. Per l’imprenditore di Pontirolo nel settore della carpenteria metallica, la gioia di un altro nipotino sarebbe stata l’ennesima di una vita dedicata con dedizione alla famiglia e alla passione per il lavoro.
Lunedì 27 giugno nelle sua bella villa nella campagna di Pontirolo, in via Lombardia, il via vai di parenti e amici è stato incessante. L’ordine del giardino porta ancora la firma dell’imprenditore, che si dedicava anche nella cura della casa nel tempo libero: «Papà si dava sempre da fare, non si fermava mai, era un gran lavoratore – ha raccontato il figlio Simone, che lo avrebbe reso nonno tra pochi giorni –, e in questo senso ci aveva educati a lavorare con serietà e onestà, così siamo cresciuti e ne siamo orgogliosi».
L’imprenditore era titolare, insieme al cognato Antonio Manzoni, della carpenteria metallica Cosme con sede ad Arcene, in via del Gaggiolo. Con il figlio Simone, il cognato e un dipendente, sabato mattina si era recato per la prima volta nel cantiere di Milano, all’angolo tra le vie Manfredini e Prina, in zona corso Sempione, dove è in corso la ristrutturazione di una palazzina. «Lavoriamo spesso anche il sabato – ha detto il figlio dell’imprenditore – e così è stato anche il giorno dell’accaduto».
Il tragico incidente
Simone Chiari si trovava sul tetto dell’edificio quando è stato richiamato dal botto proveniente dalla strada: era causato dalla caduta a terra di un pezzo di braccio della gru che si è spezzato, mentre stava sollevando verso il quarto piano delle travi in ferro. Precipitando, il carico è purtroppo andato a colpire il padre, mentre l’operaio che era con lui con un balzo all’indietro è riuscito a evitare di essere colpito a sua volta: il pesante braccio della gru nella caduta ha anche sfasciato la cabina del camion dal quale i due stavano scaricando il materiale. «Era meglio non avessi visto la scena – ha detto ieri Simone –. Quando sono sceso precipitosamente dall’ultimo piano della palazzina, per verificare quanto successo, mio papà era già a terra privo di sensi, colpito alla testa, ho capito subito la gravità della situazione». Nell’incidente, che si è verificato sabato alle 10, Graziano Chiari ha riportato lesioni talmente gravi da essergli fatali a 24 ore di distanza, mentre era ricoverato all’ospedale Niguarda di Milano. Ieri nella villa di Pontirolo erano presenti la moglie dell’imprenditore, Sandra Turrisi, l’altro figlio Andrea, le nuore e anche alcuni conoscenti: «Graziano amava la vita e lavorava per non far mancare nulla alla sua amata famiglia – ha ricordato uno di loro –, ma la sua generosità e disponibilità andavano oltre. Si faceva in mille e piuttosto rinunciava lui a qualcosa pur di darla agli altri e accontentarli».
La carpenteria metallica Cosme si trova ad Arcene da sei anni: in precedenza aveva sede a Pontirolo, nella stessa via della villa dove abita la famiglia Chiari. Nelle vicinanze si trova anche l’azienda agricola avviata dal padre di Graziano Chiari, ora gestita dal fratello Francesco.
«Sono due anni che chiediamo che si intervenga perché il boom del settore dell’edilizia, che ha riportato il settore a livelli pre-covid, non debba tradursi nell’equazione più ore lavorate uguale a più infortuni e più morti sul lavoro»
I sindacati: «Morti inaccettabili»
«Siamo solo all’inizio dell’estate e già sette infortuni mortali hanno coinvolto lavoratori della nostra provincia in una spirale che non sembra mai finire. Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil di Bergamo denunciano, per l’ennesima volta, preoccupazione e sdegno per quanto è successo e per i troppi incidenti che non è più possibile tollerare, e richiedono ancora una volta, l’attenzione dovuta alla prevenzione e alla sicurezza nei cantieri edili, perché tragedie del genere non possono essere considerate accettabili». «Sono due anni che chiediamo che si intervenga perché il boom del settore dell’edilizia, che ha riportato il settore a livelli pre-covid, non debba tradursi nell’equazione più ore lavorate uguale a più infortuni e più morti sul lavoro – dichiarano Giuseppe Mancin della Feneal Uil, Simone Alloni della Filca Cisl e Luciana Fratus della Fillea Cgil di Bergamo –. Ora restiamo in attesa degli accertamenti da parte degli organi preposti, affinché si chiariscano meglio l’esatta dinamica e le responsabilità sull’accaduto».
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